Come gli artisti stranieri rappresentarono la Mosca del XVIII-XIX secolo

Dominio pubblico
È grazie a maestri paesaggisti olandesi e francesi dai nomi poco conosciuti se oggi sappiamo che aspetto avesse la capitale russa secoli fa

Nel settembre del 1812 i soldati di Napoleone occuparono Mosca. Gran parte della città era distrutta, in conseguenza dello spaventoso incendio che aveva imperversato per diversi giorni. Sono rimaste poche immagini della Mosca “dopo l’incendio”: la pittura paesaggistica non era troppo diffusa fra i russi tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Fonti importanti in questo caso e in precedenza sono le opere di pittori europei presenti in Russia. 

Cornelis de Bruijn 

Uno di questi maestri è sicuramente Cornelis de Bruijn (1652–1726/7), viaggiatore, scrittore e pittore olandese, che fu in Russia all’inizio del XVIII secolo, accolto alla Corte di Pietro il Grande, e che ha lasciato inestimabili testimonianze sulla vita della Russia di quell’epoca. 

Nel libro, pubblicato dopo il suo ritorno in Olanda, de Bruijn descrisse dettagliatamente la progettazione e l’aspetto architettonico della città di Mosca, sottolineando in particolare il procedimento di vendita delle case, che lo aveva stupito: “vengono messe in vendita al mercato, del tutto pronte, sia le camere che le singole stanze. Queste case sono costruite in tronchi d’albero, o con travi di legno, intagliati e uniti sul posto, in modo tale che possono essere smontate, spostate a pezzi dove si vuole e là di nuovo montate in breve tempo”. 

Oltre a questo, de Bruijn descrisse le feste e le usanze del moscoviti, tra cui il loro modo di vestire e di mangiare, notando in particolare il grande uso di cavolo e di cetrioli che, a quanto scriveva l’olandese, “qui è abitudine mangiare, come in altri Paesi mangiano le mele o le pere”. 

Su incarico dello zar dipinse alcuni ritratti delle figlie dello zar, ma, cosa più importante, de Bruijn fu il primo straniero ad avere la possibilità di disegnare diversi interessanti edifici di Mosca e di altre regioni della Russia. In particolare, dipinse un grande (196x32 centimetri) e unico panorama di Mosca vista dalle Colline dei Passeri, praticamente dal punto dove oggi sorge il grattacielo staliniano dell’Università Statale, una delle famose Sette Sorelle

Gérard de la Barthe 

La storia della vita di un altro pittore straniero attivo in Russia alla fine del XVIII secolo, Gérard de la Barthe, è meno nota. Di sicuro si sa che era nato a Rouen nel 1730, che aveva studiato a Parigi e che era arrivato in Russia verso la fine degli anni Ottanta del Settecento, e che qui dipinse alcune viste di Mosca e di San Pietroburgo. I suoi non erano semplicemente panorami cittadini, ma opere di genere a tutti gli effetti. 

Guardando uno dei primi paesaggi composti da de la Barthe a Mosca è difficile immaginare che questa riva sabbiosa e queste casette storte sorgessero a poche centinaia di metri dal Cremlino, più o meno dove oggi si innalza la Chiesa di Cristo Salvatore. Il cane che si avventa su un osso; i poveri che chiedono la misericordia, i nobili a passeggio, i popolani e gli scaricatori, formano tutti insieme un eterogeneo quadro della vita cittadina. 

Dettaglio curioso: nei tanti lavori di de la Barthe le torri e le mura del Cremlino, costruite in mattoni rossi, sono sempre rappresentate come bianche. È una delle testimonianze del fatto che la celeberrima fortezza moscovita per diversi secoli fosse regolarmente imbiancata. 

Auguste Jean Baptiste Antoine Cadolle 

La storia della vita di un altro pittore francese potrebbe essere alla base di un film d’avventura. 

Figlio di un non ricco borghese parigino, sognava di diventare pittore e studiò persino nella bottega del famoso paesaggista Jean-Victor Bertin, ma nel 1812 entrò come volontario nell’Armata napoleonica. In realtà la sua carriera militare fu breve, nel 1813 Cadolle era già prigioniero dei russi. Grazie al carattere e al talento, imparò il russo e già un anno dopo poté fare rientro in Francia.

Nel 1819, su ordine del re Luigi XVIII di Francia tornò in Russia, per occuparsi di pittura e dipingere la Mosca ricostruita dopo l’incendio del 1812. Di fatto il giovane era una spia dei suoi tempi. 

In uno dei suoi lavori più interessanti e simbolici è ritratto il Boulevard Tverskoj con i moscoviti a passeggio: nell’ottobre del 1812 proprio qui era stato costruito l’accampamento dei soldati francesi. In quell’occasione praticamente tutti i tigli del viale erano stati tagliati e usati come legna da ardere. Proprio qui, su grandi fuochi, fumavano le marmitte del rancio, e venivano smistati i beni sottratti ai moscoviti.

 

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