La vita in Russia è un po’ turbolenta: ti succederanno cose strane e tutto ciò che pensavi di sapere sarà sfidato dalla realtà. Il non opporre resistenza sarà la chiave per sfruttare al meglio l’esperienza; tutto ciò che ti succederà avrà la sua logica e un suo scopo unico.
A prima vista, non c’è niente di rilassante a Mosca. Questa è una città futuristica, fatta di soldi e sogni, che offre opportunità a ogni angolo. Nessuno viene qui per tirare il fiato.
Ma il modo russo di affrontare le prove del mondo moderno è evitare lo stress. Ogni russo che conosco vede sofferenza e depressione come problemi inevitabili della vita; ma la chiave è tenere a bada l’ansia.
L’anti-ansia russa sovverte l’idea occidentale che si debba perdere il sonno per il denaro e che l’uomo sia definito unicamente dal suo lavoro o dal suo status. È una prospettiva scioccante in un contesto di vita nella metropoli, eppure mi ha insegnato a non impazzire sotto il peso delle deadline e dei pendolari rumorosi. In un momento di follia mi ha persino indotto a smettere di usare il telefono cellulare per oltre due mesi.
Quando si adotta questo atteggiamento, all’improvviso si scopre di rispettare molto se stessi e propri limiti. Alcuni aspetti negativi sono inevitabili, ma tu dici “no”, quando senti che puoi e vuoi dirlo, e ottieni il massimo da ciò che ti viene dato. Dopo tutto, i russi sono persone che fanno i castelli delle loro khrushchevki.
Andare in spiaggia è bello, ma sei davvero “rilassato” se sei ancora attaccato al tuo telefonino e tutto il tempo pensi a quando tornerai al lavoro? Il mondo si muove a 100 all’ora, ma in Russia sarai ancora in grado di trovare un senso profondo di calma interiore; per me, questo è relax nella sua forma più pura.
Dopo la confessione che non sarei mai voluto tornare a casa, un’amica russa ha riassunto la sua percezione del mio arrivo con questa domanda: “Sei solo un ragazzo perduto in cerca di un’avventura, non è vero?”
Dopo un primo momento di offesa riflessione interiore del tipo “come osi, io sono un professionista!”, ho capito che, a essere onesti, non si sbagliava. I russi mi hanno reso avventuroso. Certo, saper dire “no” qui a volte è importante, ma di fronte a proposte sconcertanti a volte bisogna solo dire di sì. Sarò onesto, non ero molto tentato dall’idea di fare digging (esplorare illegalmente il sottosuolo), e quando mi è stata offerta la possibilità di fare “roofing” (arrampicata sul tetto), la mia reazione iniziale è stata: “Io? Ma ho paura dell’altezza”.
Ma quando c’è una voce dentro di te che ti dice di prenderti una botta di adrenalina, dovresti ascoltarla. Che si tratti di un’offerta per trascorrere il sabato lavorando in una foresta o una settimana in slittino alla temperatura di -50°, ho imparato a dire “sì” senza pensare. L’unico modo per cui puoi annoiarti è rinnegare l’istinto di fare avventure. La Russia, dopo tutto, è il posto dove tutto è possibile.
Il momento in cui mi sono reso di essere diventato un moscovita onorario è stato in cima a un edificio di 30 piani (non dirò quale), quando il mio amico ha gridato al centro della città, con la tipica franchezza russa, che “guardate dov’è questo irlandese che era un fifone. Mai un “complimento” mi era sembrato così catartico.
Ho vissuto in sei diversi appartamenti a Mosca, ognuno con la propria storia. Ho iniziato in un tipico appartamento di una babushka, una nonnina russa: la padrona di casa era una donna di ottant’anni che veniva a controllarmi ogni sabato pomeriggio. “Sai, le cose sono molto cambiate dai tempi di Stalin”, mi disse una volta in tutta sincerità.
Che questa donna fosse comune in un Paese come questo era ciò che la rendeva straordinaria. Per me, rappresentava una sorta di testimone della vita sotto ogni governo, da Stalin a Putin. Questa è la Russia, dopo tutto, dove la grandezza e le estreme difficoltà non sono sentimenti lontani, conoscibili solo sui libri di testo. Qui, la storia e le sue risposte politiche si trovano a ogni angolo di strada; sono negli aneddoti raccontati da ogni donna anziana davanti a una tazza di tè.
Non importa dove o quanto vivi in Russia, immagino che sia difficile non sentirti parte di qualcosa di enorme. È così che i miei amici russi si sentono mentre scrivono poesie o codice software guardando lo skyline di Mosca, ed è così che immagino che gli ex residenti della mia attuale stalinka di 16 piani si sentissero quando ci entrarono negli anni Trenta e si trovarono di fronte i suoi soffitti alti e l’onnipresenza urbana.
Per me, questo è l’esatto tipo di energia di cui ha bisogno un ventiduenne. A volte ho i miei dubbi, quando mi trovo nella neve alta fino al ginocchio a metà marzo, ma alla fine dei conti, sono ancora qui.
Come i russi hanno cambiato la mia vita. Ecco altre testimonianze:
L’inglese Hugh
L’australiana Megan
Lo spagnolo Manuel
La colombiana Andrea
L’austriaco Roman
La francese Aurélia
La giapponese Chiaki
Il macedone Emil
La tedesca Peggy
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