Spie divenute leggende

Nadezhda Plevitskaya

Nadezhda Plevitskaya

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Belle, audaci, seducenti. Hanno incantato uomini e spaventato governi. Ecco chi erano gli agenti segreti più famosi del periodo sovietico
Nadezhda Plevitskaya. Fonte: Vostock-Photo

Nadezhda Plevitskaya

Da semplice contadina a cantante di successo. Fino a quel lavoro da spia che la condusse al carcere e ai lavori forzati. Nadezhda Plevitskaya venne ribattezzata dallo zar Nicola II “l’usignolo di Kursk” per via della sua splendida voce (cantava accompagnata dal compositore Sergej Rakhmaninov). Questa giovane ragazza di campagna passò così dall’essere suora a essere una delle cantanti più famose della sua epoca. Si sposò con il generale zarista Nikolaj Skoblin dopo essere emigrata a seguito della Rivoluzione del 1917.

Nel 1931 entrambi vennero reclutati dal servizio di intelligence sovietico e per sei anni fornirono informazioni sugli esiliati russi in Europa. L’operazione più grande alla quale partecipò fu il sequestro del generale Evgenij Miller nel 1937 a Parigi.

Giocando d’astuzia riuscirono a fare in modo che Miller partecipasse a un incontro fra diplomatici tedeschi: nient altro che agenti sovietici camuffati.

Fecero addormentare il generale e lo portarono in Russia via mare. Prima di partecipare alla finta riunione però Miller lasciò una lettera e le spie vennero scoperte. Skoblin fuggì in Spagna, dove morì da lì a poco. Plevitskaya invece venne arrestata e condannata a 20 anni di lavori forzati. Morì in prigione, nella città francese di Rennes, nel 1940.

Zoya Voskresenskaya

Nel 1929, a soli 22 anni, iniziò a lavorare nel Dipartimento degli Esteri della Dirigenza Politica Unita di Stato. Poco tempo dopo la giovane, che godeva di un fascino particolare, venne spedita a Ginevra per essere l’amante di un generale tedesco. “Andrò e sarò la sua amante, se necessario. Ma poi mi ucciderò. Dopodiché smisero di farmi offerte del genere”, raccontò, anni dopo, Zoya.

Negli anni Trenta lavorò anche in Manciuria, Lettonia, Germania e Austria. All’inizio di giugno del 1941, in qualità di ufficiale della Società di relazioni culturali con i Paesi stranieri, la spia partecipò a un ricevimento dell’Ambasciata tedesca a Mosca, dove venne invitata a ballare un vals con il conte Friedrich Werner von der Schulenburg, ambasciatore tedesco in Unione Sovietica.

Zoya Voskresenskaya. Fonte: Vladimir Savostyanov

Durante la serata Zoya scoprì che avevano preparato diverse valigie e notò diverse cose strane. Decise quindi di redarre un rapporto nel quale informava che i tedeschi stavano preparando l’evacuazione dell’ambasciata. Ma il suo messaggio venne ignorato.

Dopo essersi ritirata, nel 1955, divenne una famosa scrittrice di libri per bambini. Ormai nessuno ricordava più la sua vita passata. Nel 1990 venne denunciata in un’intervista dal capo del Kgb, Vladimir Kryuchkov.

Margarita Konyonkova

Lo scultore Sergej Konyonkov si recò a New York insieme a sua moglie Margherita nel 1923 per partecipare a un’esposizione di arte sovietica. Ma questo viaggio durò 22 anni: il “Rodin russo” lì si dedicò al lavoro, mentre Margarita aprì uno studio a Greenwich Village dove faceva salotto con i politici statunitensi più importanti del momento e, ovviamente, le loro mogli.

Albert e Elsa Einstein, a sinistra, insieme a Margarita e Sergej Konyonkov, nel 1935. Fonte: Tass

Conobbe personalmente la first lady Eleanor Roosevelt e iniziò così ad avere accesso alla Casa Bianca. Il suo obiettivo principale furono gli scienziati incaricati di sviluppare armi nucleari. Margarita era infatti amica del “padre della bomba atomica” Robert Oppenheimer e nel 1935 conobbe Albert Einstein.

A giudicare dalle appassionanti lettere dello scienziato, Konyonkova arrivò addirittura a essere la sua amante. Grazie a lei, Einstein riuscì a entrare in contatto con altre persone dedite allo spionaggio sovietico a New York. 

Nel 1945 i Konyonkov furono deportati in Russia. Margarita morì nel 1980.

Elena Modrzhinskaya

Elena Modrzhinskaya
Fonte: archivio

Era la fine degli anni Quaranta. In una stazione ferroviaria di una Varsavia occupata, una donna, dopo essere scesa dal treno, si gettò tra le braccia di un uomo con un mazzo di fiori. Lui era il diplomatico sovietico Ivan Vasiliev (il suo nome reale era Pyotr Gudimovich). Lei, invece, era sua moglie Maria. I due si vedevano per la prima volta. Maria non era altro che la spia sovietica Elena Modrzhinskaya.

L’obiettivo principale della “coppia” era scoprire i piani della Germania nei confronti dell’Urss. I due vennero arrestati il 22 giugno 1941, dopo che la Gestapo iniziò ad avere forti sospetti nei loro confronti. Gli interrogatori però non diedero alcun risultato e i coniugi, così come altri diplomatici, vennero scambiati con dei tedeschi detenuti a Mosca. Più tardi, tornati in Urss, la coppia si sposò veramente.

Anna Kamaeva-Filonenko

Nell’autunno del 1941, nel reparto di operazioni speciali del Comitato di Affari Interni dove lavorava Anna Kamaeva, venne preparato un gruppo di agenti per contrastare possibili azioni dei nazisti a Mosca.

Anna svolgeva un ruolo molto speciale: doveva assassinare Hitler nel caso in cui fosse stato necessario. Mosca passò alla difensiva e Anna venne spedita nelle retroguardie tedesche per organizzare attività sovversive.

Anna Kamaeva-Filonenko. Fonte: IvanFM/Wikipedia.org

Nell’ottobre del 1944 venne inviata in Messico per preparare un’operazione per liberare di prigione l’assassino di Trotskij, Ramon Mercader, ma l’operazione venne cancellata all’ultimo momento.

Alla fine della guerra si sposò con un agente dell’intelligence militare, Mikhail Filonenko, con il quale trascorse dodici anni all’estero lavorando insieme come agenti. I due furono anche in Cecoslovacchia, in Cina e in Brasile, dove organizzarono una rete di agenti segreti.

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