“Davaj”: la parola che i russi usano continuamente e con mille significati diversi

Irina Baranova
Per uno straniero che vive in Russia e che già è riuscito a superare gli scogli del cirillico e delle declinazioni, resta la prova più dura: capire in quale accezione sia stato usato questo termine ricorrentissimo

Nel 2018 ho lavorato per un po’ di tempo in un campo estivo per bambini. Nel retro dell’aula dove facevamo le lezioni c’era una versione russa di uno di quei giocattoli per bambini che ti dice che verso fanno gli animali: la mucca fa mu, la gallina fa coccodè, il gatto fa miao e così via. L’ho preso in mano e ho tirato la cordicella facendolo partire proprio mentre l’insegnante di russo dava indicazioni ai bambini su un compito da svolgere. “La mucca fa… davàj!” “Il gatto fa… davàj!” “Il pollo fa… davàj!” Mi sono fermato e mi sono guardato intorno. L’ho sentito di nuovo: “Davàj”.

Ho teso l’orecchio per capire da dove veniva il suono. Ho scoperto che il giocattolo era rotto e non emetteva i versi, e quei “davaj, davaj, davaj” erano pronunciati dall’insegnante che dirigeva gli studenti nello svolgimento dell’esercizio. Diceva loro cosa fare, di prendere una cosa, di sbrigarsi, poi disse a uno di sedersi in un altro posto e salutò un altro studente la cui madre era venuto a prenderlo. Ogni volta usò un diverso ma uguale “davaj”: “davaj, davaj, davaj, davaj”.

Questi sono solo alcuni dei modi in cui si può usare la parola “davaj” in russo. È una delle parole più versatili che abbia mai sentito in qualsiasi lingua e il suo significato cambia enormemente in base al contesto. 

È una parola così mutevole che ci sono buone possibilità che tu la usi nel modo giusto, ma altrettanto buone possibilità che non avrai idea di quello che hai appena detto. Ad esempio, se in un qualsiasi momento della giornata hai iniziato una conversazione, hai aspettato un momento e poi hai detto “davaj”, potrebbe succedere un gran numero di cose: potrebbero darti una sigaretta, apprezzare il fatto che hai appena convenuto con quello che avevano detto, o ricambiare il “davaj” come un saluto di commiato e andarsene.

Per i russi, il “davaj” è naturale; non importa come è usato: sembrano sempre capire esattamente quale particolare senso abbia in quello specifico momento. È come un pervasivo trucco magico linguistico che gli estranei dovranno trascorrere una vita intera per padroneggiare.

Dato che il davaj ha molto a che fare con il contesto, ho pensato che fosse meglio esaminare come viene utilizzato in base al luogo dove ci si trova, piuttosto che a quello che si sta facendo.

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In camera da letto

Secondo Nadja, di San Pietroburgo, quello che potrebbe corrispondere all’italiano “dai!” è l’uso più comune della parola “davaj”. “Quanto alla camera da letto”, spiega, “oltre a tanti altri significati che давать [“davàt”; “dare”] ha in russo, può pure significare ‘permettere a qualcuno di fare sesso con te’, ma implicando che la persona che ‘lascia fare’ sia non entusiasta/ passiva/ non troppo interessata al processo.”

“Allora”, ho chiesto, “è come se qualcuno chiedesse/implorasse ‘Dai! Facciamo sesso!’ e l’altro/a, che in realtà vorrebbe solo andare dormire, rispondesse: ‘Sì, dai!’, ma con il tono di ‘ok, ma fai alla svelta, che ho sonno’”?

Nadja, ci ha riflettuto su per un momento, e mi ha detto: “Wow, in realtà, per come lo hai detto tu, potrebbe sembrare abbastanza entusiasta della cosa!”. Quindi ha aggiunto: “Accidenti a questa lingua russa, è così complicata!”

Non esiste un’affermazione più vera; anche quando gli stranieri hanno iniziato a padroneggiare l’alfabeto cirillico e se la cavano ormai bene con i casi delle declinazioni, il russo ha ancora la sua ultima linea di difesa contro il non madrelingua: il “davaj”. Questa piccola parola potrebbe essere utilizzata durante l’intero processo di una piccante serata di coppia:

“Davaj! Facciamo sesso.”

“Ohi, sì, davaj…”

Man mano che le cose vanno avanti e l’atmosfera si scalda, si potrebbe trasformare quasi in una implorazione carica di desiderio: “Ooo, daaaaa, [sì] davaj!”

Il “davaj” di lì in avanti può essere usato varie volte, prima e durante l’atto, ma noi concediamo la sua privacy alla coppia. E riprendiamo dal momento in cui il “davaj” può essere di nuovo usato in camera da letto, a bocce ferme. Ad esempio, la mattina successiva, mi dice Nadja, la persona che si è svegliata per prima, potrebbe andare a preparare la colazione, tornare e dire: “Nu davàj vstavài uzhé, porà prosypàtsja” (“Ну давай вставай уже, пора просыпаться”; “Dai, alzati, è ora di svegliarsi”). E in seguito potrebbe essere più pressante, se la colazione si sta raffreddando: “Davàj idì esh” (“давай иди ешь”; “Dai, vai a mangiare”).

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Se usato come “dai”, il “davaj” viene spesso seguito un verbo d’azione di qualche tipo per indicare letteralmente qualsiasi cosa tu possa desiderare che gli altri facciano. Cosa che succede spesso, in tutte le occasioni in cui il suo utilizzo da solo non sia abbastanza chiaro per essere compreso e abbia bisogno di una chiarificazione. Tuttavia, quando il davaj viene tirato fuori, bisognerebbe sempre avere le antenne alzate sul contesto, poiché per i russi nella gran parte dei casi sarà abbastanza chiaro senza ulteriori specifiche, e potrebbero lasciarti ad affogare nel mare degli ambigui “davaj”.

Al bar

Come detto, davaj deriva dal verbo davàt (давать), che significa “dare”. Ma, per esempio, se sei con un amico e lui dice “Давай по пивку” (“Davàj po pivku”; alla lettera “Dai per una birra”), la sua è la proposta di andare “a prendersi”, “a bersi”, “a farsi” una birra, e ti ritroverai in un bar. Finito il primo boccale, chiedi al tuo amico se vuole farsi un secondo giro e lui ti risponde: “Davaj” (che in questo caso è un “sì” entusiasta alla tua proposta). Però ha voglia di fumare, quindi si alza e dice “Ma prima fumiamoci una sigaretta” e aggiunge “Davaj na ulitsu” (“давай на улицу”; alla lettera: “dai in strada”; ovverosia: “Andiamo fuori”). Una volta fuori, si accorge però di aver dimenticato le sigarette, e te ne vuole “sparare”, “streljàt, cioè “scroccare” un, “Me ne dai una?”, chiede. “Davaj”, (“certo”) rispondi. E non appena il tuo amico, che è uscito solo in camicia nonostante faccia freddo, ha finito di fumare ti dice: “Davaj” (e qui vuol dire: “Sbrigati, andiamo dentro!”). Se tardi ancora a finire la tua sigaretta, ti dirà un po’ stizzito: “Davaj uzhé” (“давай уже”, alla lettera: “dai già”; un modo per metterti fretta: “Su, spicciati!”). Se ti ha indispettito con la sua insistenza e decidi che non hai neanche più voglia di bere un’altra birra e che per oggi è ora di tornare a casa e glielo dici, lui potrebbe scrollare le spalle e dire: “Vsjò, davaj, pokà” (“всё, давай, пока”, alla lettera: “Tutto, dai, ciao”, ossia: “Va bene, allora ciao”).

Questo è il punto della questione con il “davaj”: è una specie di fratellino maleducato. Si mette sempre in mezzo, e raramente si preoccupa se qualcuno vuole che stia lì o se è un momento opportuno. Le altre parole lo tollerano solo perché non hanno scelta.

Al telefono

Esci dal bar e, mentre bighelloni, lo senti risuonare un po’ aggressivo dietro di te. “No, non può essere un’altra persona che dice ‘davaj’”, pensi. E invece è così.

Mike Cactus, che vive a Mosca, afferma di usarlo principalmente per far muovere qualcuno di fronte a lui più velocemente, o come una forma di incoraggiamento. Quindi, se cammini, ricevi una telefonata e rallenti per rispondere, qualcuno dietro di te potrebbe dire “davaj-davaj-davaj!”; “dai, dai, dai!”, per farti accelerare. Il che è pur sempre più gentile di quanto accadrebbe nella città gemella americana di Mosca quanto a ritmo di vita, New York, dove, per lo più, se te ne stai tra i piedi, rallentando i passanti, riceverai un: “Hey buddy, get the fuck out of my way!”

Una volta al telefono, potresti dire al tuo interlocutore di avere dei succosi pettegolezzi (anche se raramente mi imbatto in russi così appassionati di pettegolezzi come gli americani) e la persona potrebbe dirti “nu davaj” per dire: “Dai, sputa il rospo!”. Ma quando inizi a raccontare la storia potrebbe interromperti gridando al televisore di casa: “Davaj! Davaj! Davaj!”

Segno che la sua squadra di calcio preferita è in campo, e lui incita un giocatore che avanza verso la porta avversaria.

“Sono così stanco di questa strana parola!”, gli urli al telefono.

E il tuo amico dice: “Quale parola?”

“Davaj! Amico, Davaj! Non ce la faccio più.”

E il tuo amico, supponendo che tu lo stia salutando, con il “davaj” che in Russia si usa di solito per concludere le telefonate, replica “davaj”, e riattacca.

E il tuo cervello esplode.


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