Sono più di 20.000 le persone che in Cina hanno contratto il Coronavirus; la maggior parte di loro si trova a Wuhan, una città di 11 milioni di abitanti nella provincia di Hubei, dove è stato individuato l’epicentro dell’epidemia.
I primi contagi si sono registrati all’inizio di dicembre, e il 22 gennaio le autorità locali hanno isolato la città, chiudendo il transito in entrata e uscita. A Wuhan ancora oggi sono presenti 300 cittadini russi, la maggior parte dei quali si è rifiutata di andarsene. Abbiamo raccolto le loro testimonianze.
Vivo e studio a Wuhan; mi sono trasferita qui definitivamente un anno e mezzo fa. Quando hanno iniziato a circolare le prime informazioni sui contagi, io mi trovavo in una città vicina, dalla quale sono tornata il 23 gennaio, poco prima che chiudessero Wuhan. Ora la gente non può più lasciare la città.
A Wuhan sono arrivati i rinforzi: i migliori medici, gli specialisti, hanno costruito un nuovo ospedale… e tutto ciò ha tranquillizzato la popolazione. Usciamo di casa solo per andare a fare la spesa o altre commissioni. Certo, indossiamo le mascherine e, se possibile, anche gli occhiali. Quando rientriamo a casa, puliamo tutto con soluzioni alcoliche e disinfettanti. I trasporti pubblici non funzionano, e i taxi si rendono disponibili solo in caso di emergenza.
Daria Kuznetsova
darkainstPer le strade si incrociano spesso auto delle polizia, ma non abbiamo ancora visto militari. La città è deserta, ma direi che è esagerato paragonarla a uno scenario apocalittico.
Wuhan, 30 gennaio 2020
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Mi sono trasferito a Wuhan, in Cina, nel settembre scorso per lavoro. A Wenzhou vivono alcuni amici: avevo programmato di andare a trovarli il 2 gennaio per qualche giorno; avevo già acquistato il biglietto, ma il 31 dicembre una mia amica mi ha avvertito della presenza di un virus a Wuhan; mi ha detto che c’erano dei morti e che era meglio lasciare la città. Così ho anticipato il viaggio: ho preso il treno e ho lasciato la città di mia spontanea volontà.
Valentin Ovchinnikov
valeoleomessi/InstagramA Wenzhou vivono quasi 8 milioni di persone, ma in questi giorni per strada non si incrocia quasi nessuno, anche se non è stato imposto alcun divieto di circolazione. Bar e ristoranti sono chiusi. Per entrare al supermercato ci misurano la febbre: una volta il rilevatore ha indicato 37,7: mi sono spaventato! La seconda misurazione, per fortuna, ha dato un esito diverso, e così mi hanno lasciato passare. Se qualcuno ha la febbre, viene spedito direttamente all’ospedale, e, nel caso si opponga, viene portato al pronto soccorso con la forza.
Per le strade di Pechino
AFPAlcuni miei amici hanno lasciato Wuhan prima dell'annuncio della quarantena, altri sono stati evacuati a bordo di aerei militari russi. Ma c’è anche chi ha deciso di restare. Se ne vanno soprattutto coloro che hanno finito i soldi: a Wuhan infatti sono state chiuse quasi tutte le attività, e nessuno lavora. Io sto vivendo di risparmi. Quando finirò i soldi, andrò a chiedere un prestito al mio capo.
Fino al 20 gennaio non abbiamo mai sentito parlare del coronavirus. La situazione si è rivelata grave solo il 21 gennaio, quando siamo stati avvertiti via SMS dalle autorità: la raccomandazione principale era quella di indossare mascherine e lavarsi accuratamente le mani.
Olesya
olprokopenkoIn Cina vivono molte persone che parlano russo e non conoscono il cinese, quindi ci sono molte informazioni false che circolano tra gli stranieri. Basti pensare che da qualche parte hanno scritto che ci sono 20 milioni di persone infette! Un’assurdità!
Se ho paura? Un po sì. Vivo nel sud della Cina, in una zona relativamente lontana dall'epicentro. Ma anche noi siamo a rischio, perché la maggior parte della popolazione di Shenzhen è composta da pendolari e visitatori.
Il commesso di un negozio serve alcuni clienti indossando la tuta protettiva
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Mi sono trasferito a Pechino con mia moglie e mio figlio. Qui lavoro nel settore del marketing e nella vendita all’ingrosso. Siamo venuti a conoscenza del virus attraverso internet, proprio come nel resto del mondo. Adesso, a mio parere, la situazione è stabile, non è scoppiato il panico. Tutti aspettano che il virus si fermi.
Evgenij Tsoj
Archivio personaleAl momento non ci sono problemi per lasciare la città: è sufficiente acquistare un biglietto e presentarsi all’aeroporto. Ma i prezzi dei voli sono alle stelle. Al momento noi non stiamo ancora pensando di lasciare la città.
Pechino, 3 febbraio 2020
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