Paradossalmente, quello che è stato salvato è più vicino alla sua posizione storica di quello che generalmente si crede. Alcune cose sono addirittura ritornate al loro posto storico. Così è stato con i dipinti di Vasilij Vereshchagin “Ecce Homo”, “Cristo portacroce”, “Orazione nell’orto degli ulivi”, “Deposizione dalla croce”, “Crocifissione” e “Sepoltura di Gesù”.
Dimenticate da tutti, queste opere per anni rimasero nel deposito del Museo di storia delle religioni, aperto dai bolscevichi dentro la Cattedrale di Kazan di Leningrado (oggi, San Pietroburgo), sopravvivendo anche agli orrori dell’assedio nazista. Dopo il restauro, che restituì alle tele il loro splendore originale, i dipinti sono poi tornati sull’altare della cattedrale ricostruita.
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Degli affreschi e dipinti che decoravano la cattedrale originale non ci rimane molto, soltanto dei frammenti. È il caso del “Cenacolo” di Henryk Siemiradzki. Per questo lavoro, creato in sole due settimane, l’artista ricevette ben 16.000 rubli. I contemporanei consideravano il “Cenacolo” di Siemiradzki l’opera migliore creata per la cattedrale. Oggi i frammenti di questo capolavoro sono esposti al museo della cattedrale.
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I dipinti di Vasilij Surikov ebbero più fortuna. Il pittore stava per fare un viaggio in Italia, quando l’Accademia di belle arti gli propose di creare un ciclo di affreschi dedicato ai Concili ecumenici. Per il ciclo di quattro affreschi, che richiese due anni di lavoro, Surikov ricevette 10.000 rubli e l’Ordine di Sant’Anna di III classe. Oggi gli studi preparatori del ciclo si trovano al Museo Russo, mentre l’affresco del IV Concilio ecumenico è esposto al Museo di storia delle religioni.
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