I canti popolari russi non parlano sempre e solo di betulle e di valenki. Immaginate: al caldo dell’estate tanto attesa, i giovani escono a far festa per le strade del villaggio e si alternano a cantare brevi versi dal contenuto “piccante”, inventati sul momento.
Tradurre questi stornelli conservando la rima non è sempre facile, e a volte è impossibile. Ma noi ci proveremo, magari prendendoci qualche licenza poetica e fornendovi in ogni caso l’originale.
По деревне мы идем
Всем подарки раздаем
Кому сына, кому дочь
Чтобы Родине помочь
***
Per il villaggio andiamo
a tutte un regalin portiamo
a chi un figlio, a chi una figlia
per aiutar patria [e famiglia]!
A studiare questo tipo di arte si è cominciato solo nella seconda metà del XIX secolo. Lo scrittore Gleb Uspenskij (1843-1902) pubblicò una raccolta di canti popolari, definendo quelli più corti e ritmati “chastushki” (al singolare: частушка; chastùshka, che si pronuncia “cistùshka”), dal verbo colloquiale “частить” (chastit’; pronuncia: “cistìt”) che significa “fare frequentemente” o, in questo caso “parlare fitto”.
Questi stornelli venivano eseguiti con l’accompagnamento del garmon (un tipo di fisarmonica) o della balalajka, e ogni regione e etnia della Russia ne aveva di propri: i tatari i loro, i mari i loro, e così i ciuvasci o i baschiri. Cambiano le melodie e anche le lingue, e i temi sono i più vari. Si può dire che le chastushki riflettano tutti gli avvenimenti di cui il popolo è testimone. E cos’è che in ogni tempo interessa e preoccupa le persone? I rapporti con l’altro sesso, il lavoro, e, ovviamente, non può mancare un po’ di politica.
La più diffusa forma di chastushka è sicuramente la “Семеновна” (“Semjónovna”): su questo motivo vengono inventati di volta in volta testi diversi sulle ragazze e la vita nel villaggio (“Semjónovna” è un patronimico femminile: “figlia di Semjón”). Non è necessario ballare, ma come non farlo con un ritmo simile?
“Эх, Семеновна, пою от скуки я,
Пою и думаю, какая жизнь моя”
***
“Eh Semjónovna, io canto sai dall’uggia
Canto e penso, che faccio una vituccia!”
Dopo la Rivoluzione del 1917 nel Paese apparvero un sacco di stornelli politici, per esempio “Яблочко” (“Jàblochko”; “melina”), canto dei marinai rivoluzionari.
Viene ritenuto un canto popolare, perché su questo motivo si possono sentire un enorme numero di improvvisazioni. È ben interpretata anche nel film tratto dal romanzo “Cuore di cane” di Mikhail Bulgakov, ed è la prima cosa che inizia a cantare il cane Sharik (nella versione italiana “Pallino”) dopo essere diventato uomo.
Эх, яблочко, ты мое спелое,
А вот барышня идет кожа белая,
Кожа белая, а шуба ценная,
Если дашь чего - будешь целая.
Эх, яблочко, да с голубикою,
Подходи буржуй глазик выколю,
Глазик выколю - другой останется,
Чтоб видал говно кому кланяться.
***
Ehi, melina mia, sei proprio matura
Ecco una signorina, dono della natura
Ha le pelle bianca e la pelliccia buona
Se gliela dai, il marinaio ti perdona!
Ehi, melina mia, seme di finocchio
Vieni qua borghese, che ti cavo un occhio!
Tanto te ne basta solo uno d’occhi
per vedere il bastardo a cui t’inginocchi!
Gli scrittori, così come gli sceneggiatori e i registi del periodo sovietico ricorrevano piuttosto spesso all’uso degli stornelli popolari. Per esempio, i personaggi di “Le dodici sedie”, romanzo di Ilja Ilf ed Evgenij Petrov del 1928, alla vista di Ostap Bender, truffatore che si presenta loro sotto le mentite spoglie di un ispettore anti incendio, cantano:
На стене клопы сидели
И на солнце щурились,
Фининспектора узрели –
Сразу окочурились…
***
Le cimici sul muro se ne stavano
e per il sole gli occhi socchiudevano
Ma quando hanno scorto l’ispettor fiscale
hanno preferito subito crepare!
Tra la gente del popolo, ovviamente, le chastushki erano ben più satiriche, soprattutto quando il discorso cadeva sulla cronica mancanza di prodotti alimentari. Comprensibilmente questi testi politicamente pericolosi non venivano cantati in presenza di estranei e non venivano messi per iscritto, anche se è stato possibile trovarne alcuni negli archivi privati, in alcune regioni della Russia.
В Ворошиловском совхозе
Переменна пища:
Утром чай, в обед чаек,
Вечером чаище.
***
Nel Sovkhoz “Voroshilov”
il cibo è molto vario:
la mattina tè, a pranzo un teino
e la sera un teuccio
Ai tempi della Perestrojka e della glasnost, gli stornelli politici iniziarono a essere cantati apertamente, seppure fossero diventati ormai molto poco popolari tra la gioventù, che preferiva di gran lunga la musica commerciale occidentale. In ogni caso, ancora oggi ci sono artisti specializzati in chastushki d’autore.
E di questi sonetti salaci ce ne sono anche con protagonisti i politici contemporanei. Per esempio questo stornello dello spettacolo “Den vyborov” (“Il giorno delle elezioni”) è diventato molto famoso grazie all’unione tra l’umorismo e il soggetto. La storia è triste: in un villaggio le donne non riuscivano a raggiungere l’orgasmo. E le avevano provate tutte, senza successo! Finché non arrivò l’aiuto dall’alto.
И сказал тогда народ:
«Путина харизма
Очень сильную дает
Встряску организму».
Девки глянули в окно:
А в окне все ближе
Едет Путин в кимоно
И на горных лыжах.
Девки выскочили вон
В чем их мать родила…
Поглядел на девок он.
Тут их и накрыло!
***
E disse allora la gente
“Il carisma di Putin
dà all’organismo
una bella scossa”.
Le donne guardarono dalla finestra:
e là, sempre più vicino,
arrivava Putin
col kimono e sugli sci
Le donne uscirono fuori
come mamma le aveva fatte
Lui le guardò
e loro vennero!
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