San Pietroburgo, fondata nel 1703, era pensata per essere non solo la nuova capitale, ma anche la “finestra sull’Europa” e il porto chiave dell’Impero russo. Naturalmente, doveva essere difesa da possibili incursioni indesiderate, da un lato, e fornire un comodo passaggio per le navi mercantili, dall’altro. Per raggiungere questo scopo, sull’Isola di Kotlin, all’altezza del confine russo-svedese, iniziò la costruzione di un intero sistema di fortificazioni. Fu così eretta una città fortificata circondata da fortini, che prese il nome di Kronshtadt, ossia la “Città della Corona” (all’epoca erano in voga i germanismi).
1 / La fortezza principale e la pavimentazione in ghisa
Kronshtadt è una piccola città su un’isola (oggi conta circa 45.000 abitanti) con una fortezza marittima al centro. Fu fondata nel 1723 e ricostruita più volte fino all’inizio del XX secolo. Il piano regolatore della città fu approvato personalmente da Pietro il Grande e molte soluzioni ingegneristiche sono attribuite direttamente a lui.
All’interno della fortezza si trova un complesso di batterie di mortai, caserme difensive e un fossato di terra. Prestate attenzione alla pavimentazione della piazza principale, dove sorge la Cattedrale della Marina di San Nicola. È lastricata in ghisa, una cosa quasi unica al mondo!
La cittadella stessa protegge Kronshtadt da ovest, nord ed est. Ma sulla costa meridionale dell’isola ci sono cinque porti artificiali, progettati non solo per le necessità della Marina militare, ma anche per le navi mercantili. Sono stati costruiti in modo da proteggere le grandi navi dai forti venti del Baltico.
Venti e inondazioni colpirono più volte Kronshtadt, tanto che nel 1824 la fortezza dovette essere ricostruita praticamente da zero. Ma da allora, la città è rimasta praticamente immutata.
Oggi da questi porti è possibile fare una gita in barca ai forti di Kronshtadt.
In epoca sovietica, Kronshtadt era una città chiusa, dove potevano entrare solo i militari. Ora chiunque può visitarla: l’isola è collegata a San Pietroburgo da una strada di grande comunicazione.
2 / Il sistema di fortificazione
La città è circondata da 17 forti costruiti su isole artificiali. Visti dall’alto, si allineano in una sorta di catena, bloccando la strada per Kronshtadt e per San Pietroburgo. Il primo ad apparire fu il Forte di Kronshtadt, nella parte meridionale dell’Isola di Kotlin, nel 1704, prima della costruzione della fortezza principale. Il Golfo di Finlandia è più profondo da questo lato, quindi la minaccia di invasione da parte di navi da guerra era più alta.
E pensate: il forte fu inaugurato a maggio e già a luglio respinse il primo attacco degli svedesi. L’isola di Kotlin era oggetto di dispute territoriali e gli svedesi non gradivano le fortificazioni militari russe. Un secondo squadrone svedese con 2.000 uomini tentò un’invasione un anno dopo, ma ancora una volta senza successo. Ci vollero solo due giorni perché l’esercito russo respingesse l’attacco, e allora gli svedesi decisero di forzare l’attraversamento di Kotlin da nord, pensando che lì il fondale fosse sufficientemente profondo. Sbagliarono i loro calcoli, perdendo circa mille uomini nelle acque della baia, e la flotta rimanente dovette tornare a casa con le pive nel sacco. I russi continuarono a costruire fortezze.
Sul lato meridionale si trovano, oltre al Kronshlot, i forti Pietro I, Alessandro I (o “della peste”, dove fu sviluppato un vaccino contro la peste), Paolo I e i tre forti meridionali numerati 1, 2 e 3.
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A nord, Kronshtadt è circondata dai forti Obruchev, Totleben, e i forti settentrionali numerati da 1 a 7. Ci sono anche forti costruiti attorno all’isola di Kotlin: il Granduca Konstantin a sud e i forti di Shanetz (dal tedesco “Schanze”; un tipo di fortificazione marittima), e “Rif” a nord.
Oggi la maggior parte dei forti è in uno stato fatiscente, alcuni sono in fase di restauro (come il Forte della Peste), ma il Forte Costantino è aperto ai visitatori. Oltre alle caserme e agli edifici militari, c’è un notevole museo del faro.
3 / I fari e il “farvater”
La baia intorno a Kronshtadt è poco profonda e, per consentire il passaggio delle navi, il fondo è stato artificialmente ribassato, creando una rotta sicura. Il farvater (termine che viene dall’olandese vaarwater) di Kronshtadt è largo da 80 a 150 metri e profondo da 11 a 14 metri. È persino stato inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco!
Sei fari nell’area di Kronshtadt e una decina di segnali di navigazione aiutano le navi ad avanzare lungo il farvater. Sono in parte in alto e in parte in basso, per indicare alla nave la strada da seguire. Il più antico faro della Russia, il Faro di Tolbukhin, costruito nel 1719 su un’isola artificiale, è ancora in funzione. La sua luce può essere vista fino a una distanza di 19 miglia nautiche.
In Russia, tutti i fari in funzione sono classificati come installazioni militari e i turisti non possono visitarli. Tuttavia, nel museo del faro è possibile vedere le enormi lenti utilizzate nei fari russi nei secoli passati.
4 / Gli strumenti più antichi per misurare il livello del mare
Dopo la fondazione di Kronshtadt, anche la Russia iniziò a misurare il livello del mare, con dati che sono ancora importanti per la cartografia, per evitare che le navi si incaglino. L’asta di misurazione presso il Ponte Blu ha l’aspetto di un righello di ghisa con segni su cui è indicato il livello del mare. Accanto al Ponte Blu è possibile vedere poi il più antico mareografo. Ha l’aspetto di un piccolo padiglione giallo con una guglia e accoglienti tende di pizzo. Dal 1898 il mareografo registra automaticamente i livelli dell’acqua e segna le maree.
Proprio dal punto zero di Kronshtadt avviene la misurazione dei metri “sul livello del mare”. Dal 1977 rientra nel “Sistema baltico delle altezze” utilizzato prima in Unione Sovietica e oggi in Russia.
5 / Il Bacino di carenaggio Petrovskij (con un segreto)
Un’altra struttura sorprendente di Kronshtadt è il Petrovskij Dok (dove vengono costruite o riparate le navi). La costruzione, su progetto di Pietro il Grande, durò 30 anni e fu completata nel 1752, 27 anni dopo la sua morte. Si dice che l’imperatore abbia preso l’idea del bacino di carenaggio dagli olandesi e dagli inglesi, ma è chiaro che l’ha modificata molto.
In primo luogo, il bacino è enorme: può contenere fino a dieci navi contemporaneamente. In secondo luogo, ha un’incredibile velocità di scarico dell’acqua (l’acqua viene scaricata quando è necessario accedere alla carena della nave per le riparazioni). Mentre in Europa per svuotare i bacini serviva una settimana o addirittura un mese, al Petrovskij bastava un giorno, perché l’acqua finiva prima in una vasca di drenaggio sotto il livello del bacino e poi da lì in mare. In questo modo i tempi di lavoro sulle navi si riducevano di parecchio.
Un altro dettaglio curioso del bacino di carenaggio Petrovskij è stato recentemente segnalato da turisti e blogger. Avrete sicuramente sentito parlare della muratura poligonale di Machu Picchu in Perù, ma si scopre che una tecnologia simile è stata utilizzata dai muratori russi per costruire le pareti del molo e le mura della fortezza stessa. Questi lavori richiedono una manodopera colossale e sono stati eseguiti negli angoli più remoti del bacino, che sono raramente visibili. Riuscite a immaginare perché?
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