Ilja Muromets: che cosa sappiamo del bogatyr russo più forte di tutti

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Si dice che fosse figlio di contadini, e fosse rimasto per anni paralizzato prima di diventare un invincibile guerriero. Ma c’è qualche rapporto tra questa figura del folclore slavo e un personaggio realmente vissuto, un santo sepolto nel Monastero delle Grotte di Kiev?

Ogni bambino russo, sin dalla tenera età, sa chi è Iljá Múromets: il più forte e il più coraggioso dei Bogatyri (mitologici guerrieri), una specie di Ercole russo; un guerriero imbattibile, in grado di sconfiggere chiunque, che si tratti di un altro bogatyr (ma malvagio), di Solovej-Razbojnik (il Brigante Usignolo) o, addirittura, di Idolaccio Schifoso (“Idolishche Poganoe”; simbolo del male assoluto). 

Nel famoso quadro di Viktor Vasnetsov, “I Bogatyri”, Ilja Muromets è la figura centrale del gruppo. Sembra più grosso e più poderoso dei suoi compagni, e anche il suo cavallo sembra diverso dagli altri due. 

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Probabilmente, anche in un altro dipinto di Vasnetsov, “Il Bogatyr a briglia sciolta”, quello che vediamo è proprio Ilja Muromets, con spada, scudo, lancia e frusta, e con il suo cavallo proiettato verso il cielo.

Come nei dipinti di Vasnetsov, anche nel film del 1956 “Il conquistatore dei Mongoli” (questo è il titolo italiano; in russo la pellicola si intitola semplicemente “Ilja Muromets”) del regista Aleksandr Ptushko, il bogatyr cavalca un cavallo nero.

Ma chi è questo Ilja Muromets? 

Innanzitutto, è un popolare eroe del folclore e personaggio di moltissime byline (narrazioni epiche degli slavi). Muromets era talmente famoso che finì addirittura nei poemi epici degli scandinavi e dei tedeschi, nei quali figura come un guerriero russo. 

La leggenda vuole che nei primi 33 anni della sua vita, l’uomo di nome Ilja, nato nella città di Murom (da cui “Muromets”), fosse paralizzato e stesse, praticamente immobile, sdraiato sopra la stufa, assistito dai suoi genitori ormai anziani. Un giorno però vennero da lui dei pellegrini che lo guarirono miracolosamente e gli conferirono una forza sovrumana. I pellegrini dissero a Ilja che doveva andare al servizio del principe Vladimir il Bel Sole (“Krasnoe Solnyshko”; il cui prototipo potrebbe essere in parte il principe Vladimir Svjatoslavich, Vladimir I di Kiev, che introdusse nella Rus’ il cristianesimo).

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Fu così che Ilja Muromets cominciò a combattere per la Rus’ e a proteggerla dai nemici e dal male di ogni sorta. I coach di oggi dovrebbero prestare attenzione a questa leggenda: è un ottimo esempio di come la persona, a qualsiasi età, può cambiare la sua vita e conseguire il successo. 

Ilja Muromets ha avuto dei prototipi reali?

Sebbene Muromets sia uno dei più popolari personaggi folcloristici, le cronache non contengono nessuna menzione di lui. Soltanto nel XVIII secolo si cominciò a documentare su carta le leggende del popolo, fino ad allora le narrazioni epiche si trasmettevano di bocca in bocca, pertanto nelle varie regioni c’erano versioni differenti. Persino la fine del mitico guerriero viene descritta diversamente: per alcuni, si trasformò in una roccia; per altri, lui stesso decise di morire, mettendosi dentro una bara; per altri ancora, salpò per un destinazione ignota. 

Gli eventi di cui parlano le leggende risalgono ai secoli X-XI; un’epoca troppo lontana per sapere con certezza se Muromets sia davvero esistito o quali ne siano stati i prototipi tra le persone reali.

Il prototipo più probabile pare essere Sant’Elia di Murom (di Pechersk). Nato effettivamente a Murom, Elia (al secolo Ilja) diventò monaco del Monastero delle Grotte a Kiev. Circolavano moltissime leggende a proposito della sua incredibile forza fisica. In una di esse, Sant’Elia sconfigge i nemici che avevano aggredito il monastero con il suo stivale. Non è escluso che prima di prendere i voti, l’uomo avesse fatto parte dell’esercito del principe di Kiev. 

La più antica testimonianza scritta su questo monaco risale al 1638. Nel 1643, fu canonizzato come santo insieme ad alcuni altri monaci del monastero.

Le reliquie di Sant’Ilja di Pechersk sono conservate nelle grotte del Monastero di Kiev. Particolarmente degna di nota è la mano destra del Santo che sembra intenzionata a fare un segno della croce, con l’indice e il medio protratti in avanti, e l’anulare e il mignolo totalmente piegati: prima delle riforme ecclesiastiche del XVII secolo, il segno della croce si faceva con due dita, e non con tre come in seguito.

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Nel periodo sovietico, fu effettuato un esame dei resti del santo e così si seppe che le reliquie erano di un uomo robusto, alto circa 177 cm (quindi, ben più alto dell’uomo medio del XII secolo). Fu stabilita anche l’età approssimativa in cui avvenne il decesso: 40-45 anni. Inoltre, sulla mano del monaco fu scoperta una ferita lasciata dalla punta di una lancia, a conferma del suo passato militare. 

Oggi, infatti, questo Santo è considerato patrono di molti corpi militari. Molte icone e sculture lo raffigurano a cavallo, con in mano una spada o una lancia.

La cosa più interessante però è che gli esperti sovietici hanno accertato dei difetti della colonna  vertebrale dell’uomo che potrebbero indicare una malattia, sofferta in gioventù. Quindi, non è da escludere che fino a una certa età, Sant’Elia di Murom, come il suo alter ego mitologico, fosse rimasto immobile e poi fosse guarito miracolosamente, diventando superforte. 

Tuttavia, gli ortodossi spesso confondevano il mitologico Ilja Muromets con il profeta Elia. Quando cominciava a tuonare e il cielo lampeggiava, i russi credevano che fosse Ilja che cavalcava in cielo.

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