Chi erano i poeti dell’Urss che facevano il tutto esaurito negli stadi?

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Avete letto bene: non si trattava di rock star o rapper, né tantomeno di comici, bensì di poeti! Negli anni Sessanta, ai tempi del disgelo di Khrushchev, erano dei veri idoli, e ogni loro reading attirava un numero incredibile di ammiratori

Evgenij Evtushenko. Acquisì notorietà grazie ai suoi poemi “Babij Jar” e “La centrale idroelettrica di Bratsk”. Sono famose le sue parole sul ruolo della poesia: “In Russia, il poeta è più di un poeta”.

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Robert Rozhdenstvenskij. Molte delle sue poesie sono diventate canzoni che si cantavano in tutto il Paese. Per il cinema ha scritto in particolare la canzone del film “Neulovimye mstiteli” (“I vendicatori inafferrabili”).

Andrej Voznesenskij. Tra i poeti di quel periodo, era quello più libero (per questo era inviso a Khrushchev). Malgrado il suo difficile rapporto con il potere, gli fu permesso di fare diversi viaggi in Europa e negli Stati Uniti, dove instaurò persino un rapporto di amicizia con la first lady americana Jacqueline Kennedy.

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Bella Akhmadulina. Unica donna dei magnifici quattro, divenne famosa per il modo in cui declamava i suoi versi. Le sue poesie, diventate canzoni, a tutt’oggi si possono ascoltare in molti film sovietici.

Per quanto sembri incredibile, questi poeti attiravano negli stadi migliaia di persone che volevano sentire la “voce della verità”. Attraverso il linguaggio metaforico della poesia, infatti, i poeti riuscivano a parlare quasi di tutto.

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