Meglio conosciuto per i suoi prolifici periodi al Barcellona e all’Inter (67 presenze e 33 gol con i nerazzurri, nel periodo magico del Triplete), l’attaccante camerunense ha avuto una brillante carriera (gioca ancora oggi, a 37 anni, in Turchia, nel Konyaspor). Tuttavia, il trasferimento di Eto’o nella capitale del Daghestan per giocare nell’Anzhì è stato di gran lunga il più strano della sua vita sportiva, soprattutto perché aveva vinto la Champions League con l’Inter solo un anno prima.
C’è solo una spiegazione logica per cui l’attaccante abbia potuto optare per una squadra in undicesima posizione nella seria A russa, la Premer-Liga: i soldi. L’oligarca Suleiman Kerimov annunciò la sua rivoluzione del club mettendo sotto contratto Eto’o, con lo stipendio di 24 milioni di dollari a stagione (al netto delle imposte) che si prese le prime pagine di mezzo mondo. A quel tempo, Eto’o divenne il giocatore più pagato del pianeta.
Il camerunese ha trascorso tre stagioni all’Anzhi, segnando 36 gol in 73 partite. Ha però ripagato i 20 milioni di euro a stagione di ingaggio? Chiaramente no, il club non è mai andato oltre il 3° posto, e Kerimov è stato costretto a mettere tutti i giocatori migliori in vendita nel 2013. Una caduta in disgrazia, seguita dalla retrocessione in serie B nella stagione successiva e da un anno in purgatorio prima di riconquistare la massima serie, dove lotta nelle parti basse della classifica.
L’ala portoghese (di origini venezuelane) Danny ha ricevuto un’accoglienza da re quando nel 2008 si è trasferito allo Zenit fresco vincitore dell’Europa League, con l’allenatore Dick Advocaat che lo definì “il miglior centrocampista di Russia”. Anche lui partì abbastanza bene, segnando contro un Manchester United pieno di stelle, nella sua prima partita, e portando così la Supercoppa Europea a San Pietroburgo (2-1 il risultato finale di quel match).
Lo Zenit non è poi più riuscito a raggiungere le vette vertiginose del 2008, ma il record di prezzo di 47 milioni di dollari per Danny è stato un buon investimento. Durante le nove stagioni del portoghese nella capitale del nord della Russia, ha conquistato il titolo di capitano, tre scudetti, due coppe di Russia e una Supercoppa e il premio Giocatore dell’Anno nel 2010, segnando ben 52 gol (in 177 presenze). Classe 1983, attualmente gioca nello Slavia Praga.
Dopo essersi fatto le ossa nello Shakhtar Donetsk, l’ala brasiliana Willian decise di passare all’Anzhi di Makhachkala. Tuttavia, durante la sua permanenza in Daghestan, se l’è dovuta vedere con diversi infortuni e ha giocato solo 11 partite (con un gol all’attivo) prima che il club quell’estate mettesse sul mercato tutti i suoi gioielli, costringendolo a partire.
Ma gli andò di lusso: il brasiliano finì al Chelsea, toccando gli apici della sua carriera, e a Londra ritrovò la forma migliore. Classe 1988, veste ancora la maglia dei Blues di Antonio Conte. Tornerà in Russia per la Coppa del Mondo quest’estate, con la nazionale brasiliana.
Considerato una delle più grandi promesse del calcio mondiale, il centrocampista belga di origini martinicane Axel Witsel ha rifiutato il Liverpool nel 2012 a favore dello Zenit di San Pietroburgo, dove era fortemente voluto dall’allora allenatore Luciano Spalletti. Nonostante abbia inizialmente faticato a San Pietroburgo a causa del clima, Witsel si è inserito bene nel centrocampo dello Zenit.
Dopo aver passato cinque stagioni in Russia, Witsel forse non è riuscito a mantenere appieno le promesse iniziali, ma è comunque diventato un titolare inamovibile nella nazionale belga e un beniamino dei tifosi di San Pietroburgo. In Russia, con 122 presenze e 16 gol (e uno scudetto conquistato) ha lasciato un ottimo ricordo e quest’anno ci tornerà con la maglia dei Diavoli Rossi. A livello di club, dal 2017 è in Cina, al Tianjin Quanjian, allenato da Paulo Sousa.
L’enorme cifra di trasferimento di 76 milioni di dollari nel 2012 ha reso Hulk uno degli acquisti più costosi di tutti i tempi. La mossa ha anche suscitato grandi polemiche, in quanto il presunto stipendio settimanale da 500.000 dollari del brasiliano portò i compagni di squadra Igor Denisov e Aleksandr Kerzhakov a chiedere la rinegoziazione dei loro contratti, che fu respinta.
Nonostante una partenza lenta (probabilmente alimentata dalle relazioni non facili con i suoi compagni di squadra), Hulk è diventato rapidamente il protagonista dello Zenit, segnando 77 gol in 148 partite durante il suo soggiorno di quattro stagioni a San Pietroburgo. La sua stagione migliore è arrivata nel 2014-15, quando i suoi 21 gol e le sue prestazioni da calciatore dell’anno hanno fatto da apripista allo scudetto. Anche lui è poi andato in Cina e gioca nello Shanghai Shanggang Jituan.
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