“C’è qualcosa di meglio delle montagne? Le montagne dove non sei ancora stato”. Chiedete a qualsiasi russo, e sicuramente conoscerà questi celebri versi di una canzone del bardo Vladimir Vysotskij. E chi può non dirsi d’accordo?
Il Caucaso, gli Altaj, gli Urali, la Siberia, la Kamchatka: ci sono molte località in Russia dove gli amanti della montagna, alpinisti ed escursionisti, possono sperimentare la magia di possenti picchi. In precedenza vi abbiamo parlato dell’Elbrus, il monte più alto d’Europa (5.642 metri), nel Caucaso settentrionale, ma questa è solo una delle possibili destinazioni. Ecco una lista di altre vette, meno conosciute, ma altrettanto interessanti.
Sull’origine del nome della vetta più alta degli Urali russi, il Monte Narodnaja (in russo: “Monte del popolo”), ci sono due versioni. Una vuole che la prima spedizione che arrivò in vetta, nel 1927, abbia chiamato così la montagna per celebrare la grandezza del popolo sovietico. La seconda, invece, sostiene che derivi dal fiume Naroda, che nasce da questa montagna. In ogni caso, il picco divenne popolare tra gli escursionisti sovietici alla fine degli anni Cinquanta, e da allora è considerato una meta imperdibile per ogni escursionista sovietico (e poi russo) che si rispetti. Vari tour sono disponibili ancora oggi e non richiedono alcuna attrezzatura specifica o esperienza alpinistica; basta una buona forma fisica.
Situato nel Caucaso occidentale, il Bolshoj Tkhach è un’impressionante catena montuosa nel Parco naturale omonimo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Simile a una gigantesca fortezza medievale, il monte non attrae solo alpinisti professionisti, ma è anche una destinazione turistica popolare tra i principianti. Avrete bisogno di almeno quattro o cinque giorni per esplorare questo splendido scenario.
Luogo sacro per la gente della Repubblica di Tuva, nella Siberia meridionale, il Kyzyl-Taiga è la vetta più alta della catena montuosa dei Monti Sajany occidentali, che si innalza tra lo straordinario paesaggio degli Altaj e la valle del fiume Enisej. Il suo nome, nella lingua tuvana, si traduce come “monte rosso coperto di foreste”, probabilmente perché gli alberi crescono qui in abbondanza. Il sito è remoto e visitato raramente dai turisti, quindi se state cercando qualche giorno di pace e tranquillità, lontano dallo stress, Kyzyl-Taiga è proprio quello che ha ordinato il dottore.
Il “Picco calvo eterno” (come Munku-Sardyk si traduce dal mongolo) è la più alta delle cime dei Monti Sajany. Sorge in Buriazia, al confine tra Russia e Mongolia, non è facile da scalare e richiede una buona esperienza. Ci sono passaggi di arrampicata su roccia e tratti ghiacciati su ognuno dei percorsi che portano alla vetta, e in più ci sono ben tre ghiacciai; cosa che non vedrete su nessun altro monte di questa catena.
La vetta più alta degli Altaj, il Belukha, fa parte delle “Montagne d’Oro degli Altaj” patrimonio dell’umanità dell’Unesco e divenne popolare fuori dai confini della Siberia negli anni Venti, grazie alla spedizione in Asia centrale del famoso pittore Nikolaj Roerich (1874-1947), che rimase sbalordito da quanto la zona fosse incontaminata e affascinato da quanto lontano viaggiasse l’eco. I russi chiamano la montagna “Belukha” dalla parola “belyj” (“bianco”) perché le sue cime candide, sempre coperte di neve, possono essere viste tutto l’anno. Viaggiatori solitari, membri di società sportive e anche semplici turisti scalano questa montagna coperta di ghiaccio, ma arrampicarsi non è cosa da principianti: arrivare in cima alla vetta più alta della Siberia non è una passeggiata. Il ghiaccio e la destinazione remota mettono la montagna alla pari, come difficoltà, con le vette inaccessibili del Pamir. Per gli stranieri serve uno speciale permesso, trovandosi sul confine. Per ottenerlo sono necessari almeno due mesi di tempo.
Il Dykhtau (traducibile come “Montagna scoscesa”) è la seconda montagna più alta del Caucaso e dell’intera Europa dopo l’Elbrus, e conquistarla non è facile. Famosa per la sua difficoltà tecnica e le frequenti valanghe, la montagna della Cabardino-Balcaria è nella lista delle Seven Second Summits, le sette vette al secondo posto di altezza per ogni continente; un’alternativa persino più difficile rispetto alla famosa Seven Summits. Infatti, sia il K2 che il Monte Kenya che il Dykhtau rappresentano una sfida più difficile da scalare rispetto alle tre vette più alte dei rispettivi continenti (Everest, Kilimanjaro e Elbrus). Proprio per questo motivo (e per la mancanza di folle di turisti), gli alpinisti esperti ne hanno fatto un obiettivo frequente.
Montagna più alta della penisola di Kamchatka e vulcano attivo più alto dell’intera Eurasia, la Kljuchevskaja Sopka non è per i deboli di cuore. Anche questo è un sito patrimonio dell’umanità dell’Unesco, e il vulcano, che ha un’età stimata di appena 7.000 anni (gli Urali tra i 250 e i 300 milioni di anni!), continua a crescere a seguito di eruzioni occasionali ogni tre o cinque anni in media (l’ultima eruzione è avvenuta nel 2017). Turisti e alpinisti vengono spesso qui, sia per una dose di adrenalina che per godersi il paesaggio mozzafiato.
Perché dei russi hanno bevuto una magnum di champagne sul Monte Bianco?
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