Il manuale “Il lavoro dell’attore su se stesso”, pubblicato da Konstantin Stanislavskij nel 1936, è ancora oggi un testo di riferimento per tutti gli attori (Foto: Ria Novosti)
Uno dei personaggi più importanti a livello internazionale che sia mai vissuto a Mosca è stato l’attore, regista e innovatore teatrale Konstantin Stanislavskij. Il suo manuale intitolato “Il lavoro dell’attore su se stesso” fu pubblicato nel 1936, appena due anni prima della sua morte, ed è tuttora il testo di riferimento per tutti gli studenti di arte drammatica al mondo. Il suo famoso “metodo” caldeggia uno stile di recitazione naturale e spontanea, da noi oggi dato per scontato, discostandosi moltissimo dalle rigide tradizioni del teatro del XIX secolo. Stanislavskij nacque a Mosca, dove abitò a lungo e dove venne sepolto. E sempre Mosca fu sede dei suoi dibattiti di vasta portata e dei suoi esperimenti.
Il 22 giugno 1897 Stanislavskij si incontrò con Vladimir Nemirovich-Danchenko e dopo un’intera notte di colloqui i due fondarono il Teatro dell’Arte di Mosca. Il vecchio ristorante Stanislavskij Bazaar sulla Nikolskaija Ulitsa, dove si erano dati appuntamento alle due di notte, non esiste più, ma il teatro che nacque da quella famosa cena va ancora alla grande a poche strade di distanza sul Kamergerskij Pereulok. L’anno seguente, il 14 giugno 1898, la compagnia si trovò per le prime prove generali nella vicina cittadina di Pushkino. Con il suo discorso inaugurale, Stanislavskij volle incoraggiare la compagnia a dedicare l’intera vita alla creazione del “primo teatro intelligente, morale e accessibile”. Quelli che seguono sono alcuni luoghi di interesse da visitare a Mosca, tutti riconducibili al grande regista e al suo lavoro.
Fili d’oro e d’argento
Tra le famiglie di commercianti che resero possibile la notevole espansione creativa nella Russia
del XIX secolo ci fu quella degli Alexeyev, industriali del settore tessile specializzati nella produzione di fili
d’oro e d’argento. La casa in cui era nato nel 1863 Konstantin Akexeyev
(che in seguito assunse il nome di Stanislavskij)
era un grande edificio neoclassico, situato in una strada oggi denominata Aleksandr Solzhenitsyn, vicino
Taganka, ben allineata con altri edifici
eleganti di altre agiate famiglie mercantili. Il cugino di Stanislavskij, Nikolai Alexeyev, divenne sindaco di Mosca
nel 1885.
Nella strada accanto, prevedibilmente ribattezzata Ulitsa Stanislavskij, l’elegante e magnifica fabbrica di mattoni rossi dalla facciata curva appartenente alla famiglia Alexeyev è stata convertita in un complesso di uffici. Vale la pena visitare questa zona, quanto meno per osservare l’architettura moderna, insolitamente apprezzabile e di gusto.
L’edificio principale della fabbrica risale al 1912 e oggi ospita un grande bar situato su uno dei lati dell’ampio piano terra a pianta aperta. Le lampade che illuminano la caffetteria, disegnate per assomigliare a rocchetti di fili d’argento, sono un sottile richiamo alle finalità originarie dello stabilimento. Uno degli uffici al piano superiore contiene una gigantesca variante trasparente di una famosa foto della prova generale del “Gabbiano” nel pannello di vetro della finestra. Stanislavskij vi compare seduto accanto al commediografo Anton Cechov, circondato dagli altri membri del Teatro dell’Arte di Mosca. Nel cortile retrostante la fabbrica, uno degli edifici più antichi e decorati è stato riconvertito in teatro nel 2008. Il grande regista lavorò lì negli anni Ottanta dell’Ottocento, fondandovi il suo primo teatro nell’ambito della Società di Letteratura e Arte. Secondo il nuovo regista e responsabile del teatro, Sergei Zhenovac, “Stanislavskij creò qui il suo teatro per evitare che nel tempo libero gli operai si lasciassero andare all’alcool”.
In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Konstantin Stanislavskij, la capitale russa ha messo in agenda una serie di appuntamenti dedicati al grande regista e attore russo. Il programma si apre il 17 gennaio 2013 con una mostra al Teatro MKhat di Mosca. Nella serata del 17 gennaio 2013, inoltre, andrà in scena lo spettacolo “Vne sistemy” (“Fuori dal sistema”), basato su materiale documentaristico. Il 18 gennaio 2013 il teatro ospiterà poi la conferenza internazionale “Stanislavskij nel teatro mondiale”, alla quale prenderanno parte i più importanti esperti di teatro provenienti da diversi Paesi, tra i quali anche l’Italia. Per maggiori informazioni: www.mxat.ru e www.ria.ru
"Il destino è stato
buono con me"
Stanislavskij non dimenticò le sue fortunate origini di
privilegiato. “Il destino è stato buono con me”, scrisse nella sua
autobiografia “La mia vita nell’arte”: “Sono nato nell’epoca in cui si manifestò un grande fermento innovativo nell’ambito
dell’arte, della scienza e dell’estetica. A Mosca ciò fu dovuto in gran misura
ai giovani commercianti, interessati non soltanto alla loro attività, ma anche all’arte”.
L’imprenditore Savva Morozov donò 500mila rubli per allestire il Teatro dell’Arte
di Mosca.
Pur comprendendone la vocazione, la famiglia Akexeyev non vedeva di buon occhio che il figlio si dedicasse alla professione della recitazione, tanto che egli cambiò il proprio nome in Stanislavskij nel 1884. Nondimeno la sua famiglia aveva coltivato il suo amore per il teatro: egli crebbe infatti nell’atmosfera di una fiorente tradizione di commediografi dilettanti. La proprietà della famiglia a Lyubimovka, con il suo teatro ricavato nelle stalle, è purtroppo in pessime condizioni, ma oggi se ne può vedere una ricostruzione all’ultimo piano della sua casa-museo in Leontyevskij Pereulok , dove è anche possibile assistere a un’esibizione del giovane Stanislavskij stesso.
Non è una scuola qualsiasi
Il Teatro Malij – l’edificio
giallastro più piccolo accanto al Bolshoj – ha rivestito un ruolo fondamentale
nello sviluppo del pensiero di Stanislavskij. Nelle sue memorie egli scrisse:
“Il Teatro Malij improntò la nostra vita spirituale. Posso ragionevolmente
affermare di non aver ricevuto un’istruzione al liceo o in una scuola qualsiasi,
ma al Teatro Malij”. Al tempo stesso egli si ribellò contro le convenzioni
teatrali del mimo e del melodramma, abbandonando la Scuola del Teatro di Mosca
dopo poche settimane. Anche il cantante
d’opera Fedor Shalyapin ebbe su di lui
una forte influenza: quando si esibiva
all’Opera Privata, fondata dall’uomo d’affari Savva Mamontov, Shalyapin cantava
con grande trasporto emotivo e credibilità. In seguito Stanislavskij scrisse
che molti elementi del suo metodo li aveva attinti proprio dal lavoro di Shalyapin
.
Ci si può fare un’idea della varietà e della potenza del repertorio di Shalyapin visitando la sua casa museo sul Garden Ring. L’ultimo piano ospita una galleria di costumi di scena e molte fotografie.
Guerra alle convenzioni
Il Teatro dell’Arte di Mosca fu inaugurato nei giardini dell’Ermitage
con un repertorio che comprendeva alcune opere teatrali classiche di
Shakespeare e di Sofocle e, naturalmente,
“Il gabbiano” di Cechov. La prima de “Il gabbiano” nella San Pietroburgo
imperiale era stata un vero disastro e Cechov era stato riluttante a rimetterla
in scena, ma Nemirovich-Danchenko gli scrisse per dirgli che il suo nuovo
teatro era “pieno di nuovi talenti” che volevano far “guerra alle convenzioni”.
L’opera teatrale ebbe così tanto successo che il pubblico insistette affinché
si spedisse un telegramma di congratulazioni
all’autore.
Dopo tutto, siamo
sopravvissuti
Nel museo sovrastante il Teatro MKhAT in Kamergerskij
Pereulok, dove la compagnia si trasferì nel 1902, è possibile ripercorrere la
lunga tradizione del teatro, dalle sue origini fino al turbolento XX secolo.
In una lettera datata 1923, Stanislavskij si lamentava che il teatro fosse diventato enormemente impopolare perché considerato un’istituzione borghese (che paradosso con le sue origini rivoluzionarie!). “Pensano che sguazziamo nei dollari – scrisse - quando in realtà affoghiamo nei debiti fino al collo”. Le opere teatrali di Cechov e di altri intellettuali erano popolari presso “gli esuli russi e i capitalisti americani” e proprio per questa ragione divennero meno popolari presso le autorità sovietiche. In verità ormai Stanislavskij era deluso dalle ininterrotte produzioni di Cechov. “Dopo tutto siamo sopravvissuti”, si dice che abbia detto a Nemirovich-Danchenko in merito alle “Tre sorelle”. “ È impossibile piangere sul fatto che un ufficiale è in partenza e lascia a casa la sua signora”.
Fu più o meno in questo stesso periodo che Stanislavskij si trasferì nella residenza del XVIII secolo in Leontyevskij Pereulok, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. La casa è oggi uno splendido museo con soffitti dipinti, mobili di legno intarsiati e un’atmosfera molto intensa. In ogni stanza ci sono pannelli esplicativi in inglese.
Nel segno del gabbiano
Dopo il trionfo iniziale, il gabbiano divenne il simbolo
della compagnia teatrale. Disegnato e stilizzato sotto l’influenza dell’art
déco dall’architetto Fedor Shekhtel, l’immagine del gabbiano decora le tombe di
molti membri della compagnia del MKhAT sepolti nel cimitero di Novodevichi.
Stanislavskij è nella fila di tombe proprio dietro a quella di Cechov.
L’eredità di Staniskavskij è viva e presente ancora oggi, a Mosca come altrove. Ben tre teatri hanno preso il nome da lui e, cosa più importante, la sua tecnica di recitazione - finalizzata a dar vita a personaggi psicologicamente convincenti sul palcoscenico - non è mai diventata obsoleta.
Gli indirizzi:
La casa-museo di Stanislavskij
Leontyevsky Per. 6, metro Pushkinskaya
Il museo del Teatro dell’Arte di Mosca (MKhAT)
Kamergersky Per. 3, metro Teatralnaya
Il Museo di Shalyapin
Novinsky Bulvar 25, metro Barrikadnaya
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