Kudrin: “Crescita a rischio nei prossimi quattro anni”

 Alexei Kudrin, ex ministro russo delle Finanze (Foto: Reuters)

Alexei Kudrin, ex ministro russo delle Finanze (Foto: Reuters)

L’ex ministro russo delle Finanze prevede nel paese una crisi di lunga durata: “Se non opereremo una riforma dell'economia e non otterremo una riduzione del livello delle sanzioni, ci aspetteranno ritmi di crescita molto bassi”

La caduta del PIL e la stagnazione economica in Russia potrebbero protrarsi ancora per molti anni: ne è convinto il principale critico del governo, l'ex ministro delle Finanze (dal 2000 al 2011) e attuale presidente del Comitato per le iniziative civili Alexei Kudrin. In un'intervista rilasciata a RBC Kudrin ha riconosciuto che per via delle sanzioni alcuni settori dell'economia russa stanno inevitabilmente subendo un declino.  

Quanto durerà la crisi in Russia

"La crisi sarà piuttosto prolungata, ma ancora più lunga potrebbe essere la stagnazione, con ritmi di crescita dell'economia che potrebbero rimanere nell'orbita del +/- 1 per cento. Ciò dipende dalla struttura assai inadeguata della nostra economia, che non è in grado di rispondere alle sfide contemporanee, dai deboli stimoli alla crescita, e da un sistema finanziario pieno di vincoli ma che non dispone di una riserva di stabilità per aumentare gli investimenti. A ciò si sono aggiunte le sanzioni. Anche aspettarsi degli stimoli dall'esterno sarebbe strano: in Cina, ad esempio, si prevede una certa riduzione dei ritmi di crescita per i prossimi tre o quattro anni. Se non opereremo una riforma dell'economia e non otterremo una riduzione del livello delle sanzioni, ci aspetteranno ritmi di crescita negativi o comunque bassi per i prossimi quattro anni circa, e forse anche più a lungo. Ho la sensazione che a tutti i livelli di potere, e anche al livello del suo primo rappresentante, manchi una valutazione obiettiva delle sfide che la Russia si trova ad affrontare. Lassù si ha l'impressione che il Fondo di riserva ci aiuterà a resistere per due o tre anni, e che poi l'economia si riprenderà, seguendo un andamento ciclico. L'annunciata riduzione delle spese statali non riguarderà il capitolo della difesa o quello sociale. Ne deriverà un peggioramento della struttura delle finanze dello stato: verranno ridotte le voci di spesa legate alla ripresa dell'economia, alle infrastrutture, alla qualità dell'istruzione e della formazione della forza lavoro, alla qualità delle cure mediche e della sanità pubblica. Tra le misure anticrisi potrebbero essere adottate anche delle decisioni che porteranno un prolungamento della stagnazione".

L'influenza delle sanzioni

"Le sanzioni sono destinate a durare a lungo. Ho parlato con molti uomini d'affari, ed essi ritengono che dal momento che il problema della Crimea non è stato ancora risolto, le sanzioni resteranno in vigore. La loro revoca significherebbe il riconoscimento da parte dell'Occidente dell'attuale status della Crimea. Io suppongo che facendoci delle reciproche concessioni, se ad esempio riuscissimo a risolvere i problemi nel Sud-Est dell'Ucraina, otterremmo una riduzione delle sanzioni, anche se non di quelle principali e più dolorose.

Con una corretta politica economica, e non come stiamo facendo oggi, si potrebbe garantire una crescita economica anche in queste condizioni. Nell'insieme, però, noi non saremo in grado di diventare più competitivi. Spesso si dice: "Faremo affidamento sulle nostre sole forze". Ma paesi simili al nostro, come Cina, Brasile e India, sfrutteranno l'intera gamma delle possibilità offerte dall'economia globale, possibilità tecnologiche e finanziarie, mentre la Russia in questo senso subirà delle limitazioni. Ciò significa un peggioramento in tutta una serie di settori. Nei prossimi anni noi potremo ottenere dei successi notevoli solo in alcuni ambiti locali, primo fra tutti il settore della difesa". 

La possibilità del default

"Il default è una misura estrema; io lo ritengo poco probabile. Se esso si verificherà, se il governo permetterà alle imprese di non pagare i propri debiti, le loro controparti non avranno alcuna garanzia di ricevere il pagamento della merce consegnata in Russia; ciò vuol dire che i rischi legati anche al normale commercio aumenteranno notevolmente. Tutti cominceranno a fornire le merci solo dietro pagamento anticipato. Ciò significherebbe uno stop al commercio del nostro paese, eppure noi dipendiamo per il 50 per cento dalle importazioni. Nel 1998, quando fu adottata una misura simile, alcune aziende, stringendo i denti, continuarono a pagare per salvaguardare la loro buona reputazione. Dovendo scegliere, allora è meglio introdurre il controllo sulla valuta. Questo regime di esportazione della valuta previa autorizzazione statale rimase in vigore fino al 2006. Prima di esportare valuta dal paese (solitamente un capitale o degli introiti), bisognava depositarla su appositi conti della Banca Centrale della Russia (quarantena) e specificare il motivo dell'esportazione". 

Articolo basato sul testo dell'intervista a RBC

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