Lev Tolstoj – “Guerra e pace”
(4 tomi e circa 1.900 pagine in russo)
Quando Lev Tolstoj (1828-1910) lo scrisse, questo libro era così insolito per la letteratura russa che fu necessario coniare un nuovo genere: “romanzo epico”. Il libro descrive la vita russa durante la guerra contro la Francia napoleonica. Al centro della narrazione ci sono le storie di diverse famiglie (e Tolstoj ha usato come modelli molti suoi parenti). Ormai, oggi la maggior parte dei russi percepisce la storia della guerra con la Francia napoleonica attraverso le rappresentazioni di “Guerra e pace”.
Tolstoj ha impiegato sei anni per scrivere il romanzo e non ci sarebbe mai riuscito senza l’aiuto di sua moglie, che ha riscritto il tutto a mano circa sei volte, perché l’incontentabile Lev non era mai soddisfatto delle correzioni.
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2 / Fjodor Dostoevskij – “I fratelli Karamazov”
(2 tomi e circa 1.000 pagine in russo)
In realtà questo romanzo avrebbe dovuto avere un seguito, ma Dostoevskij (1821-1881) morì due mesi dopo la sua pubblicazione. È un’opera fondamentale che riflette i pensieri dell’autore su fede e mancanza di fede, amore e tradimento, destino, miracoli e umanità.
Non fatevi spaventare dalla filosofia oscura e profonda di Dostoevskij: a parte questo, la trama del romanzo è in realtà una grande storia poliziesca che mantiene i lettori col fiato sospeso fino alla fine. Passione, gelosia, un omicidio misterioso: non vi renderete conto della lunghezza del romanzo. Una delle scene più grandiose e incredibili è quella all’interno del tribunale in cui viene condannato il presunto assassino.
3 / Mikhail Sholokhov – “Il placido Don”
(4 tomi e circa 900 pagine in russo)
Questo romanzo è spesso soprannominato “il Guerra e pace del XX secolo”. Si tratta di un’opera epica sulla Guerra civile in Russia dopo la Rivoluzione, e su come i cosacchi del Don vi presero parte. Il romanzo di Shólokhov (1905-1984) è incentrato sulla storia personale di un cosacco, Grigorij, che passa più volte dai Rossi ai Bianchi e non può decidere a quale fazione si senta più vicino. Allo stesso tempo, ha una relazione amorosa che dura da una vita con due donne, lasciandone una per un’altra più volte. In un periodo così turbolento un uomo normale non può assolutamente capire di cosa abbia bisogno, e tutte le sue azioni causano tragedie, che si aggiungono a quelle già provocate dalla guerra.
Questa trama contraddittoria rischiò di essere bandita dalla censura sovietica, che richiedeva solo storie positive sugli eroi dell’Armata Rossa. Tuttavia, Stalin lesse personalmente il romanzo e ne approvò la pubblicazione (che avvenne tra il 1928 e il 1940).
4 / Aleksandr Solzhenitsyn – “Arcipelago Gulag”
(3 tomi e circa 2.050 pagine in russo)
Questa è ben lungi dall’essere una lettura facile, e non è un romanzo, ma “un tentativo di saggio di inchiesta narrativa”. In dieci anni, Solzhenitsyn (1918-2008) parlò e si scrisse segretamente con più di 250 ex prigionieri e attinse anche dalla sua personale esperienza nel gulag. Riuscì non solo a rappresentare l’intero sistema dei campi di lavoro sovietico del periodo 1918-1956, ma anche a fornire un resoconto personale, che in questo caso considerava ancora più importante di un sistema strettamente scientifico di indagine storica.
Ha ricostruito la storia dei gulag, e dell’economia basata sul lavoro dei prigionieri. Ha cercato di scoprire quanti lager fossero attivi in quegli anni e in che modo differissero l’uno dall’altro.
“Arcipelago Gulag” venne pubblicato per la prima volta in Francia (da Seuil) nel 1973 e per questo Solzhenitsyn fu privato della sua cittadinanza sovietica ed esiliato l’anno successivo. Il libro è stato pubblicato in Russia solo a cavallo del crollo dell’Urss.
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5 / Vasilij Grossman – “Vita e destino”
(880 pagine in russo)
Altro “Guerra e pace del XX secolo”, questo romanzo epico descrive la vita di diverse famiglie sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. Grossman (1905-1964) era un corrispondente militare, che coprì con i suoi articoli la Battaglia di Stalingrado, e il romanzo si concentra proprio su questo periodo: 1942-43.
Tutte le possibili e più spaventose sofferenze che le persone hanno sofferto durante la guerra si riflettono nel libro. Grossman scrive dell’evacuazione, della separazione delle famiglie, della Shoah (la madre dell’autore venne uccisa dai nazisti in Ucraina). Ma scrive anche dell’antisemitismo sovietico e delle repressioni di Stalin, e di come gli ex amici e vicini si allontanarono quando un membro della sua famiglia fu arrestato.
“Vita e destino” era dunque molto critico nei confronti del regime stalinista, quindi il destino del romanzo si trasformò in una vicenda poliziesca, perché il manoscritto fu sequestrato dal Kgb, ma alcune copie furono fortunatamente inviate in Occidente e il libro venne pubblicato in Svizzera nel 1980.
BONUS: Tre grandi libri russi contemporanei
Gli scrittori contemporanei russi, spesso non sono da meno, quanto a prolissità, dei loro predecessori. Vi consigliamo:
- Mariam Petrosjan (1969-) – “La casa del tempo sospeso”
Cose misteriose iniziano ad accadere in un collegio per bambini disabili, in una sorta di “Harry Potter” di ambientazione sovietica.
- Zakhar Prilepin (1975-) – “Il monastero”
Un grande romanzo sulla vita di un uomo qualunque nel gulag delle Solovki. È interessante leggerlo e paragonarlo a Solzhenitsyn.
- Ljudmila Ulitskaja (1943-) – “Il sogno di Jakov”
Una donna trova vecchie lettere e il diario del nonno, e sembra che le loro vite siano stranamente collegate. È una simpatica saga di famiglia, piena di amore e di elementi psicologici.
Cinque grandi libri che hanno reso Ljudmila Ulitskaja un classico