Cinque cose da sapere su Ivan Bunin, il primo russo a vincere il Premio Nobel per la letteratura

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Questo continuatore della tradizione classica sapeva, con il suo stile unico, condurre il lettore nei meandri più profondi dei sentimenti umani, ed è noto soprattutto per i suoi racconti e romanzi di tema amoroso. Radicalmente antibolscevico, visse in esilio l’ultima parte della sua vita

1 / Frequentò solo pochi anni di scuola

Ivàn Bùnin (1870-1953) in Russia è considerato un intellettuale e uno scrittore dallo stile raffinatissimo, tuttavia non solo non aveva studiato all’università, ma neanche al liceo, e aveva solo frequentato qualche classe del ginnasio. Il futuro scrittore nacque nel 1870 a Voronezh, 525 chilometri a sud di Mosca, e suo padre lo mandò in un ginnasio maschile nella città di Elets. Cinque anni dopo, il ragazzo andò nella tenuta di famiglia per le vacanze di Natale e non tornò mai più a scuola.

Tuttavia, sarebbe ingiusto affermare che Bunin era poco istruito. Fin dalla tenera età, crebbe in una famiglia in cui Pushkin era citato a memoria. E, come ogni bambino nobile che si rispettasse, aveva un istitutore, che svolse il suo lavoro alla perfezione: non solo il ragazzo aveva buone letture, ma imparò diverse lingue, incluse il latino e l’inglese. Questo in seguito sarebbe stato di grande aiuto per lo scrittore alle prime armi, che, per la traduzione di “The Song of Hiawatha” dello statunitense Henry Longfellow, ricevette i primi plausi della critica e il primo significativo premio letterario.

Ivan Bunin aveva due fratelli e una sorella (in totale sua madre ebbe nove figli, ma cinque morirono da piccoli). Dopo l’inglorioso abbandono del ginnasio da parte di Ivan, fu il maggiore dei fratelli, Julij, a occuparsi dell’istruzione del ragazzo, di cui era più grande di 13 anni. Si rese subito conto che Ivan non capiva la matematica e ne aveva persino paura, così scommise sulle discipline umanistiche. E ebbe ragione.

2 / Divenne famoso inizialmente come poeta

Per i bambini nobili, comporre poesie era abbastanza comune: la capacità di mettere qualche verso in rima faceva parte dell’etichetta. Bunin iniziò a scrivere poesie abbastanza presto, e quando aveva 15 anni, una delle sue composizioni venne pubblicata su una rivista letteraria.

Per qualche tempo, Bunin provò a lavorare come redattore, ma non era uno che riusciva a star fermo a una scrivania: era assetato di vita, si spostava di città in città, viaggiava un sacco. Alla fine, in cerca di fama e guadagni letterari, partì alla conquista di San Pietroburgo e Mosca.

Andò rapidamente d’accordo con l’élite poetica e letteraria di entrambe le città, parlò con poeti simbolisti alla moda, incontrò Anton Chekhov e andò a visitare il già leggendario Lev Tolstoj (in provincia aveva frequentato molti seguaci del tolstoismo). 

A Mosca, Bunin divenne membro del circolo letterario “Sredà” insieme a scrittori famosi del suo tempo come Maksim Gorkij e Leonid Andreev. Eppure lui non aveva ancora alcuna gloria letteraria.

Iniziarono a parlare di lui solo dopo la pubblicazione della raccolta di poesie in stile simbolista “Listopad” (“Листопад”; ossia “La caduta delle foglie”) nel 1901. Alcuni critici consideravano le sue poesie monotone, troppo simili alla poesia del XIX secolo, e lui non troppo dotato di talento. Tuttavia, la giuria del Premio letterario Pushkin riconobbe nelle poesie di Bunin “un bellissimo linguaggio figurativo, non preso in prestito da nessuno”, e gli conferì il prestigioso riconoscimento.

3 / Visse in povertà e si sposò tre volte

Veniva da una famiglia nobile impoverita, inoltre, era il figlio maschio più giovane, quindi non ereditò niente. Fin dalla tenera età cercò di guadagnarsi da vivere da solo, ma senza grosso successo. Viveva in povertà, chiedeva soldi al fratello maggiore, e si vergognava molto della sua posizione. Tuttavia, la passione per i viaggi era così grande che Bunin si licenziava continuamente dai posti di lavoro e partiva per nuove mete, prendendo denaro in prestito. E questo andazzo proseguì per un periodo piuttosto lungo della sua vita.

La prima “moglie non sposata” di Bunin è considerata l’emancipata e intelligente Varvara Pashchenko, che lavorava con lo scrittore nella stessa rivista di provincia. I genitori di lei non acconsentirono al matrimonio, quindi la coppia visse in povertà. Bunin, però, si lasciò trasportare dalla vita sociale e continuò i suoi vagabondaggi. Varvara non resistette, e lo lasciò nel 1894.

Alcuni anni dopo, a Odessa, Bunin incontrò la figlia di un ricco greco, direttore di una rivista locale, Anna Tsakni, e si sposò ufficialmente. Bunin visse con la sua giovane moglie solo per un paio d’anni, continuando a chiedere soldi a suo fratello, perché era imbarazzato a chiederli al suocero.

Durante un’altra avventura del suo continuo girovagare, a Mosca Bunin incontrò Vera Muromtseva, a casa di lei durante una serata di poesia. Ancora una volta, prendendo in prestito denaro da un amico, lo scrittore la portò in viaggio. Visitarono la Palestina, l’Egitto e Ceylon. Durante questo tour, lui scrisse celebri racconti come “Il signore di San Francisco” (“Господин из Сан-Франциско”; “Gospodìn iz San-Frantsisko”), “Un respiro leggero” (“Легкое дыхание”; “Ljogkhoe dykhanie”), e molti altri. Vennero accolti dalla critica con entusiasmo, e iniziarono a essere ampiamente discussi.

4 / Diventò un “grande scrittore” soltanto in esilio

Bunin era a Mosca quando scoppiò la Rivoluzione. Fu colpito dalle rivolte, dagli spari e iniziò a tenere un diario dettagliato, che in seguito pubblicò con il titolo “Giornate maledette” (“Окаянные дни”; “Okojannye dni”). Molti dei suoi colleghi scrittori accolsero la Rivoluzione con entusiasmo, ma non lui. Non accettando i bolscevichi, Bunin e Vera lasciarono Mosca, e su treno stracarico di profughi, raggiunsero Odessa.

Scoppiò la Guerra Civile e Bunin lavorò nel dipartimento di propaganda del generale bianco Anton Denikin, che era al comando dell’esercito volontario anti-bolscevico che operava nel Sud della Russia. Dopo un anno e mezzo di conflitto, era ormai chiaro che i bolscevichi stavano vincendo. E nel gennaio 1920, Bunin e la Muromtseva salirono a bordo di un piroscafo pieno di persone in fuga e lasciarono la Russia per sempre.

La coppia raggiunse Parigi, dove Bunin iniziò a scrivere molto attivamente. Le sue opere cominciarono a essere pubblicate da riviste e case editrici di emigrati russi in tutta Europa, e la penuria di denaro fu solo un vecchio ricordo.

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In 33 anni della sua vita in Francia, Bunin non imparò il francese: la comunità degli emigrati russi era vasta. Dagli anni Venti, gli “scrittori russi in esilio” che vivevano a Parigi, tra cui Ivan Shmelev, Dmitrij Merezhkovskij, Konstantin Balmont, iniziarono a nominare i loro candidati al Premio Nobel per la letteratura. Di conseguenza, fu Bunin a diventare il primo scrittore russo a ricevere l’ambito riconoscimento. Era il 1933  e nelle motivazioni si legge “per la precisione artistica con la quale ha trasposto le tradizioni classiche russe in prosa”.

5 / È l’autore delle migliori opere della letteratura russa sull’amore

Se state cercando di leggere qualcosa a tema amoroso della letteratura russa, un libro di Bunin è quello che vi ci vuole. Le sue storie eleganti e liriche sono piene di simbolismo. Le donne nelle sue opere sono persone effimere e misteriose, di gran lunga al di sopra degli uomini. Non sono più le giovani donne caste della letteratura del XIX secolo, ma bellissime creature nate per un amore fugace e luminoso.

Le sue opere principali sono i romanzi brevi “La vita di Arsenjev” (“Жизнь Арсеньева”; “Zhizn Arseneva”) e “L’amore di Mitja” (“Митина любовь”; “Mitina ljubov”), e i racconti “Le mele di Antonov” (“Антоновские яблоки”; Antonovskie jabloki), “Un respiro leggero”; (“Легкое дыхание”; “Ljogkhoe dykhanie”). Uno dei vertici della sua creatività è poi la raccolta di racconti “Viali oscuri” (“Тёмные аллеи”; “Tjomnye allei”). In tutte queste opere, Bunin è un innovatore: sembra che metta in prosa poesie liriche, approfondendo le sfumature dei sentimenti e delle esperienze dei protagonisti.

Molto è stato tradotto in italiano del corpus delle opere di Ivan Bunin, ma molto è anche fuori catalogo, esaurito, e di difficile reperibilità in commercio. Tra le edizioni più recenti, che sicuramente potrete trovare in libreria segnaliamo: “Il signore di San Francisco e altri racconti”, Adelphi, 2020, nella traduzione di Claudia Zonghetti, e “Il villaggio”, Corbaccio, 2019. Si trovano poi: “A proposito di Čechov”, Adelphi (2015, Claudia Zonghetti) in cui racconta la sua frequentazione con il grande scrittore (qui la riduzione teatrale su Rai Radio3). E infine “L’ombra di Huma: poema di un viaggiatore: Turchia, Grecia, Egitto, Palestina, Libano”; il resoconto di uno dei celebri viaggi di Bunin; Lemma Press, 2017, nella traduzione di Ugo Persi. Per tutto il resto, dovrete cercare in biblioteca o sul mercato dell’usato.


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