Il G7 e la posizione della Russia

I leader dei “Grandi della Terra” si sono riuniti nel Sud del Giappone.

I leader dei “Grandi della Terra” si sono riuniti nel Sud del Giappone.

: EPA
Dalla situazione dell’economia mondiale al conflitto nell’Ucraina dell’Est: quali proposte avrebbe avanzato Mosca al summit dei Sette Grandi, al quale non partecipa dal 2014? Rbth lo ha chiesto ad alcuni esperti

Le tematiche principali dell’ultima edizione del G7, tenutasi in Giappone alla fine di maggio, hanno riguardato l’economia mondiale, la situazione nell’Ucraina dell’Est e il conflitto sulla frontiera tra Cina e Giappone. La Russia ha una posizione ben definita riguardo a tutti questi punti. Rbth ha parlato con alcuni esperti e ha raccolto diverse opinioni nel tentativo di capire quali proposte avrebbe potuto fare Mosca se avesse partecipato al summit, abbandonato nel 2014.

1 Riduzione delle tasse

Uno dei modi per stimolare la crescita economica mondiale dovrebbe essere lo “stimolo fiscale”: la riduzione dell’imposta fiscale sulle imprese, così come deciso dal G7. Giappone e Stati Uniti sono stati i Paesi che più di tutti hanno sottolineato la necessità di questa iniziativa. 

Secondo l’analista di Finam Bogdan Zvarich, la Russia è disposta a partecipare a questo processo. “Grazie allo stimolo fiscale, alla riduzione delle imposte o all’introduzione di esenzioni fiscali in determinati ambiti di impresa - dice -,  potrebbero svilupparsi altri settori importanti per il Paese”.

Ad esempio, per lo sviluppo della piccola e media impresa potrebbero essere introdotte esenzioni fiscali per i primi anni di attività. Il 27 maggio il Ministero russo delle Finanze ha preparato un progetto di riforma fiscale secondo il quale gli imprenditori potrebbero avere la possibilità di non pagare imposte per i primi due o tre anni. 

“La riduzione delle imposte è uno dei principali fattori di stimolo per l’attività imprenditoriale, soprattutto nel caso della piccola e media impresa”, ha commentato Dmitrij Bedenkov, direttore della sezione analitica di Russ-Invest. 

2 Il conflitto nell’Ucraina dell’est

Durante il summit in Giappone, i leader del G7 hanno deciso di ampliare a giugno le sanzioni contro la Russia. Nella dichiarazione congiunta si legge che le sanzioni contro Mosca, a causa della crisi ucraina, resteranno in vigore finché la Russia “non applichi totalmente” gli accordi di Minsk. 

Tali accordi, firmati nel febbraio 2015 tra i membri del quartetto di Normandia (Russia, Ucraina, Germania e Francia) sono una tabella di marcia per la regolamentazione pacifica del conflitto armato e riguardano l’attuazione di una serie di misure concrete da parte di Kiev e delle autoproclamate repubbliche del Donbass. 

Durante il G7 però non ci si è limitati ad ampliare le sanzioni: nelle loro dichiarazioni, i membri del gruppo hanno minacciato anche di approvare delle “misure restrittive aggiuntive”. La reazione da parte della Russia ovviamente non si è fatta attendere. Così come ha dichiarato il viceministro degli Affari Esteri Sergej Ryabkov, i leader del G7 “ignorano le questioni più evidenti che bisognerebbe esigere dal governo ucraino, poiché sarebbe lui che non rispetterebbe gli accordi di Minsk”. 

Russia e Ucraina si sono scambiate diverse accuse in merito all’attuazione degli accordi. La Federazione non partecipa ufficialmente nel conflitto del Donbass, ma il governo ucraino considera che Moca eserciti una influenza sui leader delle repubbliche autoproclamate. 

3 Le dispute territoriali tra Cina e Giappone

I leader del G7 hanno inoltre dichiarato la necessità di inviare “un potente segnale alla Cina” in merito alle azioni di questo Paese nelle acque della Cina orientale della Cina meridionale, dove Pechino porta avanti alcune rivendicazioni territoriali che preoccupano gli Usa e loro alleati.

Il padrone di casa del vertice, il primo ministro giapponese Shinzo Abe, il 26 maggio ha espresso il proprio rifiuto a cambiare lo status quo della regione con la forza. Nella dichiarazione congiunta inoltre è stata sottolineata “l’importanza fondamentale” della risoluzione pacifica dei conflitti in questa regione. 

I territori del Mar Cinese Meridionale sono rivendicati, da un lato da Pechino, e dall’altro da Vietnam e Filippine, che vantano l’appoggio degli Usa, così come dicono in Cina. Nel Mar Cinese Meridionale Pechino ha un contenzioso aperto con Tokyo. 

Mosca sostiene che le parti coinvolte nella disputa dovrebbero trovare una soluzione al problema da sole, sulla base delle leggi del diritto internazionale. 

Secondo il Ministero degli Affari Esteri, la Russia è contraria a una “internazionalizzazione” del conflitto, vale a dire a un intervento esterno. All’inizio di marzo un gruppi di navi degli Stati Uniti ha solcato il Mar Cinese Meridionale, azione che provocò un’esplosione di proteste da parte di Pechino, che interpretò questo atto come una provocazione.

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