Kaliningrad: la regione più isolata della Russia attraverso l’obiettivo di Boris Register

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NIKOLAJ SHEVCHENKO
Nel suo progetto denominato “Ellissi temporale” questo fotografo, trasferitosi nella esclave russa sul Mar Baltico nel 1991, cattura lo spirito fuggente dell’antica Königsberg

La provincia russa di Kaliningrad si trova tra la Polonia e la Lituania, lungo la costa del Baltico. Precedentemente nota come Königsberg, era un centro culturale e amministrativo della Prussia e, successivamente, dell’Impero tedesco (e quindi della Repubblica di Weimar e della Germania nazista).

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, la città fu integrata nell’Unione Sovietica, e nel 1946 cambiò nome in Kaliningrad, in onore del leader sovietico Mikhail Kalinin, morto quell’anno.

Il fotografo Boris Register si trasferì a Kaliningrad dalla Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka, insieme a molti altri russi etnici che si riversarono nel loro Paese d’origine dopo il crollo dell’Urss nel 1991.

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Nello stesso anno, il 1991, il fotografo iniziò a documentare la trasformazione di Kaliningrad e dei suoi dintorni, la sua gente e il modo in cui aveva assorbito e mantenuto l’eredità prussiana e tedesca della regione. Fu un punto di svolta nella vita creativa del fotografo, che lo ispirò nel concepire l’idea alla base del progetto in corso, denominato “Ellissi temporale”.

Nell’ambito del progetto, Boris Register aspira a riflettere su come quest’area storica, isolata dalla Russia continentale, sia cambiata sotto l’influenza della lingua, della cultura e della gente russa, che le ha conferito una nuova identità che ha eclissato quella vecchia.

Boris Register ha spiegato l’idea alla base del progetto: “Il tempo passato ricorda lo sferragliare degli zoccoli dei cavalli sul selciato e i rintocchi della prima campana della vecchia chiesa. Poi è arrivata una nuova epoca, e un uomo nuovo, che hanno oscurato questo passato, sostituendolo con i propri slogan, la propria lingua, la propria cultura e le proprie tradizioni”.

Il fotografo è interessato ad analizzare come i nuovi residenti convivano con i resti della cultura passata.

“Ogni giorno, compreso quello di oggi, crea il passato. Semplicemente non ci guardiamo indietro e non vediamo che un altro giorno è diventato storia”, spiega il fotografo.  

Le persone comuni che vivono a Kaliningrad e nei suoi dintorni sono i soggetti principali delle sue fotografie. Alcune immagini evocano un’inspiegabile tristezza, mentre altre danno speranza e trasudano felicità.

Nel 2016, Boris Register è stato uno dei vincitori dell’Alfred Fried Photography Award.

Ecco come la giuria ha descritto la sua fotografia:

“Boris Register, nato nel 1963 a Tashkent, Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka, è uno dei fotografi documentaristi russi che lavora con il silenzio. Con la poesia cruda della vita quotidiana. Una vita che non ha nulla di sensazionale. E niente di pomposo. Sta con le persone che generalmente vengono chiamate ‘gente comune’. Rispetta la non appariscenza delle persone che vivono alla periferia. Nell’estremo occidente russo: Kaliningrad. Un tempo un territorio conteso, una zona di guerra, una zona disastrata, un luogo da cui la gente è stata cacciata e che è stato conquistato. Adesso una periferia, ma ancora carica di storia. Ed ecco invece qua un piccolo villaggio, un campo da gioco, un rifugio per gli anziani. La pace della provincia. La pace di un sentiero lungo i campi che porta al bosco…”.

 

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