La città di Izborsk, sul confine occidentale della Russia, è considerata il luogo in cui ebbe inizio lo Stato russo. Secondo la Cronaca degli anni passati (la più antica cronaca russa), nell’862 i prìncipi russi divisi invitarono i Variaghi di Svezia (le genti norrene che migrarono dalla penisola scandinava verso sud-est, ndr) a ristabilire l’ordine.
All’invito risposero in tre: Rurik, che divenne il sovrano dell’inespugnabile Repubblica di Novgorod, insieme ai suoi fratelli minori Sineus, che prese Belozersk, e Truvor, che andò a Izborsk. Truvor morì appena un paio d'anni dopo (ancora oggi si può visitare quella che si ritiene essere la sua tomba).
Dal XIII secolo in poi, la città fu regolarmente attaccata dai Cavalieri Teutonici e da altri ordini religiosi, con i quali la Russia era in guerra. Così, nel 1330, fu costruita qui una potente fortezza. Per un secolo resistette a otto grandi assedi dei Livoni (un ramo dell'Ordine Teutonico), il più lungo dei quali durò 18 giorni. I Livoni chiamavano Izborsk la “città di ferro”: nemmeno gli arieti riuscivano a scalfirne le mura. Solo pochissimi invasori, infatti, riuscirono a prenderne il controllo. Fra loro vi fu il re polacco-lituano, Stefan Bathory, nel XVI secolo.
Quando Pietro il Grande fondò San Pietroburgo, Izborsk, così come Pskov, perse il suo status di potente centro urbano, trasformandosi in una semplice cittadina di provincia. Durante la Seconda guerra mondiale la città e il forte furono occupati dalle truppe tedesche.
Oggi il forte è molto frequentato dai turisti e dai pellegrini ortodossi, attirati dall’acqua santa: nelle vicinanze si trovano le sorgenti slovene, considerate sacre. Esse scendono direttamente dal lato di una scogliera e finiscono in un lago pieno di cigni.
All'interno del forte si trova la singolare cattedrale di San Nicola, risalente al XV secolo. E vicino alla tomba di Truvor svetta la chiesa di San Nicola del XVII secolo sull'insediamento di Truvor.
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