Rita, di Modena: "Vi racconto com’è cambiata la mia Russia e perché, dopo 20 anni, sono ancora qui"

Ha conosciuto a fondo il paese più grande del mondo. E ora ce lo racconta dalla sua casa di Mosca, dove sta trascorrendo l’auto-isolamento imposto per la pandemia

La Russia per Rita è stato amore a prima vista. Uno di quegli amori che nascono all’improvviso, inaspettatamente, e non si lasciano più. “Sono laureata in lingue e letterature straniere e devo ammettere di aver scelto il russo assolutamente per caso - confessa con quella sua travolgente ironia che non sbiadisce nemmeno sotto il peso della pandemia -. Sono venuta in Russia la prima volta 20 anni fa per una vacanza studio a San Pietroburgo e lì, come si suol dire, ho avuto la folgorazione sulla via di Damasco. Voglio vivere in questo paese, mi sono detta… E da quel momento ogni scusa è stata buona per tornare: le ricerche per la tesi di laurea, il lavoro…”.

E proprio come accade per gli amori più travolgenti, la prima volta non si scorda mai: “Ricordo la lunga fila in aeroporto al controllo passaporti, la signora dell’università che ci è venuta a prendere e ci ha caricati su una marshrutka: mi chiedevo se saremmo arrivati sani e salvi... A ogni canale che incrociavamo le domandavo: È questa la Neva?! L’entusiasmo era tanto! Pensa che mi sono ubriacata proprio la prima sera: vodka, ovviamente!”.

In 20 anni Rita ha visto un paese cambiare, città trasformarsi e abitudini svanire. Originaria di Modena, vive a Mosca dal 2007, dove lavora nel settore della logistica e dei trasporti internazionali. “Oggi la Russia è un paese diverso, in un certo senso un po' più facile: quando sono arrivata non si usavano ancora i cellulari, ci si dava appuntamento alla metro e si aspettava... Per le strade circolavano molte più zhigulì e tanti taxi abusivi, che si fermavano facendo l’autostop… E anche la semplice operazione di cambio valuta poteva comportare delle difficoltà. Insomma, la Russia di allora era più avventurosa”. L’arrivo degli smartphone, la diffusione di internet e delle nuove tecnologie hanno cambiato il volto di Mosca, rendendola una megalopoli più moderna e accessibile. “Certo, la burocrazia esiste ancora e segue le sue regole, ma questo paese, secondo me, ha fatto grandi passi in avanti, anche a livello di accoglienza: la gente è più aperta, viaggia di più…”

Alla scoperta del paese più grande del mondo

Se c’è una persona che conosce a fondo la Russia, questa è proprio lei. L’ha girata in lungo e in largo, ne ha conosciuto la vastità dei paesaggi e la diversità della gente. Saprebbe dirvi cosa si prova nel freddo pungente degli inverni del nord, e che sapore ha il fegato di renna crudo, una delle tante specialità regionali assaggiate durante i suoi viaggi nel paese più grande del mondo. “Su 85 soggetti federali ne ho visitati una sessantina. Adoro la varietà di luoghi, di gente e di clima che c’è qui - racconta -. Sul Mar Nero si possono trovare posti simili al nostro Mediterraneo, per non parlare del fascino dei paesaggi dell’Estremo oriente. La Russia è un paese molto ricco culturalmente: sono stata qualche giorno a Yakutsk e mi si è aperto un mondo di lingue e culture nuove”. 

L'importanza di conoscere e capire i russi

“È difficile descrivere la Russia con poche parole… è talmente grande e diversa! Direi che la Russia sono i russi: perché il paese lo fa la gente, bisogna prendere il pacchetto completo. Io sono rimasta perché ho avuto la fortuna di incontrare persone che sono diventate come una famiglia. Con i russi è possibile creare rapporti molto stretti: anche se all’inizio sembrano freddi, in realtà quando si aprono svelano un mondo incredibile. Il fatto di essere rimasta qua è dovuto proprio a loro”. Nel lavoro, dice, vanno “un po’ capiti, perché per certe cose possono sembrare persone rigide e attaccate agli schemi... ma alla fine sono io quella che si deve adattare, non viceversa”. 

La pandemia e la Russia di oggi

Ora la pandemia ha cambiato molte cose: si lavora da casa, si esce solo per fare la spesa, la città ha tirato il freno a mano in attesa di un agognato calo dei contagi di Covid-19. “Ma i russi sono un po’ indisciplinati - dice Rita -, non tutti usano la mascherina, ho l’impressione che sia stata fatta poca campagna informativa. Io per fortuna lavoro da casa, e ciò aiuta a riempire le giornate di quarantena”.

Il futuro? È incerto. “Negli anni 2000 la Russia sembrava la Terra Promessa, in effetti ci sono stati degli italiani che sono venuti qui e hanno fatto i soldi. Ma chi sogna di trasferirsi adesso deve capire innanzitutto che bisogna conoscere la lingua, e che la richiesta di stranieri che parlano il russo è minore, perché adesso ci sono molti russi preparati e che sanno le lingue. Inoltre c’è tanta burocrazia, non è come spostarsi in Europa. Insomma, non è il paese dei balocchi, le difficoltà sono tante, una fra tutte la sanità, che a mio avviso è rimasta un po’ indietro. Io comunque posso dire di starci bene, di amare questo paese e di averlo scelto, e di non essermene assolutamente pentita; però amare un paese non deve essere sinonimo di chiudere gli occhi e non voler vedere quello che non va: anzi, si arriva ad amarlo di più se lo si conosce a fondo e si capisce che ci sono delle cose che vanno molto bene, e altre che possono essere migliorate”.

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