Ecco tutte le buone ragioni per guardare la serie tv russa “Mylodrama”

Ilya Kulikov / Legio Felix, 2019
Già distribuita in alcuni Paesi su Amazon Prime, questa commedia, parodia brillantissima e spietata del mondo della televisione, in Russia è un cult come “Boris” in Italia

È una parodia feroce del mondo della tv

L’audace commedia russa dall’umorismo nero “Mylodrama”, fin dai primi minuti rende esplicito su cosa ruoterà la trama e cosa aspettarsi. I fondatori di un canale tv, a cui nel tempo è rimasto in mano solo il 30 per cento delle azioni, decidono di riacquistare il pacchetto di maggioranza con una truffa: far cadere tanto in basso il livello delle trasmissioni da creare una crisi che deprezzi il valore delle azioni, permettendo loro di riacquistarle. 

Nessuno dei dirigenti sembra loro abbastanza scadente da permettere di ottenere un simile risultato in breve tempo. Ma uno dei manager è per caso testimone di una scena scandalosamente stupida: il benzinaio Vladislav (interpretato da Sergej Burunov) guarda nel serbatoio di un’auto facendosi luce con l’accendino e causando un pauroso incendio. Il manager decide che quella è la persona giusta. Lo nomina direttore di rete, e al momento dell’incarico gli dice: “Ti do carta bianca, fai tutte le cazzate che ti vengono in mente”. Con queste parole il nuovo dirigente, ancora incredulo di quanto gli sta accadendo, viene lanciato nelle riprese della nuova serie di punta della rete, dal folle titolo di “Krovavye shljukhi v jame” (“Puttane sanguinarie nella fossa”)

“Mylodrama” prima mette in ridicolo i tentativi dei canali televisivi di “fare quello che piace allo spettatore” ad ogni costo, e poi parte lancia in resta con il mondo degli attori e dello show business. Guardarlo è entusiasmante e divertente. Non c’è nemmeno un accenno di serietà e realismo: la sceneggiatura è semplice, la recitazione deliberatamente sciatta, i colpi di scena sono incredibili e totalmente idioti: tutto suggerisce di essere nel territorio del surrealismo. Questa è una parodia, non una serie arguta con un dramma in graduale evoluzione e un finale logico.

Dietro c’è uno dei più brillanti autori della tv russa

Ilja Kulikov (1981-) è forse lo showrunner (la persona responsabile di tutti gli aspetti creativi di una  serie) di maggior successo della moderna televisione russa. È diventato famoso come uno dei principali sceneggiatori di polizieschi, il non plus ultra delle serie tv russe, e un paio di anni fa è passato alla commedia. Il frutto del suo lavoro è stato il grande successo di “Politsejskij s Rubljovki”, sempre con l’attore Sergej Burunov in uno dei ruoli principali, e i suoi numerosi sequel.

Nel 2015, la rete televisiva americana FOX ha acquistato uno dei lavori di Kulikov, la serie tv “Moimi glazami” (ossia “Con i miei occhi”), come format promettente: in esso, ogni puntata presenta la visione di un evento dal punto di vista di un singolo testimone oculare.

In un certo senso, le due stagioni di “Mylodrama” (la prima da 9 puntate e la seconda da 8, uscite in Russia rispettivamente a febbraio e a novembre del 2019) rappresentano un altro esperimento (nel progetto era sceneggiatore e regista) comprensibile a un pubblico internazionale. “In ‘Mylodrama’ c’è qualcosa di universale e comprensibile in tutti i Paesi: dei non professionisti spesso dirigono grandi società, e molto dipende da queste persone. Questo può accadere in Europa come in America”, afferma il produttore dello spettacolo, Nikolaj Kartozia.

È un pasticcio affascinante, con tante chicche per i cinefili

È curioso che “Mylodrama” non si sia fermato a parodiare infinite serie melodrammatiche, ma sia andato oltre. La trama contiene molti riferimenti al cinema mondiale, e soprattutto, al lavoro dei fratelli Coen. La trama della serie è un riferimento diretto a “Mister Hula Hoop”, e il caos che accade ai personaggi nello sviluppo della trama ricorda più il loro “Ave, Cesare!” E il tema degli idioti, che “Mylodrama” sfrutta appieno, è molto alla Coen.

The Shining / Stanley Kubrick / The Producers Circle Company, 1980;

Il contenuto e soprattutto il finale della prima stagione dovrebbero poi piacere a tutti i fan del romanzo “Saga” di Tonino Benaquista. Tra scrivere una sceneggiatura per il programma televisivo più cheap di Francia o realizzare il peggior programma televisivo russo, in effetti, non c’è quasi nessuna differenza.

Visivamente, la serie prende in prestito scene da “Shining” di Stanley Kubrick e da “Stalker” di Tarkovskij. E in termini concettuali, richiama “8½” di Fellini. Il capolavoro del regista italiano era meta-cinematografico, questa serie è meta-televisiva. E in questo, agli spettatori italiani ricorderà certo, in alcuni tratti, anche la serie tv cult “Boris”.


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