Alcuni combattenti appartenenti alle forze del Donbass.
Maxim Nikitin/TASSI problemi dell’Ucraina relativi all’adozione degli accordi di Minsk, nell’ambito della risoluzione della crisi nel Donbass, mettono nuovamente in dubbio la possibilità di realizzare una pace duratura nell’Est del Paese. Rbth ha interpellato alcuni esperti, individuando tre possibili scenari che potrebbero delinearsi nel prossimo futuro: dalla possibilità di una ripresa degli scontri militari al mantenimento dell’attuale status quo.
Primo scenario: l’ipotesi di una guerra lampo
Nonostante gli accordi e la supervisione degli osservatori dell’Osce, nel Donbass proseguono gli scontri. E la gente continua a morire. Dal settembre 2015 l’intensità del conflitto è sicuramente diminuita, ma non del tutto. La guerra, infatti, continua nella regione. Secondo Mikhail Remizov, presidente dell’Istituto indipendente per le Questioni Strategiche, nel Donbass vi è la possibilità che riprendano gli scontri. “L’equilibrio militare nella zona del conflitto si è spostato decisamente a favore dell’esercito ucraino, che potrebbe benissimo prendere in considerazione lo scenario di una guerra lampo”, sostiene l’esperto.
Uno scenario possibile nel caso in cui il potere di Kiev si renda conto che sarebbe impossibile adottare gli emendamenti alla Costituzione relativi al decentramento dell’Ucraina e allo statuto speciale per le regioni separatiste del Donbass. Il Presidente Poroshenko, che ha firmato gli accordi di Minsk, non dispone infatti di una maggioranza in parlamento che gli consenta di adottare le modifiche alla legge principale. Molti deputati ritengono che gli emendamenti proposti rappresentino una concessione troppo grande al Donbass. Se, in questa situazione di stallo parlamentare, la pressione sul Presidente ucraino dovesse aumentare, Kiev cercherebbe una soluzione e potrebbe ricorrere alla forza, simulando, per esempio, una provocazione nel Donbass. L’esercito ucraino sarebbe quindi “costretto a rispondere”, dice Remizov, secondo il quale, davanti a un’escalation del conflitto, il rispetto degli accordi di Minsk passerebbero in secondo piano. Questa ipotesi resta comunque molto bassa.
Secondo scenario: le autorità ucraine riescono a trovare un compromesso
I precedenti tentativi di regolamentare la crisi nel Donbass non sono andati a buon fine e le truppe ucraine hanno subito diverse sconfitte. Perciò i rischi di un nuovo utilizzo della forza potrebbero risultare troppo elevati. Altre considerazioni potrebbero costringere i parlamentari ucraini a soccombere alla pressione e a votare gli emendamenti della costituzione. Igor Bunin, politologo e presidente della fondazione indipendente Centro di tecnologie politiche, sottolinea che Kiev non vuole essere accusata del fallimento degli accordi di Minsk. “Se gli emendamenti alla Costituzione non venissero adottati, gli Usa e l’Europa si renderebbero conto che la responsabilità è da imputare all’Ucraina”, dice l’esperto.
Tuttavia la maggior parte degli osservatori dubita che le modifiche necessarie vengano adottate dalla Rada. Ci sarebbe infatti un altro scenario ben più probabile: il mantenimento dello status quo attuale.
Terzo scenario: nessun cambiamento
Incapace di far votare gli emendamenti al parlamento e non volendo assumersi la responsabilità di un eventuale fallimento degli accordi di Minsk, il governo ucraino potrebbe cercare di cambiare la propria linea, in modo da obbligare Mosca ad agire per prima, sostiene Vladimir Zharikhin, dell’Istituto dei Paesi Csi.
Per il resto, continuerà il finto tentativo di attuare gli accordi di Minsk. “Tutto ciò che fa il Presidente Poroshenko è un tentativo per conservare il potere attraverso delle pseudo-riforme”, dice Andrej Ermolaev, direttore dell’Istituto di ricerca strategica Nuova Ucraina, con sede a Kiev.
Questa messinscena durerà finché non si troverà una nuova formula politica di regolamentazione dei problemi del Donbass, questione centrale nella vita politica ucraina. Tuttavia, senza il dialogo con gli insorti, sarà impossibile trovare tale formula. Kiev continua a portare avanti la linea del rifiuto. E, da quasi due anni, continua a vedere gli avversari nel Donbass come “banditi e terroristi”. In questa fase di stallo politico, conclude Ermolaev, “il potere cercherebbe dei modi per proteggersi almeno per altri due anni”, almeno fino alle prossime elezioni presidenziali.
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