La maggior parte della letteratura russa della prima metà del XIX secolo si concentra su personaggi maschili, mentre le donne agiscono come “accessori” e, per la maggior parte, si struggono per qualche amore sfortunato.
La “ragazza alla Turgenev” è diventata un topos letterario e un’espressione passata poi nel linguaggio comune, in un’accezione un po’ semplificata che rimanda a “una persona fine e commovente dalle guance rosse”, ma che è sotto sotto una donna forte e indipendente.
Al suo cospetto gli uomini appaiono smidollati, e incapaci di prendere decisioni. Asia dell’omonimo racconto o Elizaveta Kalitina di “Un nido di nobili”, o Natalja Lasunskaja del romanzo “Rudin” sono tutte l’immagine di ragazze russe ben educate, cresciute in tenute di campagna e per questo non impacciate con le convenzioni mondane. Sono capaci di passi importanti per il loro amore, e sono in grado di capire la vera natura degli uomini che incontrano, anche dietro alle maschere che cercano di mostrare loro.
Ma Turgenev non manca di prendersi un po’ gioco di queste dame così emancipate: la Kukshina del romanzo “Padri e figli” ha una personalità quasi caricaturale. Fuma, si comporta in modo innaturale, cercando di assomigliare a un uomo, e legge disordinatamente libri colti che cita a sproposito.
La Russia del XIX secolo era un Paese letteraturacentrico, che apprendeva le notizie dai romanzi. Nel celebre “Padri e figli”, Turgenev sollevò per la prima volta un problema che ha avuto sempre grande risonanza in tutti i tempi e in tutte le culture: il contrasto tra padri e figli; tra diverse generazioni che non si capiscono mai l’un l’altra.
Questo romanzo di viva attualità aprì gli occhi del pubblico anche sull’esistenza dei nichilisti: persone che negavano e la religione e le regole di comportamento tradizionali della società e persino l’esistenza dell’amore (“solo chimica, niente di più”).
Inoltre, Turgenev introdusse il concetto di “uomo superfluo”. Si tratta di un intellettuale scettico, che sente una sua superiorità rispetto a chi lo circonda. Lo scrittore lo delinea in molte opere e hanno queste caratteristiche sia il Bazarov di “Padri e figli” che il Lavretskij di “Un nido di nobili”, che il Chulkaturin del “Diario di un uomo superfluo”.
La lotta per i diritti dei servi della gleba (veri e propri schiavi) fu definita da Turgenev la missione della sua vita. Nella raccolta di racconti “Memorie di un cacciatore” lo scrittore solleva per la prima volta il tema del popolo russo oppresso, liricizzando la vita delle persone semplici, dal cuore buono e amanti del lavoro, e descrivendo le loro terribili sofferenze a causa dei tirannici padroni terrieri.
La raccolta dette a Turgenev una incredibile popolarità, ma il governo impedì la ristampa dell’opera e il censore che aveva permesso la prima uscita del libro fu licenziato in tronco per ordine diretto dello zar Nicola I.
Già dopo l’abolizione della servitù della gleba nel 1861, il tema del popolo oppresso fu portato avanti da un altro grande classico, lo scrittore Nikolaj Nekrasov, amico di Turgenev e redattore della rivista “Sovremennik” (“Il Contemporaneo”), sulla quale era stato pubblicato il primo racconto delle “Memorie di un cacciatore”.
Turgenev era dieci anni più vecchio di Tolstoj. Era già uno scrittore serio e famoso quando il giovane Lev muoveva i primi passi nella sua carriera letteraria. Dopo aver letto il manoscritto autobiografico di “Infanzia”, scrisse che il giovane Tolstoj aveva “un talento promettente” e chiese di trasmettere un saluto e un applauso all’autore. Dopo l’uscita del secondo tomo, “Adolescenza”, Turgenev scrisse che Tolstoj era ormai “nelle file dei nostri migliori scrittori”.
Tolstoj a sua volta si inchinò di fronte alla maestria letteraria di Turgenev, in particolare per la sua capacità di descrivere la natura e per l’amore con cui ritrae la gente semplice. Nei suoi diari Tolstoj appunta che dopo aver letto “Memorie di un cacciatore” per lui era persino difficile scrivere.
Turgenev studiò a Berlino, viaggiò molto, poi visse a Baden-Baden e a Parigi, tenne corrispondenza e si frequentò con i principali scrittori occidentali: Dickens, Hugo, Maupassant, Flaubert e molti altri. All’Europa, che non sapeva leggere in russo, Turgenev parlò della letteratura russa e del genio di Pushkin e di altri scrittori.
Allo stesso modo, fece conoscere ai lettori russi diversi autori occidentali: tradusse Byron e Shakespeare, e si lamentò del fatto che i drammaturghi non riuscissero a uscire dall’ombra del grande bardo e a smettere di imitarlo.
A proposito, lo stesso Turgenev fu anche un drammaturgo di successo, e i teatri russi mettono ancora in scena diverse due opere. Nel 2014 in molti festival del cinema europei è stato inoltre proiettato il film “Due donne”, della regista Vera Glagoleva, tratto dalla pièce di Turgenev “Un mese in campagna”, con, nel ruolo di protagonista, il britannico Ralph Fiennes, che per l’occasione ha anche studiato il russo.
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