La Cittadella di Smolensk: il baluardo della Russia verso occidente

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WILLIAM BRUMFIELD
Per la sua posizione strategica, questa città è stata luogo di battaglie cruciali lungo tutta la sua storia. Ma nonostante Napoleone e i nazisti ci restano grandi tratti delle sue splendide mura. Eccole nelle foto di Sergej Prokudin-Gorskij realizzate nel 1911 e in quelle recenti

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere vivide e dettagliate fotografie a colori (vedi il paragrafo in basso). Stimolato dal nuovo metodo a registrare la variegata realtà dell’Impero russo, intraprese numerosi viaggi, uno dei quali lo portò a fotografare i luoghi legati al centenario della Campagna di Napoleone in Russia del 1812.

Di particolare rilievo è il lavoro di Prokudin-Gorskij durante l’estate del 1911 nella città di Smolensk, sede di una lotta titanica tra le forze di Napoleone e l’esercito russo comandato da Michael Barclay de Tolly. Prokudin-Gorskij si interessò in particolare dalla grandiosa fortezza della città, le cui mura e torri fotografò in dettaglio. Anche io ho scattato immagini di quella struttura un secolo dopo, nel 2006 e nel 2014.

La Smolensk contemporanea è un piacevole capoluogo di provincia (popolazione di circa 325 mila abitanti; 400 chilometri a ovest di Mosca, vicino al confine bielorusso) abbellita da parchi dalla vegetazione lussureggiante. Eppure questa placida apparenza smentisce una delle storie più turbolente della Russia europea. La sua posizione strategica sulle principali rotte nord-sud e est-ovest è stata sia una benedizione che una maledizione. Dal XVI al XX secolo, la città è stata teatro di diversi scontri con le potenze occidentali.

Smolensk è tra i siti storici più antichi della Russia. Menzionata per la prima volta nelle cronache medievali nell’anno 862, il primo insediamento fu un borgo di Krivichi, una tribù slava orientale. La posizione di Smolensk sul fiume Dnepr superiore la collocò sulla redditizia rotta commerciale tra il Mar Baltico e il Mar Nero, dai “Variaghi scandinavi ai Greci”. Verso la fine del IX secolo, la città era ormai stata portata nell’orbita di Kiev, centro dei principi variaghi della dinastia dei Rjuriki sul medio corso del fiume Dnepr.

Con la conversione del gran principe Vladimir di Kiev al cristianesimo ortodosso nel 988, le forme bizantine in architettura e arte arrivarono nel bacino del fiume Dnepr. Negli anni Cinquanta del Mille, Smolensk emerse da principato subordinato a città che alla fine arrivò a rivaleggiare con il potere della stessa Kiev. Fino a oggi, a Smolensk si sono preservate alcune delle più antiche chiese di Russia.

Smolensk fu risparmiata dalla devastazione dell’invasione mongola che iniziò nell’inverno del 1237-38 (Kiev, al contrario, fu in gran parte distrutta nel 1240). Per i successivi quattro secoli, il controllo su Smolensk si alternò tra il Granducato di Lituania, la Polonia e Mosca. La presa di Smolensk nel 1514 da parte di Basilio III di Russia, che la annetté alla Moscovia, è considerata un evento molto importante nella storia russa.

Un progetto monumentale

L’importanza strategica di Smolensk fu ribadita dallo zar Boris Godunov (1551-1605), che la vedeva come un baluardo contro la Polonia e intraprese una fondamentale ricostruzione delle mura della città tra il 1595 e il 1602. La fortezza fu una delle più grandi opere costruttive russe prima del regno di Pietro il Grande. Aveva 38 torri lungo mura di circa sei chilometri e mezzo di lunghezza. Tanto per capire, le mura del Cremlino di Mosca si estendono per meno di due chilometri e mezzo.

La costruzione della cittadella, realizzata sotto la supervisione dell’ingegnere Fedor Kon, richiese una vasta mobilitazione di risorse e lavoro forzato da una vasta area sotto il controllo di Moscovia, compresi i monasteri e i produttori privati di mattoni ​​che furono arruolati nel servizio statale. Durante questo periodo, ogni costruzione in muratura non connessa con il servizio statale fu proibita e sanzionata con la pena la morte.

La produzione del milione di mattoni necessari per le mura di Smolensk e della grande quantità di blocchi di calcare usati per la base, oltre a calce, ferro e altri componenti, si poté ottenere con la standardizzazione dei materiali da costruzione, in particolare per quanto riguarda le dimensioni dei mattoni. Questa produzione e la manodopera furono organizzate sotto un sistema amministrativo centralizzato ampliato sotto la guida di Godunov. Uno dei componenti principali di tale sistema era l’Ufficio dei lavori murari (Kamennyi prikaz) che era stato creato nel 1584 e utilizzato da Godunov per incoraggiare la costruzione in muratura (pietra e mattoni) di edifici sia privati che statali.

Le lunghe mura avevano passaggi interni ed erano coronate dalla merlatura per proteggere le posizioni di fuoco dei difensori. Molte delle torri erano quadrate, ma i punti particolarmente importanti erano dominati da massicce torri poligonali come la Torre dell’Aquila (Orel) sulla parete sud. Sia Prokudin-Gorskij che io abbiamo prestato particolare attenzione a questa torre.

Nonostante queste mura possenti, Smolensk fu persa di nuovo per mano polacca durante la crisi dinastica della Russia, conosciuta come “Periodo dei torbidi”. Dal momento della morte di Godunov nel 1605 fino alla fine del 1610, la Russia fu devastata dall’invasione straniera. Nel giugno del 1611, Smolensk cadde in mano ai polacchi nonostante l’eroica resistenza della cittadella a un assedio di 20 mesi. Un tentativo di riconquistare Smolensk durante la guerra russo-polacca del 1632-34 (nota anche come Guerra di Smolensk) fallì ignominiosamente.

Smolensk non tornò all’ovile moscovita fino alla vincente campagna militare del 1654. Con la Tregua di Andrusovo del 1667, il possesso di Mosca fu formalmente riconosciuto dalla Polonia e confermato nuovamente dal Trattato di Eterna Pace tra i due Paesi del 1686.

Secoli di caos

Il successivo cataclisma bellico della città avvenne a metà agosto del 1812, quando a Smolensk fu combattuta una delle principali battaglie dell’invasione napoleonica. Descritta in modo avvincente da Lev Tolstoj in “Guerra e pace”, la battaglia di Smolensk permise all’esercito russo di ritirarsi in modo ordinato, ma con perdite catastrofiche per la città in fiamme. Solo le chiese e la maggior parte delle mura della fortezza rimasero relativamente intatte.

Importante snodo ferroviario all’inizio del XX secolo, Smolensk subì il caos della Prima guerra mondiale e della guerra civile russa. Durante gli anni Trenta, quando le fortificazioni medievali in altre città furono smantellate per ricavarne materiale da costruzione, i segmenti superstiti della cittadella di Smolensk furono invece in gran parte preservati.

Ma ecco che un altro momento cruciale per la città arrivò con l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica il 22 giugno 1941. La Battaglia di Smolensk alla fine dell’estate 1941 segnò una delle peggiori sconfitte sovietiche, ma le lotte disperate in quell’area diedero all’Armata Rossa il tempo essenziale per formare posizioni difensive di fronte a Mosca nei mesi successivi.

Smolensk fu liberata dall’Armata Rossa alla fine di settembre del 1943, ma la città aveva subito enormi perdite materiali e umane. Fortunatamente, la maggior parte delle mura della fortezza è rimasta in piedi. Nei decenni successivi alla guerra, gran parte della città storica è stata sottoposta a un ampio restauro. Le parti crollate delle sezioni nord, est e sud sono state ricostruite con la loro merlatura, e la maggior parte delle torri ora ha ripide cuspidi di legno.

Particolarmente impressionante è la parete nord lungo il fiume Dnepr, con la grande Cattedrale della Dormizione che si erge su una collina soprastante. Le mura sono ora circondate da parchi, prati e boschi che creano una zona verde attraente a portata di mano nel centro città. Dopo le turbolenze del XX secolo, le fotografie di Prokudin-Gorskij hanno un profondo valore nel documentare com’era una cittadella che è tra i più grandi monumenti della Russia.

Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che prevedeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Europa. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Libreria del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo la Libreria del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Libreria del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.

Un’altra gemma architettonica di Smolensk fu immortalata da Sergej Prokudin-Gorskij: la Cattedrale