g-d Martha Kyrle (fille du Docteur Scarf), Mlle Helena Khrouchtchev (fille de Mme Khroushtchev) , Jackie Kennedy et Mme Nina Khroushtchev (2e femme de Khroushtchev) le 5 juin 1961 lors d'une reception a ete offerte au Palais Pallavicini a Vienne en leur honneur pendant que leurs maris respectifs se rencontrent Martha Kyrle (daughter of Dr Scarf), Miss Helena Khrouchtchev (daughter of Mrs Khroushtchev) , Jackie Kennedy and Mrs Nina Khroushtchev (2nd wife of Khroushtchev) june 05, 1961 during reception in their honour at Palais Pallavicini in Vienna while husbands are meeting for politics
RDA / Vostock-photoIn epoca sovietica non tutte le mogli dei capi di Stato sono state first lady. Il protocollo diplomatico secondo cui la coniuge si dovrebbe presentare insieme al capo di Stato nelle visite ufficiali non era previsto per i dirigenti sovietici. Le loro mogli potevano non mostrarsi in pubblico, potevano non essere conosciute di persona dai cittadini stessi.
Il pudore era marcato e il décolleté nemmeno preso in considerazione. Si vestivano proprio come milioni di altre donne sovietiche: l’eleganza e la provocazione chiaramente distoglievano dalla costruzione del comunismo. Tutto è cambiato con Nina Khrushcheva. E da qui inizia la nostra storia.
Jacqueline Kennedy (terza da destra) e Nina Khrushcheva (seconda da destra). Fonte: RDA / Vostock-photo
La moglie di Nikita Khrushchev si può definire first lady perché è stata la prima moglie di un leader del partito a partire con lui per un viaggio ufficiale all’estero. È stata anche la prima su cui si sono riversati gli scherni per il suo gusto caratteristico. La Khrushcheva era quel che si può definire "carne della carne del suo popolo" e amava lo "stile rustico": rozzo, taglio a sacca e stampe floreali. E su di lei stonava pure.
Durante una visita storica negli Stati Uniti, scelse di indossare una lunga giacca a fiori estiva, subito soprannominata "abito-tunica". La situazione è peggiorata quando al photocall si è trovata accanto l’icona americana di stile Jacqueline Kennedy. Di fianco a lei la semplice, casereccia bruttura della Khrushcheva non aveva nessuna chance. Questa immagine ha fatto il giro del mondo e la Khrushcheva, a quanto pare, è entrata nella storia come l'incarnazione della tipica donna sovietica lavoratrice del kolkhoz.
Ciò sorprende ancora di più sapendo che a cucirlo era stata Nina Gupalo, sarta famosa a quel tempo a Mosca, che vestiva anche la figlia di Stalin e attrici famose, che non si potevano certo accusare di cattivo gusto.
Tra l'altro, proprio al tempo di Khrushchev nel 1959, a Mosca erano state organizzate le prime sfilate di moda occidentale: è venuto Yves Saint Laurent, allora capo della casa di moda Christian Dior, a cui poteva partecipare solo l'élite politica.
Jovanka Broz, moglie del presidente jugoslavo (seconda a sinistra) e Viktoria, moglie di Leonid Brezhnev. Fonte: Vladimir Akimov / RIA Novosti
Anche la successiva first lady, Viktoria Brezhneva, ha continuato la tradizione di non distinguersi dalla massa di donne sovietiche. Ad uno status pubblico, in realtà, lei non ambiva nemmeno. Nei rari casi in cui si presentava in pubblico, indossava abbigliamento del tutto armonico, modesto, ma come molti hanno sottolineato, cupo.
Così come per tutta l’élite del partito, i modelli erano della casa di moda di Kuznetskij Most: qui venivano disegnati i vestiti, poi cuciti nelle fabbriche sovietiche.
In Urss allora era già possibile trovare merci provenienti dall’estero. Per esempio, ai grandi magazzini GUM sulla Piazza Rossa o ai magazzini speciali per i diplomatici "Berezka", dove si vendeva merce in valuta estera, ufficialmente vietata.
La Brezhneva non ci teneva particolarmente. Lo stesso non si può dire del marito, Leonid Brezhnev, un vero dandy: comprava camicie e cravatte all'estero e anche la "Denim Fever" non lo ha lasciato indifferente. Una volta si è presentato con una giacca in denim.
Raisa Gorbacheva. Fonte: Tass
I suoi abiti chic e sempre opportuni, con silhouette definite, sono diventati persino oggetto di invidia nel Paese.
In Occidente veniva definita "donna comunista con chic parigino". In patria era fortemente criticata: la first lady usa soldi statali per ricevere con voli speciali abiti Yves Saint Laurent e Pierre Cardin da Parigi.
In realtà, seppure la Gorbacheva fosse amica dello stilista e presenziasse alle sue sfilate, a cucire i suoi vestiti era Tamara Makeeva, sempre della casa di moda di Kuznetskij Most. Tuttavia, la Gorbacheva ha contribuito attivamente all'arrivo sul mercato di marchi quali Cardin e St. Laurent e ha supportato l'apertura della casa "Burda moden" a Mosca. Più tardi, parte dei suoi abiti li ha cuciti lo stilista russo Valentin Yudashkin, conosciuto come primo designer dell'era post-sovietica.
Naina Eltsina e Boris Eltsin. Fonte: Ria Novosti
Tutte le first lady dopo la Gorbacheva hanno continuato la tradizione sovietica e sono rimaste nell'ombra dei loro mariti. Nei loro armadi hanno dominato il nobile classico, i colori chiari e tenui e lo stile conservatore.
La moglie di Boris Eltsin, Naina, ha cambiato la sua immagine con il Paese: dagli eccessivi anni ’80, con colori bordeaux e tinte artificiali, alla tranquilla nobiltà del classico degli abiti di Chanel.
Da sinistra, l’ex moglie di Putin Lyudmila Putina, il Presidente russo Vladimir Putin e la regina Elisabetta II del Regno Unito. Fonte: Aleksej Panov / RIA Novosti
Anche la ex moglie di Vladimir Putin, Lyudmila, si caratterizzava per la sua passione per il classico monocromatico e anche per il ricamo sulle giacche. Questo tratto è presto diventato proprio di molte donne "di rango". Tuttavia, a volte ha fatto ricorso ai consigli di famosi designer russi come Igor Chapurin, Viktoria Andreyanova e Slava Zaitsev. Quest’ultimo la convinse a portare quel cappello dalle balze enormi che causò lo scandalo in Inghilterra nel 2003 ad un ricevimento dalla Regina d'Inghilterra: il cappello era più ampio di quello della regina. Eppure, come sostengono i media russi, Putin ama gli abiti già pronti, in particolare il brand Burberry.
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