Ecco tutto quello che c’è da sapere sul dipinto “San Sergio di Radonezh” di Nikolaj Rerikh

In molti associano il grande artista soltanto ai paesaggi esotici e alle vedute dell’Himalaya. Tuttavia, molti quadri di Rerikh sono ispirati alla storia e alla fede religiosa, tra cui questo, risalente al 1932

Nel dipinto Sergio di Radonezh benedice i militi russi (dei quali però  si vedono soltanto le lance), in vista della battaglia di Kulikovo contro i tataro-mongoli, che ebbe un’enorme importanza per la liberazione delle terre russe.

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In secondo piano è rappresentato il Monastero della Trinità, consacrato a San Sergio: il santo tiene in mano la chiesa della Trinità dell’omonimo monastero. Tale era la classica raffigurazione iconografica dei santi protettori.

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Alla destra di San Sergio, Nikolaj Rerikh (1874-1947) rappresenta un mandylion (ovvero un’immagine del Salvatore acheropita; “non creata dalla mano umana”) mentre sopra il santo c’è l’Occhio della Provvidenza, che nelle icone ortodosse si incontra abbastanza di rado.

È interessante che Rerikh abbia creato l’opera durante la sua permanenza in India. Più tardi, avrebbe regalato il dipinto al Museo Russo di Praga, dove a lui era dedicata un’intera sala.

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Durante l’occupazione tedesca, il museo fu saccheggiato dai nazisti, pertanto dopo la fine della guerra l’ambasciata sovietica in Cecoslovacchia propose di esporre i quadri sopravvissuti nell’edificio della scuola sovietica a Praga.

In seguito, tutta la collezione fu consegnata all’Urss. Così il “San Sergio” (tempera su tela; 153,3 х 107,2 cm) prese il suo posto nella Galleria Tretjakov.

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