La nuova scultura di Urs Fischer a Mosca ha fatto arrabbiare i moscoviti

La scultura "Grande Argilla numero 4" di Urs Fischer a Mosca

La scultura "Grande Argilla numero 4" di Urs Fischer a Mosca

Gleb Leonov
Il problema è che la forma dell’opera, che rappresenta dell’argilla appena sgrossata dalle mani dell’artista, a molti ricorda una “deiezione”. Anche se, nei commenti sui social, i cittadini indignati usano termini meno forbiti

Non è da poco che Mosca aspetta l’inaugurazione del GES-2, il nuovo Centro delle Arti della V-A-C Foundation for Contemporary Art, di proprietà del miliardario russo Leonid Mikhelson. Nel 2014, per dare una sede al centro, Mikhelson ha acquistato l’edificio di una centrale elettrica dismessa nel centro di Mosca, sul lungofiume Bolotnaja. L’autore del Centre Pompidou di Parigi e di molti altri musei nel mondo, il premio Pritzker Renzo Piano, si è impegnato a ricostruire l’edificio e l’area circostante. Il progetto è stato approvato personalmente anche dal sindaco di Mosca Sergej Sobjanin.

L’inaugurazione è stata poi posticipata di un anno a causa della pandemia di Covid-19, e per scaldare l’atmosfera gli organizzatori hanno deciso nel 2021 di installare un oggetto d’arte pubblica sul lungofiume già restaurato. Si tratta della scultura alta 12 metri “Big Clay n. 4” (ossia: “Grande Argilla numero 4”) del famoso artista svizzero Urs Fischer, un pezzo ingrandito di argilla, deformata dalle mani dello scultore. Tuttavia, i residenti della capitale e gli haters sui social network non hanno apprezzato molto il suo lavoro.

Cosa c’è che non va nella scultura Big Clay?

Secondo i critici d’arte, la scultura glorifica la materia prima e tutte le future opere che ne potranno derivare. “Questo comune materiale di lavoro, rappresentato in grandi dimensioni, all’inizio dell’acquisizione di una forma concepita, è un segno di incompletezza, trasformazione e formazione”, hanno affermato i rappresentanti della V-A-C Foundation in un’intervista alla Tass.

Le interpretazioni delle opere d’arte moderna possono essere diverse, tuttavia, e molti utenti dei social network hanno visto nell’opera un mucchio di escrementi. “Sembra solo una pila di 12 metri di merda non molto ordinata”, ha scritto il comico e presentatore televisivo Maksim Galkin sul suo Instagram ancor prima che il monumento fosse inaugurato. Centinaia di tali commenti sono apparsi sui social network dopo la cerimonia.

La controversa statua sul lungofiume Bolotnaja

La maggior parte delle critiche è stata espressa da “persone comuni”, tuttavia, la scultura ha causato una reazione negativa anche da parte di personalità del mondo dell’arte. “Hanno accumulato una pila di merda a Mosca!”, si è espressa in modo colorito la famosa fotografa e stilista Ekaterina Rozhdestvenskaja. “L’autore è un certo Fisher, che ha chiamato la sua cacata ‘Grande Argilla numero 4’, dicendo che stava impastando l’argilla tra le mani e si è innamorato della composizione così com’era! Bene, ecco il risultato, potete vederlo da soli”, ha scritto la Rozhdestvenskaya sul suo Facebook, ammettendo di non aver ancora visto la scultura dal vivo, perché in quel momento era all’estero.

La polemica di tutti gli insoddisfatti è stata ironicamente sintetizzata sul suo Facebook dal critico di architettura Grigorij Revzin: “Ci hanno cacato addosso! A tutti! Chi? Con quale diritto? E il governo che fa?”

Anche Revzin ritiene che la scultura sia piuttosto banale, ma lo scandalo fa parte del piano e, da questo punto di vista, l’opera è stata un successo. Ha anche ricordato agli inesperti la scandalosa avanguardia russa. “Poco più di un secolo fa, l’arte ha inaugurato la strategia dello ‘schiaffo al gusto del pubblico’. Cioè, ha deliberatamente iniziato a provocare nel cittadino medio emozioni negative, e la forza delle reazioni di rigetto è diventata un criterio per valutare la qualità del lavoro”.

Il monumento rappresenta un pezzo di argilla lavorata dalle mani dello scultore

Lo scandalo intorno all’opera, secondo gli esperti, è generalmente parte integrante dell’arte contemporanea. “Questa è una provocazione deliberata (e di grande successo) di Urs Fischer, e il modo con cui fa infuriare i commentatori la dice lunga sul successo dell’operazione”, ha scritto su Facebook il critico d’arte Dmitrij Pilikin. “Il fatto che faccia arrabbiare così tanto l’uomo medio è la prova della sua qualità”.

Perché l’arte contemporanea non piace in Russia

Ivan Polisskij, l’organizzatore del più grande festival di land art in Russia, “Arkhstojanie”, crede però che V-A-C Foundation abbia scelto la strategia sbagliata. “Non puoi ignorare il tuo popolo. Sarà anche fatto così, ma non puoi dargli in risposta una merda, dovresti creare in lui il desiderio di andare nei musei e di non predicare ideologie anti-artistiche”, ha scritto Polisskij su Facebook.

L’opera di Urs Fischer è diventata una vera cartina di tornasole dell’atteggiamento nei confronti dell’arte contemporanea in Russia. In precedenza la scultura è stata esposta a New York e a Firenze, in Piazza della Signoria, proprio davanti  al “David” di Michelangelo, ma la gente del posto non è diventata isterica.

Sullo sfondo, il monumento alto 98 metri dedicato a Pietro il Grande

Anna Narinskaja, che scrive di cultura e società, ha cercato una risposta al motivo per cui i moscoviti si sono sentiti così offesi da “Big Clay”. Non è rimasta sorpresa dalla reazione di odio e, secondo lei, l’opera fa il paio con il monumento a Pietro il Grande di Zurab Tsereteli sempre in zona Bolotnaja, uno dei monumenti più odiati dai moscoviti. “La scultura sta salendo sul podio dei monumenti più detestati”, ha scritto nel suo articolo su “Novaja Gazeta”.

La polemica su “Big Clay” è andata oltre i commenti sui social. La società russa è stata letteralmente divisa e l’ondata di odio ha costretto anche le autorità a reagire.

“Tutto ciò che offende i sentimenti dei residenti e degli ospiti della capitale, non dovrebbe essere esposto al pubblico”, ha affermato Mikhail Lermontov, capo del Consiglio pubblico del Ministero della Cultura, in un’intervista alla Tass. Ha anche promesso di portare la questione in discussione alla Camera pubblica di Mosca.

Il caso con l’opera di Fischer non è l’unico recente scandalo legato all’arte contemporanea. In una Russia in cui il senso estetico è stato per molti anni allevato dal realismo socialista sovietico, con immagini estremamente comprensibili, tutto ciò che è nuovo e che richiede interpretazione e analisi, di regola, provoca reazioni negative. (E, come ha notato Rezvin, qualsiasi grande progetto scultoreo è criticato oggi in Russia, che si tratti del Memoriale di Rzhev o del monumento al creatore del fucile d’assalto AK-47, Mikhail Kalashnikov).

La mostra

Uno degli scandali che ha fatto più rumore negli ultimi anni è scoppiato sulla mostra all’Ermitage del belga Jan Fabre, le cui opere erano state esposte al Louvre, alla Biennale di Venezia e in centinaia di altre prestigiose sedi. I pietroburghesi si sono offesi per il fatto che tra i dipinti classici dell’Ermitage apparissero i “cadaveri di animali” di Fabre.


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