Cos’è l’“avos” russo e perché si spera in lui nelle situazioni più complicate?

Getty Images, Russia Beyond
Questo concetto, tanto difficile da tradurre in altre lingue e in altre culture, gioca un ruolo chiave nelle esistenze dei russi, tanto da essere una delle componenti che plasmano il carattere nazionale

La parola russa “avós” (“авось”) è estremamente difficile da tradurre nelle altre lingue: ha infatti molte sfumature di significato e una connotazione emotivo-culturale non semplice da trasmettere. A cercarla sul dizionario russo-italiano si hanno come risultati “forse” e “magari”, e per l’espressione “na avós” (“на авось”) “a casaccio” e “senza riflettere”. Inutile dire che sono assolutamente insufficienti per rendere il senso di questo termine, visto che per i russi l’avos è sempre un’espressione che contiene la “speranza di riuscire”, specie quando le ragioni razionali del successo di un’impresa sono poche o inesistenti. È una sorta di speranza (in russo: надежда; nadézhda), anzi, di “ferma speranza” (in russo: упование; upovànie); quasi di fede, in un aiuto dall’alto; da forze soprannaturali.

“Avos” è sia una particella che un sostantivo. Come particella, “avos” significa, come abbiamo già detto, “forse”, “magari”, ed è usata da chi parla esprimendo una speranza: “авось не поймают” (“avos ne pojmajut”) “forse non ci prenderanno” (esprime la speranza di non essere catturati). Anche come sostantivo “avos” ha un significato di “speranza”, ma come “fortuna casuale”, che non si è fatto nulla per meritarsi, e a dispetto del fatto che ci siano poche vere possibilità che si realizzi.

Uno studente che non ha quasi aperto libro e che si presenta comunque all’esame confida nell’avos. Il criminale che rapina un negozio pensa “авось не поймают” (“avos ne pojmajut”); spera insomma di non essere beccato sul fatto e arrestato. Un marito ubriaco torna a casa e spera che la moglie non se ne accorga (“авось жена не заметит”; “avos zhenà ne zametit”). I pescatori che vanno a pescare lungo un fiume in primavera avanzata, quando ormai è molto pericoloso, sperano che il ghiaccio non si rompa: “авось лед не тронется”; “avos ljod ne tronetsa”.

La parola ricorreva di frequente nella vita dei contadini. Il contadino russo basava letteralmente tutto sull’avos: seminava “авось что прорастет” (“avos chto prorastjot”) nella speranza che crescesse, si preparava all’inverno “авось хватит запасов еды” (avos khvatit zapasov edy”) nella speranza che le riserve di cibo fossero sufficienti”, e sempre puntando sull’avos giocava soldi alle carte, e chiedeva un prestito dopo l’altro, nella speranza di poter un giorno restituire quelle somme.

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Perché i russi confidano nell’avos?

L’“avos” ha sempre significato speranza in Dio o comunque in una forza superiore. I russi sono molto superstiziosi, quindi è impossibile per loro dire semplicemente “quando germoglierà il grano”, perché si pensa che così si possa essere di cattivo auspicio; “dare il malocchio”. Aggiungere “avos” è come dire “se Dio vorrà, quando germoglierà il grano…”.

Anche i nobili usavano questa parola. Il grande scrittore Ivan Turgenev scrive in una lettera: “Avos [forse] Dio mi aiuterà a partire da qui venerdì, e avos [magari] ci vedremo sabato”. Non c’erano ostacoli insuperabili per i quali Turgenev non potesse partire di venerdì e arrivare a destinazione al sabato, ma in un certo senso proteggeva le sue parole dal malocchio; dalla iettatura (in russo: “сглаз”; sglaz). Sembra dire: “Se Dio vuole, arriverò a destinazione”, “Se Dio vuole, vivrò fino a incontrarti”.

A proposito, ricordate le famose borse della spesa a rete sovietiche? Celebrate per il loro design pratico e bello, ora sono di nuovo popolari a causa della tendenza al rifiuto dei sacchetti di plastica.  Sono infatti eco-friendly. Ma la parola “avóska” (“авоська”), che indicava quella borsa, è nata come una sorta di satira. Con queste borse in tasca, molto poco ingombranti, la gente andava al bazar e nei negozi sovietici, spesso sforniti di generi anche di prima necessità, nella speranza di poter comprare qualcosa. Insomma, i cittadini si basavano anche in quel caso sull’avos, da cui il nome “avoska”. “Авось-ка я что-нибудь в ней принесу” (“Avos-ka ja chto nibud v nej prinesù”; “Forse ci metterò qualcosa dentro)”, diceva in un celebre monologo il comico sovietico Arkadij Rajkin (1911-1987), incredibilmente popolare. I russi adorano attirare la fortuna.

L’“avos” funziona?

Con la parola “avos” ci sono molti detti e proverbi, indirizzati a mettere in guardia chi ripone troppe una speranze infondate in poteri superiori sconosciuti, che dovrebbero portare la fortuna al momento giusto. Alcuni esempi? “Держись за авось, поколе не сорвалось” (“Derzhis za avos, pokole ne sorvalos”; “Reggiti all’avos, finché non si strappa”); “На авось казак на конь садится, на авось его и конь бьет” (“Na avos kazak na kon saditsa, na avos ego i kon bjot”; “Con l’avos il cosacco si mette in sella e con l’avos prende un calcio dal cavallo”) e diversi altri. Tutto ciò fa rima con un altro proverbio molto popolare oggi: “На бога надейся, да сам не плошай” (“Na boga nadejsja, da sam ne ploshaj”), il corrispettivo russo di “Aiutati che Dio t’aiuta”.

I russi sono capaci di non andare dai medici per anni, sperando “na avos” che i loro malanni passino da soli. E recentemente, anche il presidente Vladimir Putin in un suo discorso alla nazione ha detto che ormai non è tempo di confidare nell’“avos” nella situazione della pandemia di Covid-19.

Ma la cosa più interessante dell’“avos” russo è che spesso funziona! È così che gli studenti impreparati si imbattono in domande sulle poche cose che sapevano e tornano a casa con un bel voto!

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