Senza di lui e senza il suo talento nell’agitazione politica e nell’organizzazione militare, i bolscevichi non sarebbero saliti al potere e non lo avrebbero mantenuto. Dopo la morte di Lenin, avvenuta il 21 gennaio del 1924, nella lotta per la successione ebbe la meglio Stalin. Trotskij, leader dalla forte personalità, non era mai andato a genio al georgiano, che, dopo anni di scontri, lo esiliò ad Alma-Atà il 17 gennaio 1929. Da lì riuscì a fuggire in Turchia (dove venne intervistato dal celebre giallista belga Georges Simenon), passò un po’ di tempo in Europa, tra cui in Italia, e infine si stabilì in Messico nel 1936. Là venne raggiunto e ucciso a colpi di piccozza il 21 agosto 1940 da un agente dell’Nkvd, la polizia segreta sovietica.
Al tempo di Stalin e nei successivi anni di potere sovietico, la figura di Trotskij fu condannata all’oblio. Il suo archivio venne secretato e in alcune occasioni cercarono persino di rubarlo e distruggerlo. Molti fatti e dettagli della biografia di Trotskij sono presumibilmente andati perduti per sempre.
Uno dei più richiesti e talentuosi attori contemporanei, Konstantin Khabenskij, che compirà 47 anni il prossimo 11 gennaio, aveva già recitato in un film sull’epoca della Guerra civile russa uscito nel 2008, “Admiral” (titolo per l’estero: “The Admiral”), dove interpretava il ruolo principale. In quel caso era dall’altra parte della barricata, e impersonava il comandante dell’Armata Bianca Aleksandr Kolchak.
Nel 2018 è uscito anche il debutto alla regia di Khabenskij, “Sobibor”, film sull’omonimo campo di sterminio nazista, dove recitava anche il ruolo del protagonista. Il film è stato proposto dalla Russia per l’Oscar al miglior film straniero, ma non è rientrato nella cinquina finale.
“Trotskij” è stato girato in occasione del centenario della Rivoluzione del 1917, così come la serie tv “Demon revoljutsii” che narra la vita di Lenin in esilio e la sua salita al potere. Le due serie tv sono state trasmesse in contemporanea sui due principali canali russi. Ma nonostante Lenin sia incomparabilmente più famoso, la battaglia dello share è stata vinta da Trotskij: 14,9% contro 9,7%.
La critica principale è stata la scarsa realtà storica dei fatti narrati. Il produttore della serie, Konstantin Ernst, ha affermato che gli autori non si erano posti il compito di mettere in piedi un rigoroso film biografico sul personaggio, ma si sono basati solo su alcuni fatti fondamentali della vita di Trotskij.
È stata sottoposta alle critiche anche l’eccessiva demonizzazione della figura di Trotskij e il fatto di addebitargli tutta la responsabilità dell’uccisione della famiglia imperiale (sebbene sia incerto, a livello storico, chi abbia dato l’ordine finale). Ernst ha anche sottolineato che uno dei compiti della serie era mostrare “un personaggio archetipico di qualsiasi rivoluzione” e anche provare a capire se sarebbe stato meglio o no se Trotskij avesse vinto la sfida per il potere con Stalin. “E no, non sarebbe stato meglio”, ritiene Ernst.
Intervista esclusiva a Lev Trotskij
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