Dieci fondamentali dipinti di Marc Chagall che tutti devono conoscere

Dopo Renoir, nessuno “sentiva” la luce come Chagall e, dopo la morte di Matisse, era rimasto – secondo Picasso – l’unico artista a capire il significato del colore. Ecco l’incredibile storia del ragazzo ebreo di Vitebsk che conquistò Parigi e il mondo

Durante la sua lunga vita – visse 97 anni – Marc Chagall (1887-1985) realizzò molti dipinti, disegni e vetrate. Persone e animali volanti, violinisti e angeli, la forma della Torre Eiffel e le linee morbide delle case della natia Vitebsk (oggi in Bielorussia): l’artista ha dato vita a un mondo speciale che, come un caleidoscopio, riflette la storia turbolenta del XX secolo. Conosciamo il maestro attraverso dieci opere particolarmente significative.

1 / “Io e il villaggio” (1911, MoMA di New York)

Arrivato a studiare a Parigi nel 1911, il ventitreenne Chagall si immerge in nuove esperienze. Incontra Sonia Delaunay e André Lhote, Blaise Cendrars e Guillaume Apollinaire. Le sale delle esposizioni diventano la sua seconda casa: scruta le tele degli impressionisti e si cimenta con i nuovi movimenti, il futurismo e il cubismo. Ispirato dalla stilistica dei “Fauves”; gli artisti “selvaggi”, nello stesso anno Chagall dipinse una delle più poetiche dichiarazioni d’amore per la sua terra natale. Non si tratta tanto di un paesaggio quanto dell’immagine di un intero universo, che riflette la nostalgia per uno stile di vita familiare. Se stesso si dipinse di verde, colore che per lui simboleggiava la rinascita e la gioia. Il suo mentore a San Pietroburgo, Léon Bakst, vedendo l’opera, esclamò: “I vostri colori ora cantano!”.

2 / “Il violinista” (1912-1913, Stedelijk Museum di Amsterdam)

Stabilitosi nel famoso “alveare” di Parigi, La Ruche, Chagall dipinse molti quadri sulla natia Vitebsk. Non avendo soldi, il pittore usava tutto ciò su cui poteva mettere le mani come tela. “Il violinista” del 1912-1913 (un quadro omonimo, del 1911, è conservato al Kunstsammlung Nordrhein-Westfalenh di Düsseldorf) lo dipinse su una tovaglia a scacchi. La sua trama è ancora chiaramente visibile sui vestiti e sulle scarpe del musicista. A Vitebsk non si celebravano né matrimoni né funerali senza un violinista, che era presente a tutti gli eventi importanti della vita di una persona. L’artista l’ha collocato sul tetto della sua casa per un motivo preciso: una volta ha confessato di avere uno zio che saliva sul tetto per non essere disturbato mentre beveva il kompot

3 / “Autoritratto con sette dita” (1913, Stedelijk Museum di Amsterdam)

In Francia, Chagall sperimenta un’ascesa senza precedenti. “Nessuna accademia mi avrebbe mai dato tutto quello che ho imparato girando per Parigi, vedendo mostre e musei, guardando le vetrine”, ha scritto. Nel 1912-1914 espone le sue opere al Salon des Indépendants. Tra questi, il primo autoritratto francese. L’artista si è raffigurato in maschera mentre lavorava a un dipinto intitolato “Alla Russia, agli asini e agli altri”. L’amore per Parigi e Vitebsk si riflette anche qui: non a caso la Torre Eiffel è visibile alle spalle dell’artista, mentre la visione della sua nativa “città delle chiese e delle sinagoghe” appare sopra il suo cavalletto. E poi c’è il sogno di veder riconosciuto il proprio valore. Chagall si dipinge con sette dita di una mano: come uno, insomma, dalle mani d’oro; bravo a far tutto.

4 / “Compleanno” (1915, MoMA di New York)

Anche l’incontro principale della vita di Chagall ebbe luogo a Vitebsk. Nel 1909 tornò a casa da San Pietroburgo. Durante la sua visita conobbe Bella Rosenfeld (1895-1944) e se ne innamorò immediatamente. “Era come se ci conoscessimo da tempo e lei sapesse tutto di me. E ho capito: questa è mia moglie”. Al ritorno dagli studi a Parigi, nel 1914, la incontrò di nuovo e un anno dopo si sposarono. Da allora la moglie e musa apparve sulla tela per decenni.

5 / “Sopra la città” (1918, Galleria Tretjakov di Mosca)

Più e più volte ritrasse lei, loro due insieme e, con l’avvento della figlia Ida, tutti e tre. Le donne nei quadri di Chagall avevano caratteristiche riconoscibili: un viso pallido, bellissimi occhi neri: era sempre lei, la donna più importante della sua vita. Secondo la confessione dell’artista, non ha mai terminato un suo lavoro senza aver ascoltato il parere di lei. La chiamava “anima mia” e “creazione”. Spesso raffigurava loro due che volavano sopra la città: l’amore infatti aveva dato loro le ali. Bella Chagall morì nel 1944 a New York, per un’infezione virale mal curata. Ma per l’artista rimase un’eterna fonte di ispirazione.

6 / “Crocifissione bianca” (1938, Art Institute di Chicago)

Gli anni Trenta vedono diversi sconvolgimenti nella vita di Chagall. In Germania il suo lavoro fu etichettato come arte degenerata e, dopo una serie di pogrom ebraici, nel 1938, inorridito dalla tragedia, dipinse “La crocifissione bianca”, che raffigura la persecuzione del popolo ebraico. All’epoca viveva già a Parigi con la sua famiglia, ma nella primavera del 1941 il regime di Vichy gli tolse la cittadinanza francese. Con l’aiuto dei suoi amici riuscì a trasferirsi negli Stati Uniti.

7 / “Le luci del matrimonio” (1945, Kunsthaus di Zurigo)

Dopo la morte di Bella, l’artista non toccò i pennelli per nove lunghi mesi. Era devastato dal dolore. In seguito, in memoria della sua amata, dipinse “Luci del matrimonio”, raffigurando uno dei momenti più felici della sua vita. Chagall immortalò la memoria di Bella pubblicando un libro di memorie che la figlia Ida tradusse in francese.

8 / “Notte” (1953, collezione privata)

Nel 1948 Chagall tornò in Francia. Finalmente furono pubblicati i libri con le sue illustrazioni: “Anime morte” di Gogol e le “Favole” di La Fontaine. E anche la vita privata dell’artista cambiò. Ida, che già gli aveva fatto conoscere nel 1945 la trentenne canadese Virginia Haggard McNeil, con cui il padre ebbe una relazione di sette anni e il figlio David, nato nel 1946, gli presentò Valentina Brodskij. Questo incontro del 1951 si rivelò fatale: i due si sposarono, fecero un viaggio di nozze nel Mediterraneo e poi si stabilirono a Saint-Paul-de-Vence, vicino a Nizza. Ma, come prima, nel suo cuore c’erano Vitebsk, di cui aveva nostalgia, e una inquieta preoccupazione per il futuro.

9 / “Circo” (1964, collezione privata)

Chagall ammirava il circo fin dall’infanzia, da quando aveva visto gli acrobati esibirsi a Vitebsk. L’artista definiva il circo lo spettacolo più tragico del mondo. Dopo una visita al “Cirque d’Hiver” di Parigi, creò una serie di opere a tema circense e per tutta la vita tornò sempre a questo mondo festoso e grottesco. Al circo ha dedicato due sue opere monumentali: grandi opere murali per il Watergate Theatre di Londra e per il Teatro dell’Opera di Francoforte sul Meno, raffigurando animali, addestratori, clown e acrobati.

10 / “Abramo e i tre angeli” (1960-1966, Museo Nazionale Marc Chagall di Nizza)

Negli anni Trenta Chagall aveva intrapreso un viaggio in Terra Santa. L’esperienza lo impressionò molto e decise di iniziare un progetto di illustrazioni per la Bibbia. Ma il suo interesse per l’argomento andò ben oltre quella singola edizione a stampa. Vetrate, paraventi, incisioni e dipinti legati alla Bibbia divennero uno dei temi chiave dell’artista e in seguito divennero la base del suo museo nella città francese di Nizza. Il dipinto di grandi dimensioni “Abramo e i tre angeli” è la lettura di Chagall del tema della Trinità. La tela entra involontariamente in dialogo con il famoso capolavoro di Andrej Rubljov

LEGGI ANCHE: Le impressioni agrodolci di Chagall sulla vita russa 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese



Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie