Le novità da conoscere per viaggiare in Russia all’epoca del Covid

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Se state organizzando un viaggio nella Federazione, fate attenzione al luogo di partenza del vostro volo: i viaggiatori provenienti da questi paesi rischiano di rimanere bloccati alla frontiera

Si aggiunge un nuovo capitolo all’epopea che ormai da mesi coinvolge i tanti cittadini italiani che si preparano a viaggiare in Russia. Così come si legge sul sito ufficiale del Consolato generale d’Italia a San Pietroburgo, con il decreto n. 1745 del 28 giugno 2021 emanato dal Governo russo, è stata ripristinata la possibilità per i cittadini italiani di entrare nella Federazione Russa esclusivamente con voli aerei diretti dall’Italia o da paesi con cui la Russia ha riaperto i voli. I cittadini italiani non possono invece entrare nella Federazione con voli provenienti da Polonia, Romania, Estonia, Lettonia, Lituania. Così come precisato dal Consolato, l’ingresso per via aerea è consentito in linea di principio solo con volo diretto dall’Italia.

“Presso l’Aeroporto di San Pietroburgo - si legge nella nota del Consolato - si sono riscontrati casi di cittadini italiani provenienti da voli con scalo in un Paese terzo ai quali non è stato poi consentito l’ingresso, in particolare quando il volo con destinazione finale in Russia proveniva da un Paese non incluso nella lista di quelli con i quali la Federazione Russa ha ripristinato ufficialmente i collegamenti diretti”. La lista di questi Paesi è stata pubblicata in lingua russa sul sito del Ministero russo degli Affari Esteri e in lingua inglese dall’Agenzia federale russa per il turismo.

“Dal punto di vista pratico - prosegue la nota -, si sconsiglia per il momento ai cittadini italiani di fare ingresso nel territorio della circoscrizione consolare di San Pietroburgo anche tramite i valichi di frontiera terrestri, Estonia, Lettonia e Finlandia (in quanto attraverso la Bielorussia non è comunque possibile), nonostante l’Ordinanza del Governo russo n. 635-r del 16 marzo 2020 (link al testo ufficiale e a una traduzione sintetica non ufficiale) lo consentirebbe ad alcune categorie, tra cui diplomatici, titolari di permessi di soggiorno di lunga durata (вид на жительство), lavoratori e docenti universitari (solo se adeguatamente notificati alle Autorità russe dai rispettivi datori di lavoro), i lavoratori ‘altamente specializzati’ (VKS) segnalati dal loro datore di lavoro con sede in Russia e i loro familiari, autotrasportatori, familiari di cittadini russi, cure mediche, assistenza sanitaria, parenti di cittadini deceduti o malati, titolari in base alla normativa russa di diritto al ricongiungimento familiare. A chi, potendo dimostrare di appartenere a tali categorie, abbia assoluta esigenza di entrare per via terrestre o per via aerea con scalo in un Paese terzo, si raccomanda, prima di mettersi in viaggio, di rivolgersi comunque alle competenti rappresentanze diplomatiche o consolari russe in Italia per ottenere rassicurazioni ed eventuali norme di condotta nel caso in cui le autorità di frontiera negassero loro l’ingresso, in quanto in tale circostanza questo Consolato Generale si ritroverebbe nell’impossibilità pratica di intervenire con tempestività ed efficacia”.

Il Consolato invita quindi i cittadini italiani muniti di visto in corso di validità e coloro che hanno intenzione di richiederne uno nuovo di rivolgersi agli uffici consolari russi in Italia per maggiori dettagli sulle modalità di ingresso. 

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e sul sito del Ministero italiano della Salute.
Si ricorda inoltre che le vigenti normative anti-Covid prevedono anche i seguenti adempimenti: prima di partire è necessario procurarsi un certificato in lingua inglese o russa di un laboratorio accreditato presso il Servizio Sanitario Nazionale che attesti il risultato negativo di un test molecolare PCR (tampone) sostenuto non più di 72 ore dall’ingresso in Russia; al rientro in Italia vi è l’obbligo di informare le Autorità Sanitarie regionali all’arrivo e di sottoporsi a dieci giorni di isolamento fiduciario, al termine dei quali occorre sostenere un nuovo tampone, dal cui esito negativo dipende la fine del regime di quarantena (salvo deroghe, illustrate a questo link).

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