“Qualcuno può spiegarmi perché gli appartamenti russi hanno così tante porte d’ingresso? Mi sono appena trasferito da un ostello a un appartamento in affitto… e nel mio nuovo alloggio ci sono ben tre porte di fila, due delle quali a una distanza di appena due centimetri l’una dall’altra!”, ha scritto nei giorni scorsi un collega straniero. “La gente del posto ha ancora paura degli orsi? O dell'esercito di Napoleone?”.
Porte indiscrete
La privacy è sempre stata un problema in Russia. Questo paese ha infatti alle spalle una lunga tradizione di vita comunitaria, messa in pratica sia nelle famose kommunalke (appartamenti condivisi di epoca sovietica) sia attraverso le decisioni collettive che venivano adottate anche prima della rivoluzione bolscevica. Inoltre le regole di vita delle persone erano spesso definite dalla Chiesa e dalle comunità rurali locali, che si intromettevano nella vita privata dei loro membri.
Nella società sovietica, le persone iniziarono a possedere appartamenti separati nelle città. A partire dalla metà degli anni '50, in tutta l'URSS furono costruite case a basso costo chiamate “khrushchevki”, dal nome del loro ideatore, Nikita Khrushchev. E questi appartamenti avevano porte davvero di bassa qualità. “Una volta ne ho smontata una: dentro c’erano scarti di legno e fogli di truciolato”, ha raccontato un utente su un forum russo online. Non c’è da stupirsi, quindi, che queste porte non fossero insonorizzate. Stando seduti in cucina si poteva sentire qualsiasi rumore provenire dalle scale, e viceversa.
Le porte infatti erano mal isolate; dopo un po’ di tempo il legno si ritirava e cominciavano a comparire crepe e spifferi. Queste ragioni spinsero i cittadini sovietici a rinforzare le porte d’ingresso con pelle artificiale, venduta sotto il nome di дерматин (dermatin) e “fabrikoid”. Questo materiale dava l’impressione di avere porte “di lusso” e le aiutava a durare di più (non dimentichiamo che la ricerca di una nuova porta in URSS poteva durare mesi).
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Perché sono così spesse?
Naturalmente in URSS si verificavano dei furti, e la gente temeva che le porte fossero talmente fragili da essere scassinate facilmente.
Perché, allora, lo Stato non forniva ai propri cittadini appartamenti “a prova di furto”? Ovviamente vi erano delle ragioni politiche, indotte dal Partito Comunista. I bolscevichi pensavano che produrre e installare porte di ferro non solo sarebbe stato costoso, ma avrebbe minato la base ideologica del Comunismo: perché si dovrebbe aver bisogno di porte di ferro in un paese dove tutto appartiene al popolo, e la “milizia” (polizia) svolge perfettamente il suo lavoro? E poi, cosa si vorrebbe nascondere dietro quelle porte? In una società con livelli di privacy talmente bassi da essere quasi inesistenti, chiunque avesse voluto isolarsi avrebbe attirato su di sé sospetti e pettegolezzi.
Verso la fine dell’URSS iniziò ad andare di moda l’installazione di spesse porte di ferro, talvolta a più strati o multiple; e sulle finestre apparvero le inferriate, per proteggere dai ladri. Anche chi viveva in un modesto appartamento di 30 metri quadrati, spesso sfoggiava con orgoglio ai propri vicini una nuova e imponente porta d’ingresso.
Ma la ragione principale che alimentò la diffusione delle porte solide e a più strati è sicuramente psicologica: dopo anni di insicurezza trascorsi dietro a porte fragili e sottili, si sentiva la necessità di compensare le incertezze installando protezioni forse fin troppo eccessive.
Perché la maggior parte delle porte sovietiche si apriva verso l'interno dell'appartamento?
Ancora oggi si crede che la maggior parte delle porte degli appartamenti sovietici si aprisse verso l’interno per questioni di sicurezza volute dallo Stato: il KGB - si narra - voleva assicurarsi che gli ingressi agli appartamenti fossero facilmente scassinabili in caso di bisogno.
Naturalmente si tratta di pura fantasia. Volendo, il KGB di epoca sovietica poteva entrare ovunque, indipendentemente da quanto fossero spesse le porte o dal lato verso il quale si aprissero. La vera ragione è un’altra: le scale nelle “khrushchevki” erano davvero piccole; se le porte fossero fatte per aprirsi verso l’estero, sarebbe stato necessario più spazio sul pianerottolo.
E in alcuni edifici, le porte degli appartamenti erano così vicine le une alle altre che una persona, aprendo la porta di casa, poteva colpire involontariamente il vicino che stava infilando le chiavi nella serratura. Per questo le porte si aprivano verso l’interno; quando negli anni ‘90 molti cittadini ristrutturarono casa cambiando anche le porte, decisero di farle aprire verso l’esterno per guardagnare spazio all’interno dell’appartamento.
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