Città: Svetogorsk
Confina con: Finlandia
Popolazione: 15.700 abitanti
La città russa di Svetogorsk (900 chilometri da Mosca) sorge ad appena un chilometro dalla frontiera finlandese. Tra il 1941 e il 1944 appartenne alla Finlandia, e si chiamava Enso, nome che sarebbe stato cambiato nell’attuale solo nel 1949. Adesso a unire Svetogorsk alla nazione confinante è solo la cartiera locale: i lavoratori e i camion carichi di legname fanno continuamente la spola attraverso la frontiera.
Nonostante la vicinanza con la Finlandia, a Svetogorsk il tempo sembra essersi fermato all’epoca sovietica: casermoni prefabbricati, quattro negozi in tutto e il gigantesco impianto di produzione della carta (che però ora appartiene agli statunitensi del gruppo International Paper). Forse proprio perché tutto è rimasto come allora, la gente del posto ama incolpare gli americani e non le autorità locali di tutto quello che non funziona in città. Per esempio, nel centro ci sono un sacco di statue di Lenin, ma non c’è né un cinema né un reparto maternità all’ospedale (così, per partorire, le donne devono andare fino a Vyborg, a 55 chilometri di distanza).
Tra Svetogorsk e Imatra, la prima città al di là del confine (da centro a centro, nove chilometri di distanza) c’è un autobus di linea e un ben organizzato flusso turistico (serve il visto). I finlandesi entrano in Russia per fare benzina a basso costo e comprare, sempre a prezzi molto vantaggiosi, medicine e alcolici. “E non solo per quello. Vengono anche a farsi i capelli, perché da loro costa caro. E a farsi fare i massaggi”, racconta Irina Berdinikova. I russi, invece, vanno in Finlandia in primo luogo per lo shopping, poi per comprare prodotti alimentari e infine per il locale acquapark.
Prima dell’inizio delle sanzioni e delle fluttuazioni del rublo, i russi compravano cottage a Imatra, racconta Katri Ikävalko del giornale “Uutisvuoksi”, e aumentavano il giro d’affari dei supermercati locali. Ma quando la situazione è cambiata, alcuni grandi magazzini finlandesi vicino alla frontiera, come “Laplandia” e “Skandinavia” hanno dovuto chiudere bottega.
Tornando a Irina, definisce Svetogorsk una “città di forestieri”. Molte famiglie sono arrivate qui per lavorare nella cartiera, convinti che fosse una soluzione a tempo. E invece sono rimaste.
Città: Blagoveshchensk
Confina con: Cina
Popolazione: 224.500 abitanti
Cina e Russia confinano per oltre 4.200 chilometri. Ogni giorno, dalla città russa di Blagoveshchensk (7.860 chilometri a est di Mosca) oltre mille turisti si recano in quella cinese di Heihe, provincia di Heilongjiang, Manciuria interna settentrionale, 1,7 milioni di abitanti. A separarle è il fiume Amur: non c’è il ponte e così nella stagione calda si attraversa in traghetto, e in quella fredda sullo zimnik, la strada sulla superficie ghiacciata (dal 2013, con un ponte di barche, per sicurezza). Per gli abitanti delle due città c’è un regime speciale, senza visto. La distanza è di 800 metri.
Il ponte vero e proprio è un vecchio sogno, perché la sua assenza frena fortemente lo sviluppo economico della città e della regione. In costruzione ormai da tempo, la fine dei lavori è promessa per il 2019. Fino alla caduta del rublo, proliferavano le barchette private per fare la spola, e con esse Heihe, che da conglomerato di villaggi si è espansa e trasformata in città moderna, seppure piccola per le misure cinesi. In particolare fiorentissimo è il mercato delle pellicce, che i russi comprano in gran numero. I cinesi vanno invece a Blagoveshchensk per lavorare nei cantieri edili e per studiare, e ovviamente, per vendere.
A Blagoveshchensk ogni nuovo quartiere è costruito integralmente da manodopera cinese, anche quando gli investitori sono russi, racconta Konstantin Titov, direttore dell’ufficio legale della compagnia di costruzioni cinese “Velikaja Stenà” (“Grande Muraglia”), che opera a Blagoveshchensk. Per questo è stato necessario introdurre delle quote, per salvaguardare il mercato del lavoro locale. Ormai da tanto tempo in città si mangia quasi solo cucina cinese e ci si veste con abiti cinesi, e mentre nella Russia centrale si parla solo di sanzioni europee e cibi sotto embargo, qui non ricordano nemmeno la questione.
“Nella Regione dell’Amur si è verificata una situazione paradossale con la generazione dei nati tra i 1985 e il 1995. Mia figlia, per esempio è stata in un sacco di posti all’estero: in Finlandia, nelle Filippine, in Cina, in Thailandia… e a Mosca e San Pietroburgo mai una volta. E questo perché volare là è tre volte più caro che andare all’estero”, racconta Titov.
Molti cercano di andare in Cina per lavorare e guadagnare di più, anche senza conoscere per niente la lingua. Di solito lavorano come intermediari per i grandi siti di e-commerce come Taobao e Alibaba.
“Il succo della questione è semplice: qualcuno in Russia ha bisogno di un certo prodotto, l’intermediario lo aiuta a trovarlo su internet sul mercato cinese, poi grazie al regime senza visto va a prenderlo e passa la frontiera”, spiega il portale locale Amur.info. Invece le voci che la città sia invasa da cinesi qui le smentiscono: a Blagoveshchensk non c’è neppure una China Town.
Città: Orenburg
Confina con: Kazakistan
Popolazione: 565.000 abitanti
Da Orenburg (1.460 chilometri da Mosca) al confine russo-kazako c’è appena un’ora di viaggio. Si tratta di uno dei più importanti corridoi non solo tra i due Paesi, ma tra Europa e Asia, e quindi, da un lato e dall’altro della frontiera, c’è una fila infinita di tir carichi.
Nel centro della città, accanto ai palazzoni sovietici, sorgono ancora vecchie case in legno; per questo dicono spesso che Orenburg è “un villaggio cresciuto”. Qui non ci sono affanni metropolitani, ingorghi mostruosi e alti stipendi. Il principale edificio della città, una specie di grattacielo, appartiene a Gazprom, che da inizio secolo possiede qui un giacimento di gas.
Il più diffuso elemento di lamentela da parte dei cittadini è il meteo. «Il vento soffia costantemente, tutto l’anno. Attorno a Orenburg c’è solo steppa e steppa per centinaia di chilometri”, dice un uomo del posto, Leonid. E ancora si lamentano delle mandrie, che se ne fregano dei confini statali. Di continuo attraversano illegalmente la frontiera, e la polizia, deve spaventarli con le macchine, per spingerli a rientrare in patria. Lo stesso sono costretti a fare, all’inverso, i colleghi sull’altro lato. Il fatto è che il confine con il Kazakistan è il più lungo in assoluto per la Russia: 7598,6 chilometri. E visto che i due Paesi erano uniti nell’Unione Sovietica, non ci sono certo fili spinati o barriere. Solo, ogni tanto, sono stati messi dei paletti e raramente delle torrette con radar. Ancora a inizio millennio, racconta Tatjana, a quasi dieci anni dal crollo dell’Urss, di poteva andare nello Stato vicino, a piedi o in macchina, passando per le tante strade in mezzo alla steppa ed evitando qualsiasi punto di controllo di frontiera. Erano gli anni in cui, attraverso questa regione, transitavano quasi tutta l’eroina, l’oppio e l’hashish diretti alla Russia centrale. Adesso la situazione alla frontiera invisibile è molto migliorata e i doganieri contrastano più efficacemente l’ingresso di fanatici islamisti e il narcotraffico.
I residenti dei villaggi della zona di confine hanno delle facilitazioni; tutti gli altri russi devono passare per il posto di frontiera internazionale, senza visto (anche gli italiani possono entrare in Kazakistan senza visto, ma per un massimo di 30 giorni).
Qualcuno sostiene che Orenburg sia una città depressa e depressiva, altri il contrario (grazie a Gazprom e allo status di zona di frontiera e ai soldi che ne derivano). E poi, dopo la perestrojka, in città si è anche sviluppato il settore dell’istruzione, e ora l’Università Statale di Orenburg è tra le più grandi del Paese.
Ma in Russia c’è anche un altro posto di confine, molto più difficile da raggiungere di queste tre città. Sono le Isole Diomede, dove corre il confine (marittimo, lungo 49 chilometri) con gli Stati Uniti, e dove si può osservare il giorno precedente, perché le due isole (una russa e una americana) sono divise dalla linea del cambio di data.