La prima paghetta di Marija Sharapova fu di 5 $ a settimana: viene infatti da una famiglia piuttosto modesta.
Nata nel 1987 in una piccola cittadina della Siberia, Njagan (2.410 chilometri a nordest di Mosca), Marija dimostrò presto il suo talento e suo padre (allenatore di tennis) prese una decisione importante: dividere la famiglia e trasferirsi con lei negli Stati Uniti con solo 700 $ in tasca e senza sapere l’inglese, in modo che sua figlia di sei anni potesse competere per un posto alla IMG Academy in Florida.
Questa folle scommessa dette i suoi frutti: all’età di 18 anni, Marija divenne la prima russa a raggiungere la testa della classifica WTA nel singolare. Da quel momento, la sua carriera è salita alle stelle, e lei ha iniziato a vincere un titolo dopo l’altro. Finora, Marija ha guadagnato 39 milioni $ in premi e molti di più grazie alle sponsorizzazioni pubblicitarie, tanto che nel 2018 il suo patrimonio è stato stimato in 195 milioni $.
“La prima volta che mi sono davvero sentita entusiasta dei soldi è stato quando, dopo aver vinto Wimbledon… siamo andati in un hotel molto migliore del solito, e ricordo che c’era una piccola paperella di gomma gialla e ho telefonato al mio manager non appena sono scivolata nella vasca del bagno e gli ho detto una cosa del tipo ‘Vincere Wimbledon è la cosa migliore che ci sia!’”, ha confessato Marija in un’intervista.
Sebbene la campionessa abbia guadagnato una fortuna nel corso degli anni e abbia trasformato il suo nome in un brand, dice di ricordare da dove viene. “È sempre una tua scelta ciò che fai, e le tue azioni alla fine determinano quanto vai lontano o finisci in alto o in basso”.
Questo atleta russo è probabilmente il giocatore di hockey su ghiaccio più famoso della NHL (National Hockey League, l’organizzazione professionistica composta da squadre di Stati Uniti e Canada) in questo momento. Ovechkin è diventato il primo russo nella storia a guidare un club di NHL alla vittoria della prestigiosissima Stanley Cup come capitano. Giocando per la squadra degli Washington Capitals, Ovechkin è stato premiato per tre volte come Miglior giocatore della NHL: nel 2008, 2009 e 2013, ma fino al 2018 non era mai riuscito ad alzare l’ambita coppa.
È stata per lui una specie maledizione fino al 7 giugno 2018, quando i Washington Capitals, sconfiggendo in finale i Vegas Golden Nights si sono laureati campioni e Ovechkin, in quanto capitano della squadra, ha sollevato il trofeo sopra la sua testa.
Il campione, che è al terzo posto nella classifica dei russi più famosi di tutti i tempi, chiude anche l’elenco dei primi cinque giocatori di hockey più ricchi del mondo, con un patrimonio netto stimato in 60 milioni $. Per avere un’idea di quanto velocemente i soldi finiscano nelle sue tasche, cliccate qui. Nonostante la ricchezza, “Ovi” afferma di apprezzare altre cose nella vita: “Mi dà gioia la consapevolezza di giocare nel miglior campionato del mondo. Il denaro non è così importante, e non puoi comprare la felicità”.
Khabib è la persona di cui tutti parlano in questo momento, sia in Russia che all’estero. Un livello di ostilità senza precedenti, un attacco violento e la rissa spettacolare subito dopo la vittoria su Connor McGregor nell’ottobre del 2018, hanno generato un giro d’affari da 20 milioni $ tra vendita di biglietti e diritti televisivi, senza contare i contratti pubblicitari.
La forte fede di Khabib (è un fervente musulmano del Daghestan) e certi suoi specifici valori sociali gli hanno fatto guadagnare orde di seguaci e anche di nemici. Sebbene il suo patrimonio netto, stimato in 11,5 milioni $, non sia granché a confronto di quello di altri famosi atleti, è in aumento, e il lottatore possiede un potenziale enorme per moltiplicare la sua fortuna in futuro. Intanto anche su Instagram guida la classifica di follower in Russia.
Khabib dice che gli piacciono i soldi, ma assume una posizione filosofica sull’argomento: “Se hai soldi, questo è un bene, puoi aiutare molte persone. Anche il denaro può essere pericoloso, se ti entra nella mente. Ma se hai soldi in mano, va bene, puoi aiutare molte persone.”
Sergej Kovaljòv, pugile dei pesi mediomassimi, originario della zona di Cheljabinsk (1.830 chilometri a est di Mosca), è salito sotto i riflettori della boxe internazionale molte volte. Il 2 novembre 2019 ha però ceduto alla superstar della boxe, il messicano Saul “Canelo” Alvarez, il titolo mondiale WBO, per un ko all’undicesima ripresa.
Soprannominato “Krusher” (sic) per i suoi pugni pesantissimi, il pugile russo aveva difeso con successo 11 volte il titolo mondiale mediomassimi dal 2013, accumulando, a quanto si dice, 7 milioni $ di premi.
A differenza degli altri atleti in questa lista, Kovaljov non ama parlare dei suoi soldi. In generale, il pugile non è molto loquace, fatto che lui spiega con la sua provenienza.
“Sono cresciuto in Russia, dove non puoi avere la lingua troppo lunga, perché là dove sono cresciuto, se chiacchieri troppo, devi poi rispondere delle tue parole. Se non lo fai, non sei nessuno”.
Questo atleta, insieme al suo allenatore e ai suoi compagni di squadra, ha cambiato le sorti del calcio russo dopo l’impressionante prestazione ai Mondiali del 2018. Prima di quel torneo, i russi vedevano la loro squadra nazionale con amaro scetticismo, viste le tante delusioni accumulate negli anni.
Quell’atteggiamento tradizionale è andato in frantumi ed è stato sostituito dall’ammirazione, quando Artjòm Dzjuba e i suoi compagni hanno portato la squadra fino ai quarti di finale, eliminando la Spagna e cedendo solo ai rigori alla Croazia, poi finalista. Il suo celebre modo di esultare dopo i gol, un saluto militare all’allenatore e ai fan, è diventata una specie di tormentone.
Si stima che Dzjuba valga 7 milioni $ e il suo salario è di 3 milioni $ all’anno (gioca con lo Zenit, la squadra di San Pietroburgo; con cui ha vinto il suo primo scudetto nel 2018-2019). È noto che nel 2018 abbia rifiutato un’offerta “irrinunciabile” da una società calcistica cinese: “Mi hanno proposto un contratto da 8 milioni $, più vari bonus. Tuttavia, questo è semplicemente un modo per guadagnare molti soldi, ma non per investire sulla mia carriera. Non sono pronto per andare [in Cina] solo per i soldi. Il mio amico Leonid Slutskij [ex ct della Russia e ora allenatore del Vitesse, in Olanda, ndr] mi ha detto: ‘Cosa possono darti in più quei soldi? Come mangi ora al ristorante, continuerai a mangiarci dopo’. E come non posso permettermi ora una aereo privato, non potrei permettermelo neanche con lo stipendio cinese. Vale la pena costringere la mia famiglia e i miei figli a trasferirsi là? In Cina impazzirei. Mica posso portarmi là tutti i miei amici e le persone a cui voglio bene! In tanti mi hanno detto che sono scemo. Ma non tutto si basa sui soldi. E poi guadagno già bene qui”.
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