Quattro opere di Anton Chekhov da conoscere (e vedere dal vivo a teatro)

Lo spettacolo "Tre sorelle", in scena al Teatro d'Arte Gorkij di Mosca

Lo spettacolo "Tre sorelle", in scena al Teatro d'Arte Gorkij di Mosca

Sergeо Pyatakov/Sputnik
Sebbene Chekhov abbia scritto più di 500 racconti, è conosciuto soprattutto per le sue opere teatrali, messe in scena ancora oggi nei teatri di tutto il mondo

1 / Il gabbiano (1896)

Siamo nella Russia imperiale. Il drammaturgo dilettante Konstantin Treplev mette in scena una commedia da lui scritta nella tenuta di campagna dello zio. Invita la figlia di un vicino, Nina (di cui è innamorato), a interpretare il ruolo della protagonista. Lei sogna di diventare un'attrice, ma i suoi genitori si oppongono. Nina confessa di essere attratta dal teatro come un gabbiano dal lago… E un giorno Treplev spara a un gabbiano e ne porta il corpo morto a Nina. 

Amici e vicini di casa si riuniscono per assistere alla prima dello spettacolo; Nina viene lodata per la sua interpretazione, soprattutto da alcuni uomini che la trovano attraente. Ma il pubblico non apprezza la commedia: tutti la criticano pesantemente, e queste critiche fanno infuriare l’autore. Come conseguenza, Nina accetta le avances di un uomo che le fa i complimenti, e Treplev si convince che l’allontanamento di Nina sia dovuto al fallimento della sua opera. Treplev, alla fine, si toglie la vita. 

In questo dramma in 4 atti scritto nel 1895, Chekhov affronta un tema che svilupperà anche in altre opere, ovvero il declino della nobiltà russa del XIX secolo. 

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L’affresco è quello di una classe fatta di persone che non sono in grado di lavorare, che vivono nelle loro fantasie e hanno sempre meno soldi. Sono perlopiù persone appassionate di arte, che amano recitare, scrivere e comporre… ma non riescono ad ammettere che in realtà non hanno alcun talento. Finiscono per confondere vita e arte, cercano la fama, ignorando i rapporti umani.

Il gabbiano fu messo in scena al Teatro d'Arte di Mosca da Konstantin Stanislavskij e Vladimir Nemirovich-Danchenko nel 1898, riscuotendo molto successo. Chekhov non partecipò alla prima moscovita perché due anni prima l'opera aveva debuttato sul palcoscenico del Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo, fallendo miseramente.

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2 / Zio Vanja (1897)

Lo spettacolo

Non avendo abbastanza soldi per sostenere il suo stile di vita, il professor Serebrijakov è costretto a rimanere nella tenuta della moglie defunta. Vive con la sua nuova e giovane moglie, e Sofja, sua figlia - ormai grande - nata dal primo matrimonio. Lei sospetta che la matrigna abbia sposato suo padre per denaro.

Ivan, zio di Sofja (zio Vanja, per l’appunto; Vanja in russo è diminutivo di Ivan), è invece il fratello della prima moglie di Serebrijakov. Da molti anni si occupa della tenuta che ora Serebrijakov vorrebbe vendere per racimolare dei soldi. Ivan - che fino a prima aveva un buon rapporto con Serebrijakov, ma adesso si è innamorato della sua giovane moglie - tenta di uccidere Serebrijakov… ma i colpi vanno a vuoto. Il professore se ne va insieme alla moglie e nella tenuta restano solo Vanja e Sofja. La nipote lo tranquillizza dicendo che tutte le sofferenze di questo mondo troveranno una ricompensa nell'aldilà…

Chekhov ha definito l'opera come “Scene di vita di campagna”, dove racconta la vita in rovina dei nobili russi della tarda epoca imperiale, il loro atteggiamento arrogante, il disprezzo nei confronti della gente comune che lavora nelle loro tenute. 

Il dramma è incentrato sul fatto che, nonostante lo zio Vanja si prenda sempre cura di tutti (senza dare nell'occhio), e nonostante abbia un animo generoso, resta una persona insignificante per i suoi parenti e amici. L'opera fu presentata in anteprima in alcuni teatri regionali locali e poi, nel 1899, fu messa in scena al Teatro d'Arte di Mosca con grande successo. 

3 / Tre sorelle (1901)

Lo spettacolo

Tre sorelle e un fratello vivono in una città di provincia; il loro padre è morto da un anno e ora pensano a cosa fare della loro vita. La sorella maggiore, Olga, lavora come insegnante; la sorella di mezzo, Masha, è infelicemente sposata; mentre la sorella minore non riesce a trovare la propria strada nella vita, tantomeno un uomo. Molti sono innamorati di lei, ma lei li trova tutti piuttosto noiosi. Queste sorelle di circa 20 anni, colte e istruite, vivono una vita vuota e insignificante, e sognano progetti che non si realizzeranno mai… Al contempo, sono infastidite dal fatto che il fratello abbia sposato una donna comune, e che abbia rinunciato alla scienza. L'opera si conclude con le parole di Olga: "Sembra che tra poco anche noi sapremo per che cosa viviamo, per che cosa soffriamo... Oh, se potessimo saperlo, se potessimo saperlo!".

L'opera non sembra avere una vera e propria trama… Tuttavia è stata rappresentata nei teatri di tutto il mondo. La prima fuori dalla Russia avvenne nel 1901 a Berlino (e in Germania è ancora oggi molto popolare). In termini di genere e personaggi, l'opera era assolutamente rivoluzionaria per il suo tempo, ma ogni regista che la mette in scena riesce comunque a trovare una nuova visione e un collegamento con la vita moderna. 

4 / Il giardino dei ciliegi (1904)

Ljubov Ranevskaja è una nobile proprietaria terriera ormai impoverita. Ha vissuto in Francia per un certo periodo e ha speso tutte le sue ricchezze ereditate dalla famiglia. Le rimane solo una grande tenuta con un bellissimo frutteto di ciliegi, che rischia di essere messo all'asta per pagare i numerosi debiti. La donna è disperata perché questo frutteto, dove lei è cresciuta, era appartenuto a diverse generazioni della sua famiglia. 

In questo contesto Ermolaj Lopakhin, uomo intraprendente con il vezzo degli affari, propone di dividere la terra e di affittare piccoli appezzamenti per guadagnare denaro e ripagare così i debiti. Lopakhin è nipote dei servi della gleba che prestavano servizio nella famiglia della Ranevskaja, e adesso è un ricco mercante. Ranevskaja non riesce a immaginare di abbattere l'inestimabile giardino e sceglie di ignorare quell’idea... Continua a vivere una vita oziosa, pur lamentandosi della sua situazione. Un giorno Lopakhin comunica di aver comprato la tenuta e il frutteto all'asta. È incredibilmente felice di possedere la terra dove suo nonno era schiavo. La commedia si conclude con il suono delle asce che tagliano i ciliegi…

Questa è l'ultima delle "commedie" di Chekhov, come lui stesso amava definirle. Ed è una delle opere teatrali russe più messe in scena nella storia. Fu scritta proprio alla vigilia della prima rivoluzione russa del 1905: in quel periodo, il mondo della vecchia nobiltà imperiale ebbe un brusco risveglio con il nuovo mondo moderno, i suoi sconvolgimenti e i progressi. 

La prima de "Il giardino dei ciliegi" si tenne al Teatro d'Arte di Mosca e il regista Konstantin Stanislavskij parlò del significato dell'opera in questo modo: “‘Il giardino dei ciliegi’ racchiude in sé e nel suo candore fiorito la poesia dell'antica vita aristocratica. Un tale giardino cresce e fiorisce per la moda, per gli occhi di esteti viziati. È un peccato distruggerlo, ma è necessario, perché il processo di sviluppo economico del Paese lo richiede".

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