Valentin Yudashkin (Foto: Ufficio Stampa)
Dici Russia e pensi al clima rigido, alla produzione di gas, a splendidi musei. Ma mai all'alta moda. Eppure, negli ultimi anni questa convinzione sta cambiando. Infatti, oggi, la Russia rappresenta non solo un attraente mercato per le esportazioni, ma si afferma anche come produttore, se non addirittura come trend setter. Le it-girls provenienti dall’ex Unione Sovietica, "le bambole russe", come esse vengono sopranominate dai media europei, sono sulle pagine delle riviste più importanti di tutto il mondo. Sempre più giovani designer russi vengono inclusi nei calendari delle settimane di moda europee. Anche le fashion week russe rappresentano un punto di riferimento importante per i fashionistas in Europa e in USA. Tuttavia, inizialmente poche persone hanno creduto all'affermazione della moda russa.
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Vi ricordate la famosa frase di Kate Moss "C'è solo una Kate"? Dunque, in Russia c'è solo un Valentin. E si chiama Valentin Yudashkin, "Il Re Sole". Lui è l'unico stilista che da più di 20 anni riesce sempre a essere all’avanguardia, ogni volta sorprendendo il pubblico con le sue nuove collezioni. Yudashkin gestisce con grande cura e professionalità la sua maison con la linea couture, prêt-à-porter e “jeans”, nonché la linea di gioielli, mobili, accessori e biancheria. Inoltre, Yudashkin presenta le sue collezioni a Parigi e alla settimana di moda a Mosca. Lo stilista russo ha delle boutique in Francia, Hong Kong e negli Stati Uniti. Gli abiti couture di Valentin Yudashkin sono esposti al Museo del Costume di Louvre, al Museo di Moda in California, al Museo Storico di Mosca, nonché al Metropolitan Museum di New York. Il designer è stato inoltre insignito della Medaglia d'Onore per il suo contributo allo sviluppo della moda russa e ha ricevuto l'Ordine del Merito della Repubblica francese nell’ambito della letteratura e dell'arte.
Signor Yudashkin, Lei ha fondato la sua casa di moda alla fine degli anni '80, e la sua prima collezione couture fu presentata nel 1991. Tuttavia, come prima location per la sfilata non ha scelto Mosca, ma Parigi. La Russia, quindi, non era pronta per l'alta moda o è Lei che puntava all’estero fin dall’inizio?
Questo non è del tutto vero. La mia prima sfilata di 150 abiti ha avuto luogo a Mosca nel 1987. Poi c'erano diverse collezioni haute couture. Successivamente, i rappresentati della casa Fabergé, che si sono interessati alla mia collezione dedicata appunto all’uovo di Faberge, mi hanno invitato a sfilare a Parigi.
Foto: Ufficio Stampa
Non molti possono vantare un tale debutto. Ricorda le sue sensazioni alla fine di quella sfilata con Pierre Cardin?
Sì, è stata un'esperienza incredibile, una sensazione di eccitazione, entusiasmo, gioia, orgoglio. Dopo la sfilata Pierre Cardin è venuto dietro le quinte a parlarmi e a farmi gli auguri. Da allora è diventato il mio maestro, amico, mentore. Mi ha a dato consigli, ha contribuito a organizzare i miei show a Parigi. Sono molto grato per il suo sostegno e la nostra amicizia non si è mai interrotta.
La Sua prima collezione fu chiamata "Fabergé". Ed è stata seguita da altre collezioni che rimandavano sempre alla storia e alla cultura russa. Il folklore russo è quello che la ispira fino a oggi?
Le fonti dell’ispirazione per me possono essere molto diverse. Ad esempio, l'esperienza di un viaggio, come nel caso della collezione "Africa", o un libro, come nella collezione "Anna Karenina", o la pittura, come nella collezione "Le avanguardie russe". Spesso mi appello agli elementi del costume popolare russo, alla storia e alle tradizioni del paese.
Da uno stilista russo, in Occidente, forse ci si aspetta qualcosa di minimalista e sobrio. Lei invece fornisce un tripudio di colori, di lusso. Più di una volta è stato paragonato a Gianni Versace. Da dove nasce questo amore per l’abbondanza?
Penso che questo sia dovuto al fatto che la moda russa per un lungo periodo di tempo aveva una grande carenza di colore, di luminosità, dei tessuti lussuosi. Ora è possibile trovare assolutamente qualsiasi materiale per realizzare qualsiasi idea creativa. Ma mi piace ancora lavorare sui dettagli decorativi degli abiti. Per ogni abito creano veramente un accento speciale.
Nel 1996 è stato ammesso al Sindacato di Moda di Parigi. A quel tempo, di stranieri c’erano solo Versace e Valentino. Sembrerebbe un altro grande successo, ma poco dopo ha lasciato Parigi. Cosa è successo?
Secondo le condizioni del Sindacato dovevo aprire una casa di moda a Parigi. Il che significava, come minimo, dividere la vita e il lavoro tra due paesi. O, addirittura, lasciare la Russia. Anche se è stata una scelta difficile, ho scelto la Russia e ho iniziato a presentare le mie collezioni stagionali a Milano.
Foto: Ufficio Stampa
Eppure, grazie all’aiuto di Carine Roitfeld è tornato alle passerelle parigine. Che ricordi ha di Milano?
Un'esperienza interessante. La nostra maison fa parte della Camera Nazionale della Moda Italiana. Ora presento le mie collezioni ready-to-wear a Parigi e a Mosca. Ma continuo a collaborare con le fabbriche italiane per produrre borse e scarpe.
Parteciperà alla settimana di Alta Moda a Roma?
Molto probabile. E forse anche nel prossimo futuro.
Chi, tra i giovani stilisti russi, potrebbe segnale come i più promettenti?
Forse Alena Achmadullina e Denis Simachev. Hanno originalità, una visione particolare del mondo che li distingue dagli altri.
A dover definire l'identità della moda russa?
La sua gioventù. La moda russa è un fenomeno molto giovane. Circa 20 anni fa in Russia non esistevano ne la moda, ne la sua industria. Ora si sta sviluppando parecchio, emergono i nuovi designer e i nuovi brand. Cessa progressivamente di essere una imitazione di modelli occidentali e trova la propria faccia.
In Russia oggi esistono diverse Settimane della Moda. Lei ha scelto quella di Mosca, e non la Russian Fashion Week. Perchè?
Nel 1994 sono stato uno dei promotori della Settimana della Moda a Mosca. Invitammo diverse case di moda straniere per far conoscere al pubblico russo le ultime tendenze. La Russian Fashion Week, è stata organizzata molto più tardi.
In una delle Sue interviste ha detto che da una sfilata ci si attende provocazione e spettacolo. Quindi, per distinguersi bisogna essere scandalosi?
Le collezioni non devono essere insulse, banali, noiose. Devono sempre avere una nota di sorpresa, intrigo, provocazione. Solo allora saranno interessanti per il pubblico, per i giornalisti e, ovviamente, per chi acquista.
Che cosa sogna ancora "Il Re Sole"?
Sogno e penso alle collezioni che non sono state ancora create.
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