Il teatro Bolshoi (facciate laterali)/Quarenghi
Ufficio stampaVenezia e San Pietroburgo sono due città riflesse nell’acqua, che, guardandosi, da oltre tre secoli si riconoscono l’una nell’altra. Il filo rosso che le lega è una trama fatta di architetti, musicisti, artisti, principi, mercanti, ambasciatori e di centinaia e centinaia d’opere d’arte che, seguendo vie e vicende diverse, hanno lasciato negli anni la città lagunare e i territori della Serenissima per raggiungere le terre russe e la magica città fondata nel 1703 da Pietro il Grande.
Ritratto di Alvise Garzoni/Pietro della Vecchia
Ufficio stampaOggi il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo custodisce una delle più ricche collezioni di arte veneziana al mondo e la formazione di questa raccolta è uno fra i più avvincenti capitoli della storia del collezionismo. A riannodare i fili della relazione tra le due città e a riportare – sia pure temporaneamente – nella terra natia alcuni dei capolavori veneti emigrati in Russia, è la mostra “Venezia e San Pietroburgo. Artisti, principi e mercanti” al Centro Culturale Candiani di Mestre, aperta dal 18 dicembre 2018 al 24 marzo del 2019.
Diana ed Endimione/Giovanni Battista Pittoni
Ufficio stampaLa grande esposizione documenta, grazie a 70 tra dipinti e disegni di grandi maestri veneti dal Cinquecento al Settecento provenienti dall’Ermitage, in alcuni casi mai esposti prima e qui in dialogo con opere delle collezioni civiche veneziane, non solo i percorsi che hanno condotto l’arte della Serenissima nel museo russo, ma anche inediti intrecci culturali tra le due città.Veri e propri cortocircuiti del collezionismo e forse del destino. È il caso degli album Beurdeley, di proprietà del Museo di San Pietroburgo, e Gatteri del Gabinetto disegni e stampe del Museo Correr: ossia i più bei quaderni di disegni su carta azzurra di Giambattista e Giandomenico Tiepolo. In questa occasione, per la prima volta, alcuni fogli dei due quaderni saranno esposti insieme. Oppure è il caso dei dipinti di Pietro Longhi appartenuti a Giovanni Grimani, divisi tra l’Ermitage e i Musei Civici di Venezia e ora riuniti nella mostra di Mestre.
Capriccio con rovine/Luca Carlevariis
Ufficio stampaVeduta di un porto fluviale/Luca Carlevariis
Ufficio stampaMa non è certo solo la pittura a unire le due città, ma anche l’architettura, grazie soprattutto a quell’architetto tanto amato da Caterina II che fu il bergamasco Giacomo Quarenghi (Bergamo era allora parte della Serenissima). Appassionata di architettura e di giardini, Caterina II arrivò a definire Quarenghi il “suo” architetto. Tra i numerosi edifici di Quarenghi ci sono il Teatro dell’Ermitage, gli interni di rappresentanza del Palazzo d’Inverno, tra cui la Sala grande del trono e la cosiddetta Loggia di Raffaello. Tra i disegni dell’architetto esposti ci sono quelli relativi al Palazzo della Borsa e al Palazzo di Alessandro a Tsarskoe Selò.
Veduta di San Giovanni dei Battuti a Murano/Canaletto
Ufficio stampaVeduta di San Giorgio Maggiore con la punta della Guidecca/Guardi
Ufficio stampaArista nello studio/Giovanni Battista Tiepolo
Ufficio stampaIl ratto delle donne sabine/Novelli
Ufficio stampaAppassionati di arte russa? Ecco altre due importanti mostre in corso in Italia:
“The Russian Way. Da Dionisio a Malevich”, Roma, Braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani, fino al 16 febbraio 2019
“Marc Chagall, come nella pittura cosìnella poesia”, Mantova, Palazzo della Ragione, fino al 3 febbraio 2019
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