La Russia lancia il guanto di sfida alla crisi

Operaio al lavoro.

Operaio al lavoro.

Sergey Fadeichev/TASS
Il governo sta studiando un piano per risollevare l’economia, puntando sul settore dei trasporti, delle auto, dell’immobiliare e dell’industria leggera. Ecco il programma e le strategie che potrebbero essere adottate da Mosca

All’inizio del 2016 l’economia russa si è trovata ad affrontare una delicata situazione di crisi. Nel 2015 il PIL è diminuito del 3,7%, il commercio al dettaglio è sceso del 10% e gli investimenti si sono ridotti dell’8,4%. In questa situazione, il governo ha chiesto a tutti i Ministeri di ridurre le proprie spese. Tagli che saranno pari allo 0,9% del PIL e che contribuiranno a mantenere il deficit di bilancio al di sotto del 3%.

Tuttavia, dopo che il prezzo del Brent è sceso nel mese di gennaio a 30 dollari al barile (fattore che rischia di causare un ulteriore rallentamento in un’economia dipendente dal petrolio), il governo ha deciso di studiare uno speciale piano anti-crisi. 

L’obiettivo principale del piano è quello di destinare 737 miliardi di rubli (oltre 9 miliardi di dollari) a sostegno dell’industria. I fondi saranno destinati a quattro settori fondamentali: quello automobilistico, dei trasporti, dell’industria leggera e dell’immobiliare.

A differenza dell’anno scorso, il governo sta cercando di aiutare il settore reale dell’economia senza passare attraverso le banche. Se nel 2009 e nel 2014 le autorità avevano indirizzato le risorse anti-crisi attraverso la capitalizzazione delle banche e la stimolazione dei prestiti, ora il piano è quello di fornire diversi tipi di sovvenzioni e contratti pubblici. Ciò significa che i soldi arriveranno direttamente alle imprese, senza passare per gli istituti di credito. E sarà il governo a decidere i destinatari dei finanziamenti.

Le alternative

1 Aumentare le imposte

Attualmente in Russia l’imposta sul valore aggiunto (l’equivalente dell’IVA in Europa) è pari al 18%. Nel 2014 il governo aveva preso in considerazione di portarla al 20%.

Come alternativa, il governo sta anche prendendo in considerazione la possibilità di introdurre una tassa sulle vendite, come negli Stati Uniti, pari al 3%. Gli economisti si dicono però contrari a questo tipo di manovra. Una tassa simile già esisteva in Russia negli anni Novanta, ma veniva rispettata solo dal 30% della popolazione, il ché significa che due terzi del Paese non la pagava.

Nel giugno 2015 tuttavia il Presidente russo Vladimir Putin aveva garantito che non sarebbero state aumentate le tasse per quattro anni.

2 Prestiti

La Russia vanta uno dei debiti pubblici più bassi al mondo: solo il 12%. Secondo i calcoli dell’ex ministro russo delle Finanze, Aleksej Kudrin, il Paese potrebbe permettersi di arrivare al 30%. Tenuto conto che il bilancio della Federazione nel 2015 era pari a 75 miliardi di rubli (945 miliardi di dollari), il governo russo potrebbe tranquillamente permettersi di prendere in prestito 170 miliardi di dollari dai mercati esteri.

Il problema è che al giorno d’oggi le sanzioni pesano ancora sull’economia russa. Inoltre le agenzie di rating internazionali peggiorano le prospettive di crescita del Paese. Il 2 febbraio, per esempio, Fitch Ratings ha abbassato il rating dell’economia russa dello 0,5%, sostenendo che nel 2016 il PIL della Federazione si ridurrà di un punto percentuale. Ciò si rifletterebbe inevitabilmente su eventuali prestiti.

3 Modifiche alla struttura del budget

La Russia è uno dei leader mondiali per quanto riguarda la quota di PIL destinato alla difesa nazionale e all’esercito. Nonostante il calo del PIL, il volume di tale spesa continua a crescere. Nel 2016 raggiungerà il 4,5% del PIL, una percentuale addirittura superiore rispetto a quella di Stati Uniti e Cina. Un’altra categoria privilegiata della popolazione è quella dei pensionati: ogni anno il governo rivaluta le pensioni secondo la crescita dell’inflazione. Una decisione alternativa potrebbe essere quella di aumentare l’età pensionabile, annullando l’indicizzazione delle pensioni e riducendo le spese per la difesa. In questo caso, tra le priorità da mantenere ci sarebbe il sostegno all’istruzione. All’inizio di gennaio 2016 il capo della più grande banca russa, Sberbank, e l’ex ministro dell’Economia German Gref avevano discusso la necessità di muoversi proprio verso questa direzione.

 

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