I cinque migliori film russi di tutti i tempi secondo la rivista “Sight & Sound”

Una scena tratta dal film "Lo specchio" di Tarkovskij

Una scena tratta dal film "Lo specchio" di Tarkovskij

Mosfilm
La rivista del British Film Institute ha pubblicato la nuova edizione della classifica delle migliori pellicole mondiali di tutti i tempi. E non potevano mancare questi classici sovietici

Ogni dieci anni, dal 1952, la redazione di “Sight & Sound” (la rivista culturale del British Film Institute) chiede a critici cinematografici, programmisti e curatori di tutto il mondo di partecipare a un sondaggio per determinare quali siano i più grandi film mai realizzati nella storia. Ogni dieci anni la lista cambia. La classifica più recente (secondo la quale il film più bello di tutti i tempi è il franco-belga “Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles” della regista Chantal Akerman, del 1975) è stata pubblicata nel dicembre 2022 e comprende anche cinque film russi. Ecco quali.

5 / “Andrej Rublëv” (Andrej Tarkovskij, 1966)

Posizione in classifica: 67º

“L’epico ritratto di Andrej Tarkovskij di un artista medievale potrebbe essere la rappresentazione più straziante della fede, della creatività e della ricerca del significato della vita mai filmata”, recita la motivazione di “Sight & Sound”.

Nell’ateo Stato sovietico, il grande e innovativo regista Andrej Tarkovskij (1932-1986) ha realizzato un film sul pittore di icone medievale, considerato un santo dalla Chiesa ortodossa russa. Nonostante tutte le difficoltà con la censura sovietica e le critiche per la sua cupezza, questo film è oggi considerato uno dei più grandi film di Tarkovskij e della Russia mai realizzati, ed è costantemente inserito in molte prestigiose classifiche di tutto il mondo.

Il film, che si svolge a episodi, presenta otto momenti della vita di Andrej Rubljov. Questo artista errante e pittore di icone è pieno di fede, nonostante sia circondato dal mondo oscuro e barbarico del XV secolo. 

4 / “La corazzata Potëmkin” (Sergej Ejzenshtein, 1925)

Posizione in classifica: 54º

“Celebre dramma di agitazione politica di Sergej Ejzenshtejn sull’ammutinamento dei marinai e sulla dura repressione proto-rivoluzionaria, spesso citato ma ancora potente per i suoi effetti di montaggio”.

Un altro film simbolo sovietico, costantemente incluso in tutte le classifiche dei “migliori film di tutti i tempi” (era stato incluso anche nella lista di “Sight & Sound” del 1952).

Nel 1905, i marinai della nave da guerra della Marina imperiale “Potjomkin”, di stanza nel porto della città di Odessa (allora parte dell’Impero russo), si ribellano perché non avevano scorte di cibo se non carne piena di vermi. La polizia reprime con estrema violenza la rivolta, colpendo anche i civili che sostenevano i marinai. Questo evento fu uno dei primi segnali dell’imminente rivoluzione in Russia. Il film di Sergej Ejzenshtejn (1898-1948) fu girato nel 1925 per commemorare il 20° anniversario della rivolta.

La “Corazzata Potëmkin” è considerato un classico del cinema mondiale. L’iconica scena dei soldati che marciano lungo la scalinata di Odessa è stata riproposta in “The Untouchables - Gli intoccabili”, diretto da Brian De Palma nel 1987 e in “Una pallottola spuntata 33⅓ - L’insulto finale” diretto da Peter Segal nel 1994. E in Italia è conosciutissima la riproposizione parodistica in “Il secondo tragico Fantozzi” di Luciano Salce (1976).

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3 / “Stalker” (Andrej Tarkovskij, 1979)

Posizione in classifica: 43º

“Due uomini reclutano una guida che li porti nella ’Zona’, un regno misterioso dove i desideri più intimi si realizzano, in questa epopea fantascientifica metafisica”.

Questo film di fantascienza di Tarkovskij è basato sul romanzo dei fratelli Strugatskij “Picnic sul ciglio della strada”. In un mondo immaginario, il protagonista, Stalker, guadagna denaro guidando tour illegali nella cosiddetta “Zona morta”. Si tratta di un’area di pericolo, che contiene una stanza che esaudisce i desideri più reconditi dei visitatori.

Secondo la trama, Stalker parte per la zona con lo Scrittore e il Professore. In questo labirinto metafisico, i percorsi attraverso l’area desolata – che è tanto uno stato mentale quanto un luogo – possono essere solo percepiti, non visti.

E, naturalmente, nel film di Tarkovskij, il mondo fantastico si trasforma in un paesaggio mistico a ogni passo, fornendo con precisione l’atmosfera di pericolo della nebbiosa Zona.

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2 / “Lo specchio” (Andrej Tarkovskij, 1975)

Posizione in classifica: 31º

“Il cinema ha raggiunto nuove vette di poesia visiva in questo film profondamente personale ed ellittico di un maestro nello scolpire il tempo”.

“Lo specchio” è pieno di ricordi autobiografici di un’infanzia rurale prima della Seconda Guerra Mondiale. L’approccio caleidoscopico del film non offre una narrazione lineare e combina incidenti, sogni e ricordi con filmati di cronaca. 

In questa pellicola, il linguaggio cinematografico di Tarkovskij è quanto di più vicino alla poesia possa esistere al cinema. Il film riproduce anche poesie di Arsenij Tarkovskij, il padre del regista, che era un ammirato poeta dell’epoca sovietica.

“Lo specchio” condivide la sua posizione a pari merito con “8½" di Federico Fellini (1963), anch’esso pieno di ricordi, sogni e fantasie, e con “Psyco” di Alfred Hitchcock (1960).

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1 / “L’uomo con la macchina da presa” (Dziga Vertov, 1929)

Posizione in classifica: 9º

“Le invenzioni senza soluzioni di continuità e il montaggio frenetico e vertiginoso fanno di questa sinfonia cittadina una delle esperienze più nitide ed emozionanti del cinema a quasi un secolo dalla sua uscita”.

“L’uomo con la macchina da presa” non ha una narrazione, mostra solo la vita della città attraverso l’obiettivo di un cameraman. Fu il primo film di questo tipo, un esperimento coraggioso e un’affermazione della nuovissima arte cinematografica.

Dziga Vertov (1896-1954) è uno dei pionieri del cinema documentario mondiale. È stato il primo a considerare il film come un oggetto artistico indipendente, distinto dalla rappresentazione teatrale o dal documento storico. 

Vertov riteneva che l’efficacia di un film sullo spettatore non fosse legata agli attori che recitavano davanti alla macchina da presa. Egli si rese conto e promosse il fatto che il film può suscitare un’impressione più forte con il ritmo con cui si alternano le diverse inquadrature, con i primi piani e con il modo in cui vengono utilizzate scene velocizzate o al rallentatore.

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