Nelle più popolari fiabe russe vengono spesso citati degli oggetti speciali che aiutano i vari personaggi a svolgere qualche compito. Vediamo i più comuni...
La zhar-ptitsa (“uccello di fuoco”) e Ivan Zarevich, di Ivan Bilibin
Dominio pubblicoLa zhar-ptitsa (“uccello di fuoco”) con il suo bagliore fiammeggiante è uno dei principali personaggi delle fiabe russe. La sua immagine è usata nell’artigianato tradizionale e nell’arte teatrale. È stato anche il simbolo dell’Eurovision Song Contest 2009, che si tenne a Mosca.
Questo uccello ha molte abilità magiche: la principale è il potere di guarire. Ed è per questo che nelle fiabe c’è spesso una caccia all’uccello di fuoco. Ma in realtà è sufficiente avere una delle sue piume luminose. In alcuni racconti, un personaggio non può nemmeno raccoglierne una senza guanti, perché altrimenti si brucerebbe.
Oltre alle proprietà taumaturgiche, una piuma può essere utilizzata anche come fonte di luce e calore. E, alla fine, si trasforma in oro. Una cosa molto utile, insomma…
Per riportare in vita Ivan Zarevich, il lupo lo annaffia prima con acqua morta e poi con acqua viva. Illustrazione di Ivan Bilibin, 1899
Dominio pubblicoNella maggior parte delle mitologie, di regola, l’acqua simboleggia la vita. Nelle fiabe slave, l’acqua non è solo “viva”, ma anche “morta”. E le due acque venivano usate insieme per riportare in vita un personaggio, che va spruzzato prima con l’acqua “morta” e poi con quella “viva”.
L’acqua morta può sigillare le ferite e rimettere insieme le parti del corpo amputate (sì, le fiabe popolari a volte descrivono cose terribili…).
Il famoso linguista e antropologo sovietico Vladimir Propp (1895-1970) ha spiegato che l’acqua morta simboleggiava il rito della sepoltura e che quest’acqua completava il processo della morte. In seguito, l’acqua viva poteva riportare in vita il personaggio. Se una persona ferita fosse prima spruzzata con acqua viva, avrebbe aperto gli occhi, ma sarebbe rimasta ferita e alla fine sarebbe morta.
Suonatori di gusli, di Viktor Vasnetsov, 1899
Galleria Statale di PermIl gusli era considerato lo strumento musicale slavo più importante. Anche i bogatyri, i guerrieri eroici della tradizione medievale slava orientale, lo suonavano. L’etimologia di “gusli” rimanda ai concetti di “risuonare” e “ronzare”, e il suo suono ricorda il mormorio di un ruscello o il canto degli uccelli.
Nell’epos russo, il “samogudy”, il “gusli che si suona da solo”, senza un essere umano, è spesso menzionato come uno strumento che aiutava i personaggi a difendersi dai loro nemici. Iniziava a suonare con un semplice comando vocale (“Gusli, suona!”) e faceva ballare tutti intorno a loro senza interruzione. In una fiaba, un tale gusli aiuta a liberare Maria Iskusnitsa dalla prigionia di uno zar sottomarino. In un’altra fa sì che un semplice pastore sposi la figlia dello zar, che viene conquistata dal suo modo di suonare.
Sì, nelle fiabe slave c’erano molti oggetti legati alla mela e, in effetti, facevano la stessa cosa di certi noti smartphone moderni… Ad esempio, mostravano persone ed eventi a distanza. Il principio di funzionamento era semplice. Una persona usava il comando vocale, ad esempio: “Mela, rotola su un piatto d’argento e mostrami le città e i campi” (o qualcos’altro che era necessario vedere).
Dobrynya Nikitich, frammento del quadro "I Bogatyry" di Viktor Vasnetsov
Museo RussoEd ecco le armi magiche dei bogatyr. La parola “kladenets” che si trova in “mech-kladenets” (“spada-kladenets”) ha radici comuni con le parole russe “tesoro” (“klad”) e “porre”, “io pongo” (“klast”, “kladú”). Inoltre, alcuni ricercatori sottolineano i legami di questa parola con il termine latino “gladius”, che significa “spada”.
In alcune fiabe, questa spada viene estratta dai bogatyri da tumuli o tombe e, quindi, è collegata al potere soprannaturale del mondo dei morti.
È con l’aiuto di questa spada che gli eroi sconfiggevano Zmej Gorynych, uno stregone a forma di testa enorme (in alcune fiabe è chiamato “Re dello Scudo di Fuoco” o “Chernomor”) e altre creature malvagie.
Una tovaglia che serve da sola colazione, pranzo, cena o uno spuntino leggero, con l’aiuto di un comando vocale. In russo si chiama “skatert-samobranka”. “Skatert” è “tovaglia” e “samobranka” deriva dalle parole “samo” (“da sola”) e o “brat” (“prendere”) o “bran”, che in passato indicava un “tessuto a fantasia”.
In effetti, ha anche un significato terribile. Tutto il cibo è preso dal mondo dei morti, dove non c’è carenza di nulla. Ecco perché una tale tovaglia è molto spesso usata da personaggi malvagi come Baba Jaga o in storie con bambini catturati dai mostri.
A proposito, un oggetto simile è menzionato anche nelle vecchie fiabe europee.
I fratelli Strugatskij, celebri scrittori di fantascienza sovietici, hanno ironicamente realizzato una parodia di una mensa in stile sovietico con tali tovaglie.
Nelle fiabe russe c’è anche un analogo dei moderni navigatori Gps: un gomitolo di filo magico. Quando i personaggi delle fiabe chiedevano dove dovessero andare, spesso veniva risposto loro: “Vai non so dove”. E un gomitolo di filo li aiutava ad arrivare in questo strano posto. Rotolando, mostrava la direzione giusta ed era molto comodo. Questa cosa, tuttavia, molto spesso portava nel mondo dell’aldilà, dove venivano tenuti i bambini rapiti.
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