Studenti di lingua russa.
Artyom Korotayev/TASSLavorare, viaggiare, leggere in lingua originale i capolavori di Tolstoj e Dostoevskij. Lo studio del russo sta diventando sempre più frequente in Italia. E sono molti i centri e le scuole che offrono corsi di lingua e letteratura. Svetlana Georgievna Persiyanova, insegnante del Centro per lo studio del russo come lingua straniera dell'Istituto di lingua russa “Pushkin” di Mosca, vanta una lunga esperienza anche all'Università Statale di Milano. E svela a Rbth le difficoltà e le soddisfazioni che si incontrano nello studiare questa lingua.
Qual è la situazione con la lingua russa in Italia?
In Italia l'interesse per il russo aumenta di anno in anno. Ad esempio, all'Università di Milano sono circa 130 gli studenti di lingua russa del primo anno. Sono tanti. Questo perché dalla conoscenza del russo dipende il futuro lavoro. Se un italiano parla inglese e russo, la sua competitività sarà di gran lunga più alta e sarà più probabile trovare un lavoro nel campo della moda o nel settore fieristico.
Prima gli studenti italiani, inglesi o americani dicevano di voler imparare il russo per leggere in originale Dostoevskij e Tolstoj. A qualcuno semplicemente piaceva il suono della lingua. Ora rispondono: "Mio padre ha un'azienda, lo voglio aiutare", oppure: "Voglio lavorare nel mondo della moda".
Quali sono le particolarità della lingua russa?
Innanzitutto, solo in lingua russa ci sono gli aspetti del verbo. E non è solo un fenomeno grammaticale, è proprio un altro modo di pensare, un'altra logica linguistica.
Poi solo in russo esistono i verbi di moto con così tanti prefissi. Rezat’, narezat’, vyrezat’ (rispettivamente резать, нарезать e вырезать, ovvero tagliare, affettare, ritagliare) e così via. Vengono tutti da un unico verbo corredato da una molteplicità di prefissi che ne modificano il significato.
Inoltre, abbiamo un'altra visione linguistica del mondo: percepiamo diversamente tempo e spazio. Ad esempio, in Italia si dice sempre "buongiorno". In russo questo corrisponde sia a "buon mattino", sia a "buongiorno", che sono per noi due cose diverse. E in generale in russo ci sono più forme grammaticali per esprimere i complementi di spazio.
Esistono alcune problematiche proprie solo per gli italiani?
Per gli italiani i verbi di moto e i verbi di statica risultano più complicati rispetto, per esempio, ai tedeschi. Il tedesco è più rigoroso e sistematico, mentre gli italiani, per il loro carattere più rilassato ed emozionale, accettano con più sforzi le regole. In compenso, riescono a superare presto la barriera linguistica.
Come suggerisce di imparare la lingua?
In piccoli gruppi e con un buon insegnante che dia una valida struttura. Bisogna sicuramente andare nel Paese in cui si parla la lingua. Tra gli studenti, si vede subito chi è già stato in Russia e chi no. Naturalmente, hanno la loro importanza anche i manuali. E poi le lezioni devono essere molto pratiche: bisogna fare conversazione.
La diffusione della lingua russa nel mondo. Fonte: Gaia Russo
E cosa succede in Italia?
I gruppi sono molto grandi. Io, per esempio, avevo una classe di 105 persone e poche ore di insegnamento. Quando ho insegnato a Milano, erano solo sei ore a settimana, mentre da noi all'Istituto Pushkin — e questo spiega perché siamo così ambiti — le ore settimanali di pratica attiva sono ventiquattro. Proprio in Italia si verifica il fenomeno del "traduttore muto": spesso il russo viene insegnato sulla base della traduzione e della lingua scritta. Di conseguenza, gli studenti scrivono molto meglio di come parlano.
È importante anche sfruttare i corsi online se non c'è la possibilità di conversare. Il nostro istituto ha un portale speciale, "Formazione in lingua russa", dove gli studenti possono fare test e determinare il livello di conoscenza della lingua, e gli insegnanti possono ricevere attestati di formazione avanzata.
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Perché lo studente dovrebbe andare nel Paese in cui si parla la lingua studiata, in particolare in Russia?
Per ascoltare la lingua russa d'uso quotidiano. Chi non lo fa finisce per parlare una lingua artificiale. Bisogna andare e comunicare, familiarizzare con gli elementi della cultura, della storia e dei costumi del Paese. Queste sono cose che non si possono sentire a distanza.
In generale, a cosa porta lo studio di una lingua straniera?
Aumenta il livello di istruzione e le capacità di pensiero. Consente di trovare nuovi amici e un lavoro. Secondo un certo detto, ogni nuova lingua apre un nuovo lato di te. La lingua è cultura, storia e tradizioni, è scoperta di sé stessi e delle proprie capacità.
Potrebbe consigliare dei libri o manuali?
Tutto dipende dal livello di competenza linguistica. Per il livello elementare, purtroppo — e questo lo riconoscono tutti gli insegnanti — non esiste un manuale che soddisfi tutti. La scelta dipende dall'insegnante, dal suo approccio, dalla sua esperienza e dalle preferenze degli studenti. Per i livelli più avanzati, io utilizzo per esempio il "Manuale di grammatica", pubblicato nel nostro Istituto e scritto da E.V. Arkadyeva, G.N. Demidova e S.G. Persiyanova.
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