Le impressioni agrodolci di Chagall sulla vita russa

Sopra la città, Marc Chagall.

Sopra la città, Marc Chagall.

: Galleria Tretyakov
Scritto nei primi anni Venti, "My Life" è un’autobiografia poetica in cui Chagall cerca di fare i conti con la sua infanzia difficile e la prima età adulta sotto l'Impero Russo. Un’opera che fornisce un raro panorama sui pensieri dell'artista

Marc Chagall nasce il 6 luglio 1887 a Vitebsk (oggi in Bielorussia) in una povera e tradizionale famiglia ebrea. Durante la sua infanzia e giovinezza l'antisemitismo e i pogrom sono comuni nell'Impero russo. Con l’opera "My Life", scritta agli inizi degli anni Venti, l'artista fornisce una visione spensierata della sua vita in Russia.

Chagall condivide molti ricordi piacevoli e riporta interessanti aneddoti storici della sua infanzia, come quando lo zar Nicola II visitò Vitebsk per esaminare i reggimenti che stavano per andare in Estremo Oriente per la guerra russo-giapponese.

“Lungo la strada si incontravano schiere di ragazzi, eccitati e assonnati, che si dirigevano in lunghe file verso i campi ricoperti di neve – scrive –. Dopo aver atteso per ore nella neve alta fino alle caviglie, i ragazzi videro il treno che trasportava il seguito dello zar”

Da lontano egli vide lo zar che indossava una divisa semplice e sembrava "molto pallido".

All'età di 19 anni Chagall si trasferisce a San Pietroburgo, dove diventa allievo del famoso pittore e disegnatore teatrale russo Leon Bakst.

Durante gli studi ha difficoltà economiche e riesce a permettersi solo un posto in doppia. Descrive anche l’incidente in cui il suo compagno di stanza ubriaco avrebbe costretto la moglie a fare sesso minacciandola con un coltello.

"Allora mi resi conto che in Russia gli ebrei non sono gli unici a non avere il diritto di vivere, ma anche molti russi, affollati come pidocchi nei capelli", scrive.

Marc Chagall e la moglie Bella Rosenfeld. Fonte: Getty ImagesMarc Chagall e la moglie Bella Rosenfeld. Fonte: Getty Images

L'artista si rincuora sperimentando una maggiore libertà trasferendosi a Parigi nel 1910. Seppure fosse felice nella capitale francese, Chagall desiderava ardentemente il suo ritorno in Russia, ma il suo amore per le opere di artisti europei lo trattenne in Francia. Dopo una visita al Louvre, con le opere di Manet, Delacroix e Courbet, Chagall "non voleva niente di più".

"Qui al Louvre ... ho capito perché non sono riuscito ad associarmi alla Russia e alla sua arte – scrive –, perché la mia dialettica è a loro estranea"

Il ritorno in Russia

Chagall descrive l’incontro con la sua futura moglie Bella Rosenfeld. "Il suo silenzio è mio, gli occhi miei – scrive –. È come se sapesse tutto della mia infanzia, del mio presente e del mio futuro, come se mi potesse vedere attraverso".

Nel 1914, visita Vitebsk per sposare Bella. Quella che si aspettava fosse una breve visita, si rivela un soggiorno di otto anni finché lo scoppio della prima guerra mondiale non costringe Chagall a rimanere in Russia.

Negli anni successivi, l'artista diventa famoso in tutto il Paese e le sue opere vengono esposte a Mosca e San Pietroburgo.

Dopo la rivoluzione bolscevica, viene nominato commissario delle Arti a Vitebsk e fonda il Vitebsk Art College. Chagall più tardi si trasferisce a Mosca con la moglie, dove sperimenta poco successo professionale. Vista la povertà e la vita difficile in Unione Sovietica, fa domanda per un visto d'uscita nel 1921. Allora inizia a scrivere le sue memorie, mentre sta aspettando di tornare in Francia.

Nonostante la durezza della vita russa e le discriminazioni che Chagall aveva subito, dalla sua autobiografia è evidente che nutriva poco malanimo nei confronti della Russia. Il suo più grande legame, naturalmente, era quello con la sua città natale, Vitebsk, ma comunque si legge un chiaro desiderio di essere accettato da parte del suo paese natale.

Il libro si conclude con i suoi pensieri finali mentre stava per partire per Parigi: "E forse l'Europa mi amerà, e con lei la mia Russia".

Nove decenni più tardi, Marc Chagall è ricordato con affetto in Europa come uno dei più grandi artisti del XX secolo e la Russia lo ha reclamato come uno dei suoi propri figli.

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