Una statua per ricordare i ragazzi della strage del passo Djatlov e rendere omaggio a tutti gli ostacoli della vita. È il monumento inaugurato di recente sul passo Djatlov, negli Urali, laddove, nella notte tra il 1° e il 2 febbraio 1959, nove giovani escursionisti esperti morirono tragicamente, in condizioni misteriose e raccapriccianti.
“Questo monumento (4 metri di altezza, ndr) vuole raffigurare gli ostacoli che si possono incontrare nel cammino della vita; ostacoli di tutti i tipi: dalla lotta ai disastri naturali ai problemi di natura personale”, ha spiegato l'artista Grigorij Maslennikov commentando una delle sue fotografie pubblicate su Instagram.
Era il febbraio del 1959 quando un gruppo di giovani escursionisti morì tragicamente in circostanze ancora oggi sconosciute. I corpi dei giovani, che si erano accampati per la notte alle pendici del Kholat Syakhl (che nelle lingua locale mansi significa “Montagna morta”) furono scoperti in diversi punti e in momenti diversi; alcuni avevano segni di gravi traumi interni, altri mostravano tracce di radiazioni. Metà dei corpi erano nudi o indossavano i vestiti gli uni degli altri. E non c’era nessun oggetto, nelle vicinanze, che potesse aver causato le terribili ferite da schiacciamento degli organi interni per le quali erano morti alcuni di loro, secondo l’indagine sovietica.
Molteplici indagini da parte di professionisti e dilettanti non hanno mai prodotto risultati conclusivi. Ecco perché l’incidente del passo di Djatlov ha catturato l’immaginazione degli appassionati del mistero di tutto il mondo. Ufo, yeti, giochi di spionaggio, una valanga improvvisa, test militari segreti e magia nera sono stati tirati in ballo come possibili spiegazioni della misteriosa tragedia. Tuttavia, nessuno sa con certezza cosa sia successo ai nove escursionisti, che erano partiti per un trekking invernale ma non sono mai tornati.
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