Cinque motivi per leggere il romanzo in versi “Eugenio Onegin” di Pushkin

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Ogni russo ricorda a memoria almeno qualche verso di quest’opera scritta duecento anni fa, e può riassumere la sua trama. Perché è ancora così attuale? Cosa ha di tanto speciale questo libro?

1 / Ancora oggi è emozionante e coinvolgente

Nella letteratura mondiale ci sono molti capolavori che non vengono praticamente letti dalla gente comune, ma che sono analizzati con entusiasmo da linguisti e critici letterari da secoli.

L’“Eugenio Onegin” (in russo: “Евгений Онегин”; “Evgenij Onegin”) non è uno di questi. Nonostante siano stati dedicati volumi e volumi di studi vari alla sua analisi, il romanzo in versi è ancora oggi tra i libri più adorati dai lettori russi. È amato perché, al di là della bellezza stilistica e della profondità di significato, rimane, semplicemente, molto interessante da leggere. E i sentimenti e i pensieri dei personaggi continuano a toccare il cuore tanto dei moderni hipster metropolitani che dei semplici ragazzi di campagna.

La trama del romanzo è affascinante. Il ricco nobile Evgenij (tradizionalmente in italiano è tradotto come Eugenio) è ancora molto giovane, ma è già stanco della vita sociale e dei divertimenti della capitale San Pietroburgo. Va in campagna, dove eredita una tenuta dallo zio defunto. 

Annoiato, Evgenij incontra un poeta entusiasta, Lenskij. Questi presenta al suo nuovo amico l’amata Olga e la sorella di lei, Tatjana, che si innamora dell’enigmatico Onegin… Da qui in poi iniziano delle vere e proprie passioni shakespeariane in terra russa.

Pushkin iniziò a scrivere il romanzo nel 1823, quando non aveva ancora 24 anni, e lo completò solo otto anni dopo, nel 1831. L’opera fu stampata un capitolo alla volta, come un’affascinante serie, e i lettori aspettavano con il fiato sospeso la parte successiva. E il finale sconvolse letteralmente il pubblico.

Lo stesso Pushkin disse che il suo lungo lavoro sul romanzo era stato “un’impresa eroica”. E avrebbe detto a se stesso, dopo averlo finito, la famosa frase divenuta proverbiale: “Aj da Pushkin, aj da sukin syn!” (”Ай да Пушкин, ай да сукин сын!”; “E bravo Pushkin, e bravo figlio di buona donna!”). In realtà i tempi lunghi furono dovuti al fatto che scrisse nel frattempo un’altra opera, la tragedia in versi “Boris Godunov”).

2 / È una “enciclopedia della vita russa”

L’“Eugenio Onegin” è stato definito “un’enciclopedia della vita russa”. Questo epiteto gli fu dato per la prima volta da Vissarion Belinskij, il critico letterario più rinomato della Russia del XIX secolo. E la sua riuscita definizione si è radicata ed è diventata un modo di dire. 

In un piccolo (soprattutto se abbiamo in testa gli standard di Tolstoj) romanzo di 24 mila parole (poco più di 200 pagine di versi), Pushkin è riuscito a mostrare un quadro completo di come viveva la Russia nel primo quarto del XIX secolo. Riuscì a mostrare l’intero spaccato della società dell’epoca: descrisse la tenuta nobiliare, la vita dei contadini, l’alta società pietroburghese e la vecchia nobiltà moscovita.

Nel suo romanzo, le stagioni e i paesaggi della parte centrale della Russia cambiano, e per ognuno di essi egli trova una descrizione esauriente e memorabile, che poi diventa da manuale. Pushkin fa anche molte digressioni filosofiche e psicologiche e osservazioni che diventano immediatamente aforismi. Come “È possibile essere un uomo di senno/ e pensare alla bellezza delle proprie unghie” (“Быть можно дельным человеком/ И думать о красе ногтей”) o “Meno amiamo una donna,/ e più è facile che le piacciamo” (“Чем меньше женщину мы любим,/ Тем легче нравимся мы ей”).

Dalla pubblicazione del primo capitolo nel 1825 a oggi, il romanzo affascina il lettore per la complessità della composizione, l’abbondanza di argomenti trattati, la descrizione minuziosa dei dettagli della vita quotidiana e la profondità dei personaggi sviluppati con impareggiabile abilità. E tutto questo con estrema naturalezza!

3 / Contiene le migliori dichiarazioni d’amore della letteratura russa

La “Lettera di Tatjana a Onegin” la conoscono a memoria praticamente tutti i russi. Se non nella sua interezza, almeno in parte. La giovane ragazza, che vive in un mondo di libri e natura, fa una confessione audace all’annoiato eroe byroniano che si trova per caso di fronte nel suo remoto villaggio. Lei stessa si rende conto che forse lui è un “perfido tentatore” e che si tratta di un inganno. Ma affida a lui la decisione del suo destino. 

“Вся жизнь моя была залогом

Свиданья верного с тобой;

Я знаю, ты мне послан богом,

До гроба ты хранитель мой…”

“Pegno è stata tutta la mia vita

d’una cosa: incontrar te; 

Lo so, è Dio che t’ha mandato,

Tu sarai fino alla tomba il mio angelo custode…”

Vale la pena notare che Onegin apprezza molto un atto così audace, ma nonostante tutto il suo cinismo, non approfitta dell’inesperienza della giovane.

Il tocco finale del lavoro sul romanzo sarà per Pushkin quello di far scrivere una dichiarazione d’amore a Onegin (ma non faremo spoiler; se non lo sapete già, non vi diciamo a chi la scrive).

Questa è già la lettera di un uomo più saggio ed esperto, ma che, per la prima volta in vita sua, è veramente accecato dall’amore. E si rivela al lettore da un lato completamente nuovo in una lettera-confessione capolavoro.

“Я знаю: век уж мой измерен;

Но чтоб продлилась жизнь моя,

Я утром должен быть уверен,

Что с вами днем увижусь я…”

“Lo so, il tempo mio è contato;
Ma perché abbia ancora un séguito la mia vita,
ogni mattina Debbo avere la certezza
Che in giornata vi vedrò…”

4 / È uno dei primi romanzi russi e uno dei primi capolavori assoluti

I primi letterati russi “laici”, Mikhail Lomonosov e Aleksandr Sumarokov, rimproveravano ai romanzi europei di essere immorali e inutili.

Ma il romanzo russo, almeno paragonabile a loro per qualità, semplicemente non esisteva a quel tempo.

Pushkin fu infatti il creatore del nuovo romanzo russo e della lingua in cui poteva essere letto. La sua è anche una delle prime opere realistiche della letteratura russa a descrivere la vita dei contemporanei e i dettagli quotidiani, senza eccessivi romanticismi o sentimentalismi.

La struttura in versi e il contenuto sfaccettato del romanzo lo rendono difficile da mettere in scena e da trasporre al cinema. Di solito, i registi che se ne occupano scelgono solo un frammento o solo una battuta d’amore, o addirittura mettono in scena un’opera di fantasia sul tema (come ad esempio al Teatro Vakhtangov di Mosca, dove Tatjana danza su un palcoscenico innevato con un orso...). 

Uno degli esempi di maggior successo fu l’opera lirica “Eugenio Onegin” di Chaikovskij, composta nel 1877-78 e rappresentata per la prima volta nel marzo 1879, in cui le poesie vennero musicate su parti d’opera e la simbiosi tra la musica e il testo di Pushkin diede vita a un nuovo capolavoro.

5 / Ha una struttura del verso unica

Il genio di Pushkin risiede, tra l’altro, nella sua raffinatissima capacità di creare rime, leggere e raffinatissime, e il verso stesso suona estremamente armonioso per l’orecchio russo.

Ma l’“Eugenio Onegin” non è semplicemente scritto in versi. Ogni strofa ha una sua chiara struttura interna, che il poeta segue per tutto il romanzo. Negli studi letterari è apparso persino il concetto di “strofa Onegin”.

Per i traduttori di tutto il mondo è una vera sfida tradurre l’“Eugenio Onegin” nelle loro lingue, e fanno a gara per vedere chi riesce a fare meglio. Solo in inglese esistono più di 10 traduzioni e ne compaiono sempre di nuove. 

La disputa principale riguarda la forma e la dimensione dei versi: vale la pena seguirla o è meglio concentrarsi sul contenuto e trasmettere solo l’atmosfera del testo di Pushkin?


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