Il Garage Museum of Contemporary Art ha pubblicato un libro di articoli selezionati e tradotti apparsi sulle pagine del Moscow Art Magazine tra il 1993 e il 2017. Qui un estratto del saggio di Anatolij Osmolovskij (nato nel 1969), “Una generazione che uccide una generazione”, dove parla di come dovrebbe agire un autentico artista d’avanguardia.
“Trovo difficile capire da dove prenda origine il movimento nella scena dell’arte contemporanea, ma so dove si dirige. Qui, un trend di moda è sbucato fuori, avviato da chi lo sa solo Dio; qui, sono comparsi alcuni giovani artisti, con contatti utili e brandendo una penna acuminata; e qui vengono ‘gli artisti’: quelli che possiedono un arsenale limitato di (poche) idee fresche. Da quel momento, la solita sequenza: critici–collezionisti–musei. Il meccanismo funziona. ‘Tutto è in ordine e tutto è al suo posto’, scrive il curatore francese Éric Troncy. L’intero processo è descritto da Boris Groys nel suo libro ‘Sul nuovo’ (‘On the New’). Si può essere d’accordo con il libro, ma con una sola riserva: non c’è nessuna Arte lì. Ciò che viene analizzato nei dettagli è soggetto a rimozione, e Groys ha analizzato, superbamente, il meccanismo di come funziona l’arte contemporanea e, così facendo, ha reso privo di senso tutto il processo. È privo di senso per l’artista contemporaneo dimenarsi nei flussi della prevedibilità, perché l’essenza dell’arte è l’imprevedibilità. È l’imprevedibilità totale di ogni cosa: del risultato, della reazione, della sorte.
Tutti noi, creatori del bello e del terribile, avvolti da ghirlande di parole e di inarticolatezza, siamo tutti ostaggi di questo sistema. Partecipiamo a imprese piene di dubbio e questo essere nel dubbio diventa più che evidente dopo che percepiamo il completo conformismo che è filtrato in ogni molecola del sistema contemporaneo dell’arte. Mentre i più talentuosi, tra noi, sono ancora in grado di difendere la loro autonomia sociale, non possiamo permetterci di contemplare un interpretazione adeguata della nostra attività. Abbiamo di fronte a noi esempi viventi, e io anche sono uno di questi: un clown ideologico, un rivoluzionario decorativo, un malinteso! Queste simpatiche etichettine sono tutto ciò che si può afferrare da una interpretazione postmoderna.
Il postmodernismo, termine ora utilizzato nei diverbi con gli avversari come fosse il manganello di un ufficiale di polizia, è un oggetto di critica assoluta. Ma mettiamo da parte tutta la confusione che lo circonda e proteggiamoci subito dalla totalità espressa da quella formula ben nota, cioè che ‘il postmodernismo non è una tendenza ma una condizione’. A essere sinceri, non si poteva inventare una figura retorica più appropriata per battagliare con un avversario! In realtà, postmodernismo è il nome del generico programma di contrasto della pragmatica generazione degli anni Ottanta. Questo programma, sviluppato nello scontro per il controllo dei mezzi per la comunicazione, riproduzione, e museificazione di massa, ha portato a termine la sua missione a meraviglia. Ha impartito una buona lezione su come si possa fare soldi dal nulla. Questo pezzo grasso di pancia di maiale, grande come un elefante, sta diventando sempre più gonfio per il suo status autocompiaciuto e intoccabile; ma il postmodernismo è solo un modello in gara, che a sua volta potrebbe essere soggetto a rimozione, e sostituito.
La stanchezza cresce da tempo. L’impazienza sta premendo per liberarsi. Si desidera ‘sangue’, insieme all’abbattimento degli idoli. Ora è più rilevante che mai lo slogan dei cubo-futuristi russi: ‘Li butteremo a mare dalla nave della modernità…’
‘L’invenzione e l’articolazione delle alternative potrebbe dover precedere la produzione di fatti di diniego’, scrisse Paul Feyerabend. Un paradigma si modifica, un cambio di sistemi di preferenze presuppone programmi alternativi che manifestano la loro intrinseca incompatibilità. E sono precisamente loro quelli che possono formare in un modo nuovo la nostra percezione. La situazione dell’arte contemporanea richiede con urgenza una dimensione esterna di confronto: una visione corporativa con un sistema di valori e priorità strutturate. Come è naturale, questa visione non deve avere nulla in comune con il pensiero discorsivo del poststrutturalismo. Il nuovo programma, in grado di bucare la membrana del citazionismo postmodernista, deve cercare la massima comunicatività. Lo slogan, l’aforisma, il pensiero paradossale: ecco gli strumenti per una comunicatività massima e per l’estrema apertura.
Dal momento che, gradualmente, comprendiamo la crisi e la situazione senza via d’uscita nella quale indugia oggi l’arte contemporanea – una condizione generata dalla rapacità postmodernista – dobbiamo ammettere che questa potrebbe essere superata solo dagli artisti che si dedicano a forme di espressione avanguardiste. Queste forme sono state criticate dal programma postmoderno per le loro intenzioni autoritarie e le ambizioni sfrenate. Eppure proprio oggi, sono quelle, e nient’altro, in grado di aprire la strada al futuro dell’arte, rimasta impaludata nell’opportunismo e nel pragmatismo.
L’avanguardia contemporanea è, soprattutto, la fondazione di una legge: è la capacità di fare una scelta, di intraprendere operazioni speculative, di chiamare le cose con il loro nome. E fondare una legge si oppone alla conciliazione e al pluralismo della rapacità postmoderna. Riconciliazione, mediazione e compromesso: queste sono le fondamenta del modernismo. Mettendo in pratica le funzioni dello schema dialogico, il postmodernismo-intermediario sguazza nei significati letterali e figurati della parola. La guerra – ecco un fatto che esclude intermediari. Vera uguaglianza si trova nella guerra tra due incompatibilità assolute e non in una riconciliazione ipocrita.
Una vera avanguardia, insomma, richiede un nemico, un nemico ideologico, un nemico personale. In questo senso, niente funziona meglio della segregazione sostenuta nell’età: ‘Giovani lupi’, questo il nome dato ai registi della Nouvelle Vague in Francia, definendo la loro collettività basandosi sull’età. Mi piace questo nome perché, in modo non ambiguo, mette i puntini sulle i e le stanghette alle t.
Le domande che interessano l’artista degli anni Novanta sono semplici, come i test forniti da uno psicanalista: raccontami del giorno più bello della tua vita. Cosa ti spaventa di più? Cosa potresti dire in grado di rovinare l’umore di un’altra persona? E così via. L’artista contemporaneo è qualcuno che ha trovato la forza di mostrarsi per come è. Onestà prima di tutto.
La posizione dell’artista non può essere determinata dall’opposizione positivo/negativo, perché è l’artista che crea il negativo.
L’artista contemporaneo è qualcuno in grado di rinunciare alla responsabilità per gli atti che ha compiuto. Questo non significa essere irresponsabili, ma essere sempre in cerca, e forse trovare, e rendere estetica, una realtà che non ha ancora subito un’estetizzazione. Lo scandalo sempre accompagna questo genere di azioni, perché la realtà non conosce il compromesso: esiste e basta. L’artista contemporaneo la trasforma in un testo con uno sguardo solo, ma nel momento della trasformazione, vediamo il Corpo, il risultato voluto dalla ricerca dell’artista d’avanguardia
La situazione attuale in Russia offre un ricco materiale per operazioni di questo tipo. Piccoli annunci nel giornale gratuito Iz ruk v ruki (“Di mano in mano”), e Vsjò Dlya vas (“Tutto per voi”), insegne e cartelloni, ecco una realtà che richiede un’estetizzazione critica immediata.. La pubblicità in quanto matrice di un nuovo stile, insieme al pathos dell’avanguardia (incompatibile con la pubblicità), può creare un fenomeno unico le cui contraddizioni interne – e la loro mancanza – saranno la reazione più appropriata a questo mondo di oggi andato in frantumi. Questa arte-centauro, un mix volatile di futurismo e pop art, sta tendendo il suo arco, nel tentativo di colpire al cuore il mondo con la sua freccia.”
Il libro puòessere comprato online dai lettori europei, qui. Presto saràin vendita anche al Calvert 22’shop, a Londra.
Grazie per aver letto fino alla fine. Se avete capito più della metà del testo alla prima lettura, allora consideratevi membri onorari dell’intelligentsia russa. Appassionati di arte contemporanea? Ecco dove trovarla a Mosca e a San Pietroburgo.