Cosa era permesso visitare ai turisti stranieri in viaggio in Unione Sovietica?

A.Kovtun/TASS
Una vacanza nel socialismo reale poteva costare molto cara per chi veniva dai Paesi capitalistici. Il turismo individuale non esisteva e si girava su percorsi prestabiliti, sempre accompagnati dalle occhiute guide dell’Intourist

Sebbene l’Unione Sovietica fosse un mondo piuttosto chiuso, era pur sempre possibile andarci (più facile di quanto non fosse per un suo cittadino uscirne). Per molti stranieri, un viaggio del genere era un’esperienza esotica parecchio costosa, ma certo se lo sarebbero poi ricordati per tutta la vita.

“Non solo un viaggio, ma un viaggio in un nuovo mondo”

Poco dopo la fondazione dell’Unione Sovietica (nata ufficialmente il 30 dicembre del 1922), la sua dirigenza iniziò a pensare a come attirare i turisti stranieri, visto che l’economia del Paese era alla disperata ricerca di valuta estera. Nel 1929, venne creata la società per azioni statale “Intourist” che ottenne il monopolio sulla vendita di viaggi in Urss. Uno dei suoi slogan era: “Non solo un viaggio, ma un viaggio in un nuovo mondo”. I turisti stranieri iniziarono ad arrivare.

Alcuni dei primi stranieri a visitare l’Unione Sovietica furono famosi scrittori, artisti e altri personaggi pubblici. Nel 1927 sbarcò Theodore Dreiser, nel 1932 George Bernard Shaw, e nel 1935 lo scrittore francese e vincitore del Premio Nobel (nel 1915) Romain Rolland.

Lo statunitense Theodore Dreiser in Urss (al centro) durante la visita a Stalin (nome dal 1924 al 1929 della città di Donetsk; poi Stalino dal 1929 al 1961) nel 1927. 

Negli anni Trenta, Intourist aprì uffici nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti. Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, circa 129.000 turisti stranieri avevano visitato l’Urss. Agli ospiti venivano offerti diversi itinerari in tutto il Paese, da Mosca all’Estremo oriente russo. I turisti erano attratti da poster come questi, creati dai migliori illustratori sovietici.

Oltre a Mosca e Leningrado, altre importanti attrazioni includevano la Crimea, crociere sul Volga e viaggi su strada in tutto il Paese.

Il flusso di turisti verso l’Urss riprese di nuovo dopo la guerra e negli anni Cinquanta, quando il Paese entrò nel periodo del “Disgelo” politico. Il nuovo leader Nikita Khrushchev iniziò a viaggiare per il mondo, e l’Unione Sovietica cominciò a ospitare eventi internazionali come il Festival mondiale dei giovani e degli studenti (il primo a tenersi in Urss fu quello del 1957, a Mosca, a cui presero parte 34 mila ragazzi). In totale, oltre 19 milioni di turisti provenienti da 162 paesi visitarono l’Urss tra il 1956 e il 1985.

Turisti americani a Mosca nel 1972 

Ma non era certo permesso agli stranieri di andare in giro da soli dove gli pareva. Il Paese poteva essere esplorato solo sotto l’occhio vigile di una guida/interprete dell’Intourist. Tutte le velleità di visite private dovevano essere abbandonate e ai turisti stranieri venivano mostrati solo i risultati ideologicamente impeccabili dell’economia e dello stile di vita sovietico.

Turisti austriaci sulla Piazza del Maneggio di Mosca nel 1963

Lo scrittore statunitense di fantascienza Robert A. Heinlein e sua moglie Virginia visitarono l’Urss con un gruppo di Intourist nel 1959-1960. Successivamente lui scrisse del controllo totale esercitato dalle guide sul proprio gruppo, del tasso di cambio esorbitante (4 rubli per un dollaro) e del fatto che non fosse il caso di aspettarsi lo stesso livello di servizi che si aveva di solito negli Stati Uniti.

“Non posso raccomandarvi niente di meno della classe ‘Lux’, perché anche le cose migliori in Russia sono spesso terribilmente scadenti per i nostri standard: bagni senza vasca e persino interi hotel senza vasche; mancanza di acqua calda; tubature ‘eccentriche’, per usare un eufemismo, cucina scadente, stoviglie sporche, attese esasperanti”, scrisse Heinlein in un articolo intitolato “Inside Intourist”. 

Il reparto per la vendita dei souvenir un un albergo “Intourist”, nel 1983

Per prepararsi al viaggio, la moglie di Heinlein aveva persino studiato il russo, ma la cosa si rivelò del tutto inutile, perché comunque erano “prigionieri dell’Intourist”, e potevano “vedere solo ciò che vogliono che tu veda, e ascoltare solo ciò che vogliono che tu ascolti”. Secondo i calcoli fatti da Heinlein, per un americano medio, un viaggio per vedere il socialismo nell’Urss era estremamente costoso: circa 4.500 $ per un mese.

Turisti francesi assaggiano il gelato di Mosca nel 1976

Una guida doveva essere politicamente ben preparata

Scegliere le persone giuste per lavorare all’Intourist non era un compito facile. Le guide dovevano avere un diploma universitario e parlare diverse lingue, ma oltre a ciò dovevano anche sapere cosa potevano e non potevano dire. E saper mostrare nel modo giusto i risultati del sistema sovietico e dell’edificazione del socialismo.

13 agosto 1980. Turisti giapponesi durante un’escursione sul Bajkal

Un’ex guida di Intourist, che ha lavorato negli anni Settanta e Ottanta ha raccontato ai media russi, volendo però restare anonima, che c’erano casi in cui i giovani stranieri vendevano articoli dei Paesi capitalistici ai cittadini sovietici, ma poi non sapevano che farsene dei rubli guadagnati.

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“Una volta, durante un viaggio sulla Transiberiana, un gruppo di studenti statunitensi incontrò un gruppo di soldati di leva sul treno e si scambiò con loro i vestiti. Il povero ufficiale incaricato di accompagnare i coscritti correva su e giù per il treno in cerca di un interprete per rifare lo scambio inverso; quindi rinchiuse i suoi soldati in un compartimento in modo che non potessero più comunicare con i turisti.”

Turisti stranieri durante la visita al Museo dell’Architettura in legno sull’Isola di Kizhi, 1972

Dove venivano portati i turisti?

Di norma, i viaggi dei turisti stranieri in Unione Sovietica iniziavano a Mosca o a Leningrado, le due città sede dei maggiori aeroporti del Paese. Il resto dipendeva dal tipo di viaggio che avevano scelto.

Turisti giapponesi sullo sfondo dell’incrociatore “Aurora” a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1968

In estate, le località del Mar Nero erano destinazioni popolari. Secondo i dati dell’agenzia di stampa Tass, la Crimea, nel 1968, ricevette circa 4 milioni di turisti, tra cui 30.600 turisti stranieri provenienti da 40 Paesi. Il maggior numero di visitatori stranieri (8.200 persone) proveniva dalla Germania occidentale, seguita dalla Germania orientale (4.400), dalla Cecoslovacchia (3.500), dall’Italia (3.100) e dagli Stati Uniti (2.800). Due terzi dei turisti stranieri arrivava a bordo di navi da crociera.

Un gruppo di turisti della Repubblica Democratica Tedesca ad Alupka, in Crimea, nel 1977 

Se il viaggio nell’Urss avveniva a maggio o a novembre, i turisti erano inevitabilmente portati alle manifestazioni del 1° maggio o del 7 novembre (anniversario della Rivoluzione d’Ottobre).

Turisti stranieri durante le grandi manifestazioni sulla Piazza Rossa per il 1º Maggio 1970

I giovani dei Paesi socialisti

Un capitolo a parte del turismo estero era il lavoro con gli studenti e i giovani lavoratori provenienti dai Paesi socialisti (Germania dell’Est, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Cuba…). Nel 1959, un campo estivo internazionale chiamato “Sputnik” aprì a Gurzuf (in Crimea), non lontano da Jalta, dove gli stranieri e i cittadini sovietici di età compresa tra 18 e 35 anni potevano trascorrere le vacanze. Alla fine degli anni Settanta, 180.000 turisti, tra cui 70.000 stranieri, avevano già visitato il campo.

Giovani provenienti da Lipsia, nella Germania dell’Est, passano le vacanze al campo estivo per la gioventù “Sputnik”

Per gli ospiti veniva organizzato un numero enorme di eventi interessanti, che andavano dagli incontri con atleti sovietici alle discussioni su argomenti globali come il disarmo. Nei campi estivi venivano anche organizzate giornate nazionali e, immancabili, erano i cosiddetti “falò della pace”. In generale, l’accento era sempre posto sull’amicizia tra Paesi e popoli diversi. E, naturalmente, c’erano escursioni, trekking e varie competizioni sportive.

Una delegazione della gioventù cubana (a sinistra) durante un periodo di vacanza al campo estivo “Sputnik”

Non sorprende che i posti al campo Sputnik fossero assegnati solo a studenti sovietici “ideologicamente idonei” e ai lavoratori con le migliori prestazioni. Tuttavia, l’amministrazione del campo notava spesso nei suoi rapporti che in ogni caso i vacanzieri mostravano “apatia politica e un’inclinazione alla comunicazione informale con gli stranieri” e  trascorrevano “tutto il loro tempo sulla spiaggia e in uno stile di vita dissipato”.

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