Nonostante il fatto che l’Istituto dei Problemi biomedici dell’Accademia russa delle scienze conduca esperimenti di isolamento spaziale da cinquant’anni, la prima volta in cui l’equipaggio ha avuto lo stesso numero di uomini e donne è stato in occasione dei test Sirius nel 2017 e nel 2019. Per molti anni, solo gli uomini erano stati reclutati per prendere parte a questi test, fino a quando, nel 2015, l’Istituto dei Problemi biomedici ha condotto la missione Luna-2015, una simulazione di volo lunare con un equipaggio di sole donne. L’esperimento di isolamento di nove giorni è stato efficace e professionale e ha eliminato lo stereotipo delle squadre femminili come “covo di serpi”.
Ho deciso di trarre ispirazione guardando dei film sullo spazio. Uno di questi, “Il diritto di contare” parla delle donne di colore che lavorano alla Nasa per i progetti Mercury e Apollo e mostra chiaramente che noi donne abbiamo ancora molti altri ostacoli da superare. I personaggi principali del film hanno dovuto lavorare tre volte per raggiungere il successo, non solo per il colore della loro pelle, ma anche per gli stereotipi di genere.
Mezzo secolo dopo, l’industria spaziale si sta ancora liberando a fatica dagli stereotipi del passato. Una donna che lavora nell’industria spaziale è ancora motivo di sorpresa e clamore piuttosto che di normale accettazione e approvazione. Perché poi? Che sia la vecchia superstizione secondo cui le donne sulle navi portano sfortuna? Paura della concorrenza? O siamo davvero biologicamente inadatte a lavorare in questo settore?
La breve storia dell’esplorazione dello spazio ci dice chiaramente che le donne, come gli uomini, possono vivere e lavorare comodamente nelle stazioni spaziali. Inoltre, grazie a una ricerca condotta da Varsha Jain, che ha lavorato con astronaute di sesso femminile, si è scoperto che l’unico sistema nel corpo umano che non è influenzato dall’assenza di gravità è il ciclo mestruale. Grazie ai progressi scientifici, le cose che prima erano considerate un ostacolo per le donne che andavano nello spazio si sono rivelate un vantaggio.
Certo, tutti hanno sentito parlare di Valentina Tereshkova, sesto cosmonauta in assoluto e prima donna ad andare nello spazio. Era il 1963 e sembrava che la strada per le stelle fosse definitivamente aperta per le donne. Tuttavia, solo 20 anni dopo, nel 1982, la donna successiva, Svetlana Savitskaja, andò nello spazio. Fu così fortunata da lavorare nello spazio due volte. Nel 1984, durante la sua seconda missione, divenne la prima donna a compiere una passeggiata spaziale.
Nel 1985, la Savitskaja doveva partire per la sua terza missione spaziale, questa volta come comandante del primo equipaggio di sole donne al mondo in una spedizione alla stazione Saljut-7. Tuttavia, a causa di una serie di ritardi tecnici e dei problemi di salute del comandante dell’equipaggio ricevente, e a causa dell’inizio dei lavori sulla nuova stazione Mir, questo volo e molti altri furono cancellati. L’equipaggio di sole donne era composto dal comandante Svetlana Savitskaja, da Elena Dobrokvashina e Ekaterina Ivanova. Per Dobrokvashina e Ivanova, due anni di attesa per il loro primo volo nello spazio si conclusero nel nulla. Come deve essere terribile essere così vicini alla realizzazione del proprio sogno e vederlo svanire!
Conosco personalmente il destino di una di loro. La dottoressa Elena Dobrokvashina lavora presso l’Istituto dei Problemi biomedici e partecipa alla selezione medica di astronauti e (potenziali futuri) turisti spaziali. Era anche nella commissione che ha selezionato il nostro equipaggio per il progetto di isolamento Sirius19. È sempre un piacere lavorare con Elena: è un vero esempio di dedizione e ottimismo in ogni circostanza!
Dopo i due voli spaziali della terza cosmonauta russa, Elena Kondakova, nel 1994 e nel 1997, ci fu una lunga pausa: per quasi vent’anni solo maschi presero parte al programma spaziale russo. Il volo spaziale di Elena Serova nel 2014 è stato come una boccata d’aria fresca. Dopo il suo riuscito ritorno sulla Terra, Elena ha lasciato la squadra dei cosmonauti, e ora c’è solo una donna nelle loro file, Anna Kikina. Non è ancora noto quando avrà luogo il suo primo volo, ma spero che accadrà nei prossimi cinque anni.
All’estero, le donne hanno iniziato ad andare nello spazio negli anni Ottanta. Nel 1983, l’astronauta della Nasa Sally Ride divenne la prima donna americana a farlo. Nel 1992, Mae Jemison divenne la prima donna astronauta afroamericana nel cosmo, dove volò a bordo navetta spaziale Endeavour. Per la Nasa, è diventata poi una pratica comune non solo inviare donne nello spazio, ma anche nominarle come comandanti dell’equipaggio della Stazione spaziale internazionale (ISS). Diversi mesi fa è iniziata la missione spaziale più lunga di una donna: l’astronauta statunitense Christina Koch rimarrà a bordo della ISS per un anno intero. [E anche altri Paesi hanno avuto le loro prime astronaute donne, tra cui l’Italia, con Samantha Cristoforetti nello spazio tra il 2014 e il 2015]. Si spera che presto le donne cosmonaute cessino di essere una rarità nel programma spaziale russo!
Si temeva che l’esperimento Sirius-19, al quale sto prendendo parte, potesse avere alcuni problemi, perché è la prima volta che l’equipaggio è completamente bilanciato dal punto di vista del genere (con tre uomini e tre donne) per un esperimento di isolamento così lungo. Mentre scrivo è il 105° giorno del nostro volo, e non c’è nulla di simile a un reality show in tv: niente litigi tra donne, niente storie d’amore o rivalità.
Naturalmente, gli uomini con i capelli corti trovano più facile non farsi la doccia per molti giorni (secondo le regole dell’esperimento, possiamo fare la doccia solo una volta ogni dieci giorni). Si strofinano i capelli con un asciugamano bagnato e hanno finito. Per le donne, finora non esiste una soluzione efficace, ad eccezione di portare i capelli corti o semplicemente abituarsi al disagio e sopportarlo. Tanto più visto che in futuro i voli in condizioni di microgravità non saranno lunghi e una volta sulla stazione lunare o marziana, i cosmonauti potranno fare una doccia adeguata. Quindi, se mi dessero l’opportunità di unirmi a un vero equipaggio spaziale, non esiterei a cambiare la mia pettinatura con un taglio da maschiaccio alla Soldato Jane. Durante le simulazioni di isolamento spaziale, dimentichi davvero di essere una donna.
Il look è questo: niente trucco, capelli sempre raccolti in una coda di cavallo, vestiti grigi, pantofole grigie, indossate su calze grigie. I miei colleghi membri dell’equipaggio e io vediamo tutto ciò che è poco attraente e che cerchi di evitare nella vita di tutti i giorni, come campioni di sangue, urina, feci e saliva l’uno dell’altro! Aggiungete a questo il costante allenamento fisico, dopo il quale è difficile mantenere un piacevole odore corporeo, e otterrete le condizioni “ideali” per la trasformazione di un uomo / donna in un semplice “membro” dell’equipaggio.
La domanda quotidiana è: “Sarò in grado di fare tutto al livello richiesto oggi? Il costante senso di responsabilità per ogni esperimento condotto e per il successo della missione stessa crea solo una cosa: la necessità di lavorare! I pensieri sul cibo e sul sonno passano in secondo piano, mentre il romanticismo sembra qualcosa di molto distante, che esiste solo nei ricordi o nei film.
Tutto è molto semplice: in un ambiente ostile come lo Spazio, dove ogni minuto c’è un rischio per la salute e la vita umana, non ci sono uomini o donne; ci sono solo professionisti nel loro campo, membri dell’equipaggio. Se la società inizia a percepirla in questo modo, le donne non saranno più presentate come “una fonte di problemi”, che si tratti di una spedizione sulla Terra o nello Spazio. Non ci saranno più titoli nei media come: “Capricci e tentazioni in orbita”, “Gli uomini hanno difficoltà a lavorare con una donna su un’astronave angusta”, “I capelli sporchi fanno impazzire un’astronauta e lei vuole tornare sulla Terra”, e altre assurdità simili!
Il lavoro degli astronauti dovrebbe essere visto come una causa comune per tutte le persone. Dopotutto, è questa brama di ottenere nuove conoscenze ed esplorare nuovi territori, siano essi continenti o pianeti, e di andare oltre la propria zona di comfort che ci ha portato al progresso.
Diario lunare №1: come ci si prepara a restare quattro mesi in orbita
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