Apre a Mosca un bar ispirato alla serie tv “Squid Game” di Netflix: lunghe file per provare i giochi

Reuters
Biscotti di zucchero, camerieri vestiti come nel film e finale a sorpresa per chi perde le gare. Tutto qui è come nella serie tv. O quasi...

Una lunga fila di ragazzi e ragazze si snoda in uno stretto corridoio, accanto a cartonati di pop-star coreane e luci al neon. La stanza è estremamente angusta, ma nessuno esce in strada: fuori piove e il marciapiedi è coperto di fango. La gente seduta ai tavoli mangia con entusiasmo un “corn-dog” (hot-dog di mais); altri intagliano con uno spillo dei cuori disegnati su un grande biscotto di zucchero: se anche voi avete visto la popolare serie tv in onda su Netflix, capirete perché! 

Sulla scia della popolarità di “Squid game”, la serie televisiva sudcoreana, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, nei giorni scorsi nel centro di Mosca è stato inaugurato il bar coreano Chick.orico, che propone una serie di giochi tratti dalla serie. Ma non tutti i clienti si dicono soddisfatti. 

Biscotti di zucchero e peperoncini piccanti 

Chiunque faccia un ordine al bar di 600 rubli (7,50 euro circa) può giocare a Squid Game. Il menu comprende corn-dog con vari tipi di panatura, bibite asiatiche in lattina, ramen e street food coreano. Ci si aspetterebbe che i cassieri indossassero le tutine fucsia che caratterizzano i “guardiani” della serie; invece prendono gli ordini con gli abiti verdi dei “giocatori”.

Ai clienti distribuiscono spilli, biscotti di zucchero e augurano loro un “piacevole gioco”, con un ambiguo sorriso stampato in faccia. In uno dei giochi della serie, infatti, i protagonisti sono costretti a ritagliare con uno spillo delle figure da un biscotto di zucchero, in meno di dieci minuti; chi non ci riesce, muore.  

Nel nuovo bar di Mosca, le regole sono le stesse; con la differenza che, al posto di un proiettile in fronte, a chi perde vengono dati da mangiare dei peperoncini rossi piccanti.  

Il mio gioco dura esattamente un secondo: ancor prima che io abbia il tempo di toccare con lo spillo la figura sagomata nel biscotto, immediatamente si rompe nel mezzo. Mi guardo intorno nervosamente. Uno dei clienti che, come me, non è riuscito nell’intento, morde con la faccia tirata un pezzo di peperoncino. Immediatamente i suoi occhi si gonfiano di lacrime e trangugia un abbondante sorso di tè, nel tentativo di far passare il bruciore.  

La “guardia” vicino a me non ha ancora notato il mio biscotto rotto; e io cerco freneticamente di trovare un modo per evitare la punizione. “Nessuno potrà accusarti di aver perso se non vedono il biscotto di zucchero”, penso. E così mi infilo in bocca la galletta, trangugiandola in un batter d’occhio. Per fortuna, nessuno si accorge di niente.  

Anche il ragazzo di fronte a me sta cercando di intagliare un cuore dal biscotto. “Su, dai! Taglialo come se la tua vita dipendesse da quel biscotto!”, dice la ragazza al suo fianco. Ci guardiamo e ridiamo, realizzando che se fossimo nel vero Squid Game giocheremmo esattamente allo stesso modo.

Il premio, tuttavia, è molto modesto: agli ospiti vengono regalate delle carte con le immagini dei personaggi della serie.

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Pari o dispari?

Nella seconda fase, a una coppia di giocatori vengono date 10 palline ciascuno, chiuse in dei sacchetti di velluto nero. La versione di gioco proposta dal bar differisce leggermente da quella della serie, e i partecipanti devono indovinare se gli altri giocatori hanno un numero pari o dispari di palline. Chi indovina, ottiene le palline dell’avversario; vince chi alla fine ne raccoglie di più. 

Nella serie è stato fissato un tempo limite di mezz’ora, ma nel bar non ci sono limiti: un dettaglio che rende il gioco follemente lungo e noioso.

Inoltre, non ci sono abbastanza palline per tutti i clienti, e quindi i nostri vicini aspettano pazientemente che il nostro gioco finisca.

Alla fine vinco io e ricevo in premio un pesce rosa commestibile farcito con crema pasticcera. L’unica “guardia” presente in quel momento è corsa in ufficio e nessuno dà da mangiare i peperoncini rossi al perdente, come punizione. E così, tutti i clienti abbandonano il gioco e si mettono a mangiare, guardando il proprio smartphone. I giochi hanno perso ogni interesse; e si capisce: qui, a differenza del film, non c’è nessun premio miliardario in palio!  

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