“Scompartimento N. 6”, il road-movie che ci porta in viaggio su un treno russo negli anni ‘90

“Scompartimento N. 6” / STV, 2021
Già acclamato dalla critica, premiato al Festival di Cannes 2021, è ora in corsa per gli Oscar. Un film dolce e amaro, come la vita, che attraverso l’incontro tra due persone sconosciute e opposte, ci invita al viaggio, ma non in prima classe

Il film del regista finlandese Juho Kuosmanen è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2021, dove ha vinto il Gran Premio della giuria, collezionando una marea di recensioni positive. Attualmente è proiettato nei cinema di Francia, Svizzera, Finlandia e Italia, e dovrebbe uscire negli Stati Uniti e nel resto d'Europa all'inizio del 2022.

“Scompartimento N. 6”, che vede tra i protagonisti uno degli attori russi più promettenti, Jurij Borisov, è in corsa per gli Oscar, candidato come “Miglior film straniero”.

Un tuffo nella Russia post-sovietica

Intendiamoci, “Scompartimento N. 6” non ha niente a che vedere con uno dei racconti più toccanti della letteratura russa, “La corsia N. 6” di Anton Chekhov, ambientato in un vecchio manicomio. 

Si tratta di un road-movie girato con poetica autenticità, con un tocco di empatia e di gentile umorismo, che trasporta lo spettatore nella Russia post-sovietica degli anni ‘90. 

Nel film di Juno Kuosmanen riecheggia lo stile crudo di Aleksej Balabanov, autore di “Brat”, considerato uno dei film più importanti mai realizzati nella Russia post-sovietica. Non c’è da stupirsi, infatti, che il produttore di “Scompartimento N. 6” sia Sergej Seljanov, quello stesso produttore russo anticonformista che ha lavorato a fianco di Balabanov in tutti i suoi film, compresi “Brat” e “Brat 2”. 

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Il cineasta finlandese, nuova promessa del cinema europeo, è riuscito a riportare indietro le lancette dell’orologio, ricreando nel suo film un’atmosfera di spericolata libertà e di apertura al mondo, tipica della prima realtà post-sovietica. Lo spirito temerario degli anni '90 che si impose dopo il crollo dell'URSS viene ritratto attraverso una rara combinazione di onestà e autentica umanità. E quando partono le note di “Voyage, voyage”, tormentone musicale di fine anni ‘80, firmato dal cantante francese Desireless, estremamente popolare anche in Unione Sovietica, tutto sembra estremamente vero.  

Il carattere russo, così com'è

Siamo negli anni ‘90. E un gruppo di intellettuali sta dando una festa in uno spazioso appartamento di Mosca. Felici e alticci, parlano dei romanzi di Viktor Pelevin, cercano di indovinare le citazioni tratte dai suoi libri e sollevano domande filosofiche sul senso della vita. Laura (interpretata dall’attrice Seidi Haarla), una studentessa finlandese di archeologia, condivide questo appartamento bohémien con Irina, la sua fidanzata sexy e chiacchierona, docente di letteratura. È l'ultima festa di Laura a Mosca. Dopo una notte d'amore, lei e la sua ragazza dovrebbero andare a vedere alcuni antichi petroglifi (pitture rupestri) nella città portuale artica di Murmansk, a circa 2.000 km dalla capitale russa. Ma Irina scarica Laura all'ultimo minuto e la giovane finlandese, che parla correntemente il russo, sale sul treno da sola.

Divide lo scompartimento N. 6 con un minatore russo, maleducato e cafone: Lyokha, che fuma come una ciminiera e beve come una spugna. È odio a prima vista, e Laura ce la mette tutta per allontanarsi da lui e dalle sue barzellette sporche, finché non si rende conto che i suoi sforzi sono del tutto inutili. Quel rude ragazzo russo alla fine si rivela una persona sensibile, sentimentale e compassionevole, che ha bisogno di amore. Laura e Lyokha sviluppano una certa chimica, e trovano un linguaggio comune: entrambi sono amari, bisognosi e desiderosi di essere amati.

Proprio come il personaggio di culto di Aleksej Balabanov, Danila Bagrov, che è diventato la voce della generazione post-sovietica degli anni '90, anche il protagonista di questa storia è una specie di anti-eroe, la cui vita è destinata a deragliare a meno che non avvenga un miracolo (ai russi piace rischiare e notoriamente ripongono la loro speranza nell'“avos” , che potrebbe essere interpretato come l'aiuto di Dio o un colpo di fortuna).

Le persone sono raramente quello che sembrano e Lyokha non fa eccezione. A un esame più attento, il personaggio russo principale di “Scompartimento N. 6” si rivela l'epitome della compassione disinteressata e dell'altruismo, sempre pronto a dare una mano, anche a una sconosciuta. Laura, d'altra parte, è l'incarnazione della freddezza nordica, della solitudine e dell'incertezza. La cosa divertente è che gli opposti si attraggono e i due giovani, entrambi bisognosi di una pausa dalla loro solitudine, vivono alcuni dei migliori momenti della loro vita su un treno sporco, malandato e puzzolente, correndo in una bufera di neve verso un futuro indefinito. “Arrivare” è una vera sfida. E non c'è da stupirsi che uno dei personaggi reciti questa frase: “Per capire te stesso, devi capire il tuo passato”. “Scompartimento N. 6” è una storia di ricerca: ricerca di sé e ricerca dell'anima. Malinconico in superficie, si rivela pieno di promesse e di speranze. 



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