Economia, aumenterà il debito pubblico?

L’indice di povertà in Russia è tornato ai valori di decenni fa: 15,1% nel primo semestre dell’anno, contro il 10,8% del 2013

L’indice di povertà in Russia è tornato ai valori di decenni fa: 15,1% nel primo semestre dell’anno, contro il 10,8% del 2013

Reuters
Secondo gli esperti della filiale russa della Banca Mondale, entro il 2050 il connubio tra basse tariffe petrolifere e l’invecchiamento della popolazione potrebbe determinare un aumento del debito pubblico del Paese, che passerebbe dall’attuale 12% al 250%. Uno scenario difficilmente realizzabile, smentiscono gli analisti

Da qui al 2050 l’invecchiamento della popolazione e la riduzione dei proventi dal petrolio e dal gas potrebbe provocare una stagnazione a lungo termine dell’economia e un aumento del debito pubblico pari al 250% del Pil. A questa conclusione sarebbero giunti i rappresentanti della filiale di Mosca della Banca Mondiale, così come riferisce il giornale economico Kommersant.

Secondo le stime dei ricercatori, l’economia russa si troverebbe ad affrontare le più grandi sfide degli ultimi 15 anni. In particolare, come si osserva nell’indagine, la caduta dei consumi privati in Russia sarebbe stata la più precipitosa dal 1998. A detta di Emiliya Sibireva, vice amministratore delegato di Fin-Expertise-Capital, il debito pubblico potrebbe aumentare a causa dell’emissione, per esempio, di prestiti obbligazionari interni per la copertura del deficit del bilancio statale nei periodi di calo delle tariffe petrolifere, come è accaduto negli anni '90. Tuttavia, il governo sta intervenendo per far fronte a un simile scenario. Va ricordato che nel 1998 si verificò in Russia la più grave crisi economica della storia contemporanea dopo che il Paese aveva annunciato il default emettendo obbligazioni statali a breve termine.

Uno scenario ipotizzabile

Secondo le stime della Banca Mondiale, l’inflazione del rublo russo alla fine del 2014 non ha consentito alla gran parte dei settori commerciali, inclusi l’agricoltura e l’industria manifatturiera, di utilizzare i vantaggi competitivi nel mercato interno ed estero, oltre al programma di sostituzione delle importazioni. In tal modo, a detta degli economisti, nel 2009 il governo sarebbe riuscito a compensare la caduta dei consumi privati aumentando le spese di bilancio, soluzione non consentita dall’attuale crisi. Di fatto l’indice di povertà è tornato ai valori di decenni fa: 15,1% nel primo semestre dell’anno, contro il 10,8% del 2013. Nello scenario di base il rapporto tra debito pubblico e Pil, secondo le stime della Banca Mondiale, dovrebbe aumentare da qui al 2050 fino al 116%, ma se il prezzo del petrolio calerà e la popolazione continuerà a invecchiare tale rapporto potrebbe aumentare fino al  250%.

“Sui rischi indicati (calo delle tariffe del petrolio e invecchiamento della popolazione) è difficile fare previsioni certe. Non è facile immaginare che cosa accadrà nello scenario petrolifero - afferma Konstantin Korishchenko, professore associato di Scienze bancarie e finanziarie presso l’Accademia russa di Economia nazionale e Amministrazione pubblica, nonché ex vice presidente della Banca Centrale -. Si ipotizza che rinunceremo al petrolio per passare a un altro tipo di carburante o che diventeremo comunque meno dipendenti dalle esportazioni petrolifere”.

Perdipiù, a suo avviso, è difficile effettuare previsioni certe sull’invecchiamento della popolazione. “Tenendo conto dei processi migratori in atto nel nostro Paese, vale la pena ricordare che nel 2014 la Russia ha accolto alcune centinaia di migliaia di profughi dall’Ucraina, per la gran parte forze lavoro potenziali”, aggiunge Korishchenko.

La questione del debito pubblico

Tuttavia, se i prezzi del petrolio si stabilizzeranno su livelli bassi, gli esperti russi russi non escludono un aumento del debito pubblico. “In via teorica la relazione tra basse tariffe petrolifere per il lungo periodo e mancanza di riforme strutturali da parte del governo per cambiare l’età pensionabile potrebbe produrre un aumento temporaneo del debito pubblico russo rispetto al Pil”, sostiene Emiliya Sibireva. A suo avviso, su questo scenario non dovrebbero esservi dubbi. Tuttavia, come avverte l’esperta, la trasformazione della Russia in un Paese superdebitore è assai improbabile. Perché questa eventualità si possa realizzare occorrerebbe che si verificasse non solo una relazione tra calo delle tariffe petrolifere e basso livello di produttività, ma anche una totale assenza di riforme strutturali per i prossimi decenni. Inoltre, attualmente il debito pubblico russo è sceso ai minimi storici, vale a dire al 12%; mentre, tanto per fare un confronto, quello americano sarebbe pari al 101% del Pil. 

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